Voci da mondi diversi. Area germanica
FRESCO DI LETTURA
Corina Bomann, “La signora dei gelsomini”
Ed. Giunti, trad. Sara
Congregati, pagg. 476, Euro 11,90
Titolo originale: Die Jasminschwestern
Alzando la scatola in cima alla pila, fece
cadere qualcosa: una vecchia busta marrone sbiadito. Melanie la prese con
delicatezza. La scritta era ormai illeggibile, e non era sigillata. Con cautela
la aprì e ne estrasse una foto, che girò verso la luce di una finestra sul
tetto per vederla meglio. Vi erano ritratte due ragazze vietnamite, entrambe
sui quattordici, quindici anni. Indossavano entrambe un áo
dài, che alla più giovane donava
particolarmente. Si tenevano per mano sorridendo raggianti. La busta conteneva
anche dei petali di gelsomino, alcuni ormai ridotti in polvere, dei biglietti
di carta da lettere sottilissima, ricoperti di una fitta calligrafia.
Girò la foto sul retro. Le sorelle dei
gelsomini, c’era scritto in vietnamita.
E’ un libro che parla di donne e che è
destinato ad un pubblico femminile, il nuovo romanzo della scrittrice tedesca
Corina Bomann che ama aggiungere un pizzico di esotismo nelle sue trame: ci
aveva trasportato nello Sri Lanka ne “L’isola delle farfalle” ed è nel Vietnam
dei primi anni del ‘900 che si svolge una parte della storia de “La signora dei
gelsomini”, o meglio, “Le sorelle dei gelsomini”, come dice il titolo
originale, Die Jasminschwestern,
perché il desiderio di ritrovare la sorella scomparsa affiora in tutto il
racconto dell’ormai ultranovantenne Hanna de Vallières, è il filo rosso che la
riconduce, ad un certo punto della sua vita, in quella che lei continua a
chiamare Saigon e che è diventata Ho Chi Minh City. Ed è questo respiro lungo
del racconto l’altra caratteristica che i romanzi della Bomann hanno in comune:
si inizia dal presente e poi qualcosa, per lo più un avvenimento drammatico,
impone un arresto con un ripiegarsi sul passato aprendo un vaso di Pandora da
cui si riversano miriadi di storie che ci parlano di tempi, usanze, stili di
vita scomparsi.
Quattro donne formidabili sono le
protagoniste de “La signora dei gelsomini”, cinque, se consideriamo anche
Thanh, la sorella scomparsa. Che poi non è una sorella di sangue, piuttosto
sorella di elezione che è stata infine adottata dal patrigno di Hanna, quando
questa ancora si chiamava Hoa Nhài, ‘gelsomino’ nella lingua del paese che
allora era Indocina, colonia francese. Per un gioco di volute coincidenze si
attribuisce ad un mazzetto di gelsomini raccolti in un tempio da Hoa Nhài e da
Thanh la sventura che si abbatterà su di loro, così come è un gioco di
coincidenze che Melanie, bisnipote di Hoa Nhài/Hanna, sia appena tornata dal
Vietnam quando il suo fidanzato è ricoverato in ospedale per un gravissimo
incidente- Melanie si rifugerà nella villa della nonna e della bisnonna e sarà
questo il pretesto narrativo tipico del ‘c’era una volta…’
La famiglia di Hoa Nhài era
benestante, suo padre era un funzionario governativo, lei aveva frequentato buone
scuole e parlava un ottimo francese. Poi la catastrofe. Lascio alle lettrici il
gusto di scoprire che cosa accada, dico solo che la caduta è sempre più
dolorosa da quanto più in alto si cade. Niente aveva preparato la
diciassettenne Hoa Nhài a quello che le sarebbe accaduto- la fuga, la nave,
l’arrivo ad Amburgo e la Casa Rossa. Ma Hoa Nhài, ormai diventata Hanna, ha una
tempra forte e battagliera, da Amburgo andrà a Berlino e poi a Parigi. Dalla
poco considerata nonna materna ha ereditato una capacità manuale che le
permette di fare miracoli con stoffa, ago e filo. Come tutti gli orientali ha
un gusto innato del colore: Hanna cucirà prima per sé, poi diventerà
apprendista di una modista, cercando di dimenticare un passato che ha straziato
il suo corpo. E però il passato non dimentica lei, spezza la sua storia
d’amore. Hanna cade, Hanna si rialza, Hanna mette al mondo una figlia, quella
con cui vive tuttora, con cui dirige un singolare museo della moda. Tutte e
quattro le donne lavorano nel campo della moda, pur in maniera diversa, è un
gene tramandato? La madre di Melanie ha un negozio di cappelli e Melanie è
fotografa di moda. E poi, del tutto diversa, con un destino differente e
un’altra scelta di vita, la quinta donna, la sorella smarrita che è quasi un
‘doppio’ di Hanna e che verrà persa di nuovo, subito dopo la gioia di averla
ritrovata.
Avventure che lasciano con il fiato in
sospeso, coraggio, lealtà, amicizia, amore, l’ombra della morte- sono questi
gli ingredienti che da sempre rendono appassionante un romanzo che vira al
rosa. E Corina Bomann li mescola con garbo, eleganza e…profumo inebriante di
gelsomino.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
Nessun commento:
Posta un commento