Casa Nostra. Qui Italia
la Storia nel romanzo
il libro ritrovato
Carla
Maria Russo, “La sposa normanna”
Ed. Piemme, Euro 5,94, ebook Euro
6,99
Sicilia, Palermo. Costanza
d’Altavilla, nata nel 1154 e morta nel 1198. Figlia postuma di Ruggero II re di
Sicilia, non avrebbe dovuto ereditare il trono. Fu suo nipote Guglielmo II a
nominarla erede alla sua morte nel 1189, obbligando i cavalieri a giurarle
fedeltà. Povera Costanza. La tradizione popolare vuole che sia stata tirata
fuori dal convento- nella Divina Commedia Dante la colloca in Paradiso fra gli
spiriti difettivi di coloro che furono obbligati ad abbandonare i voti, Questa è la luce della Gran Costanza/ che
del secondo vento di Soave/ generò ‘l terzo e l’ultima possanza. Che sia
vero o no, resta il fatto che a trent’anni Costanza non era ancora sposata,
cosa molto insolita per quei tempi. Il suo matrimonio con Enrico VI di Svevia,
figlio di Federico Barbarossa, fu dettato dalla ragion di Stato, niente di
nuovo in un’epoca in cui le donne di nobile casato erano pedine, merce di
scambio, un modo per evitare guerre o per mettere le mani su un regno. Povera
Costanza. Lei bella, bionda e sottile, con un’aria angelica e un’anima pudica, legata
ad un uomo rozzo che si sentiva inferiore a lei e la sposava di mala voglia,
per poi portarla a Nord, lontana dal blu di Palermo e dal profumo di aranci.
Povera Costanza che dove sbrigarsi a mettere al mondo un erede: la questione
del matrimonio era tutta lì, in fin dei conti. Assicurare un erede al trono di
Sicilia, evitare che il nipote Tancredi, figlio naturale di Ruggero III duca di
Puglia e per questo escluso dalla successione, avanzasse rivendicazioni
sostenuto dai nobili siciliani nemici degli Hohenstaufen di Svevia.
Questa è la storia che ci racconta Carla
Maria Russo ne “La sposa normanna”, ricreando per noi l’ambiente di corte e la
vita del secolo XII. Il personaggio di Costanza rifulge nel centro di questa
storia, da timida fanciulla che si era ritirata dietro le mura del convento
diventa una donna dall’aspetto fragile che sa, però, tirare fuori le unghie per
difendere suo figlio. Già, perché dopo anni di frustrazioni e di umiliazioni,
quando nessuno crede più che lei, vicina alla quarantina, possa ancora
procreare il tanto atteso erede al trono, Costanza resta incinta. E deve
affrontare l’umiliante sospetto che il bambino sia frutto di un suo tradimento,
magari con il duca Ruggero d’Aiello, suo amico fin dall’infanzia. Il piccolo-
che lei chiama Costantino per reclamarlo come ‘suo’ e a cui il padre darà il
nome di Federico Ruggero- nasce come il Bambin Gesù, sotto un tendone, il 26 di
dicembre, a Jesi. Un parto in anticipo, Enrico VI aveva ordinato a Costanza di
raggiungerlo in Sicilia, anche se i medici sconsigliavano di far mettere in
viaggio una donna in quelle condizioni, e in quella stagione, poi. Sotto un
tendone che Costanza ordinò venisse eretto in piazza perché tutto il paese
doveva essere testimone che lei, e nessun’altra, aveva dato alla luce il
bambino.
Se tutta la prima parte del romanzo ruota
intorno a Costanza facendoci amare questa ‘Madre Coraggio’, la seconda parte
vede il piccolo re Costantino, o Federico, che cresce selvaggio, come uno
scugnizzo, per le strade di Palermo. E forse è la sua fortuna essere
‘dimenticato’ da chi sta reggendo il governo. Gli potrebbe capitare di peggio
che imparare il linguaggio scurrile del popolo. Finché decide che ora, a
quattordici anni, è suo diritto reclamare il trono.
Siamo consapevoli, leggendo, che questo non
è un libro di storia, né ha la pretesa di esserlo. Ma la Storia, il nostro
passato, fa parte di noi, e Carla Maria Russo dà vita a personaggi di cui
ricordavamo soltanto i nomi per averli studiati nelle pagine del testo
scolastico.
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