domenica 30 novembre 2014

Henning Mankell, "Muro di fuoco" ed. 2005

                                                                  vento del Nord
          cento sfumature di giallo
          il libro ritrovato

Henning Mankell, “Muro di fuoco”
Ed. Marsilio, trad. Giorgio Puleo, pagg. 517, Euro 18,00



  “La gente ha l’abitudine di dire che la tecnologia ha reso il mondo più piccolo” disse Hökberg. “E’ un concetto opinabile. Ma è indubbio che il mio mondo è diventato più grande. Da questa casa alla periferia di Ystad, io posso operare su tutti i mercati del mondo. Posso contattare agenzie per scommesse a Londra o a Roma. Posso chiedere un’opzione alla Borsa di Hong Kong e vendere dollari americani a Giacarta.”


C’è solo Henning Mankell che è capace di tenere avvinto il lettore per più di 500 pagine, e, ancora, c’è solo Henning Mankell che è in grado di mantenere in vita il personaggio di un ispettore, in una serie che è arrivata all’ottavo romanzo, senza conoscere cedimenti e senza stancarci. E c’è un’altra cosa che non cessa di stupirci nell’autore svedese: la grandiosità delle sue trame. Mankell è grandioso- il Male, nei romanzi di Mankell, non è mai il male con la m minuscola, lo striminzito e meschino male di provincia che ci si potrebbe aspettare nella regione periferica della Scania. Non si tratta mai di delitti dettati da avidità o passione o gelosia o vendetta, è un Male immaginifico e grandioso che muove le sue trame in ampi spazi, attraversando i confini, superando le barriere del tempo- e pensiamo agli ultimi due libri pubblicati da Marsilio, “La leonessa bianca” e “L’uomo che sorrideva”. Se sostituiamo il titolo italiano “Muro di fuoco” con il vocabolo inglese Firewall, comprendiamo immediatamente che il nodo centrale del nuovo romanzo di Mankell è nascosto nei computer, difeso da protezioni ad altissima sicurezza a prova di hacker. L’inizio può trarre in inganno, e non solo il lettore, visto che lo stesso Kurt Wallander pensa che il tassista brutalmente assassinato da due ragazzine sia un caso che dimostra la scelleratezza dei tempi in cui viviamo, la degenerazione dei giovani. Poi succede dell’altro: un blackout fa piombare l’intera Scania nel buio totale e, subito dopo, viene trovato in una centrale elettrica il corpo carbonizzato di una ragazza; il cadavere di un uomo scompare dall’obitorio per riapparire- con due dita mozzate- vicino allo sportello di bancomat dove era stramazzato a terra, presumibilmente colpito da un infarto; su un traghetto per la Polonia muore un ragazzo orrendamente maciullato dall’elica. Non sembra esserci alcun nesso tra queste morti, eppure…qualcuno spara a Wallander mentre questi entra nell’appartamento del morto del bancomat, il ragazzo era amico dell’assassina del tassista, spunta un uomo dai lineamenti asiatici, vengono trovate una cartolina e una fotografia che portano a Luanda, in Angola.
Non diciamo altro riguardo alla trama che è ricca di colpi di scena, di tensione e di sorprese. Ma soprattutto ci pone dei quesiti che ci fanno riflettere sul mondo in cui viviamo, su dove ci abbiano condotto le nuove tecnologie, su quanto ci abbiano reso vulnerabili proprio le innovazioni che ci fanno sentire padroni dell’universo. E’ la concezione stessa dello spazio che è cambiata: quando Wallander trova scritto in un appunto che lo spazio tace, il suo pensiero va allo spazio della poetica romantica e invece si tratta dello spazio attraversato in una frazione infinitesimale di tempo da un messaggio inviato da un computer. Mai come adesso il mondo è stato così piccolo e così facilmente raggiungibile in ogni suo angolo, ma, nello stesso tempo, mai è stato così trasparente e fragile: se si riesce a intercettare persino un banale annuncio personale del nostro Wallander, che si sente solo e cerca una donna, possiamo immaginare le conseguenze che può scatenare un sabotaggio finanziario eseguito attraverso la rete elettronica. Ed è quello che succede in “Muro di fuoco”.

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it



                                                              

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