domenica 2 novembre 2014

Ben Pastor, "La strada per Itaca" ed. 2014

                                                                 cento sfumature di giallo
           fresco di lettura                                          


Ben Pastor, "La strada per Itaca”
Ed. Sellerio, trad. Luigi Sanvito, pagg. 493, Euro 12,75
Titolo originale: The Road to Ithaca


“Ormai non può far male a nessuno. Il sergente maggiore Cowell ha raccontato di avere visto paracadutisti tedeschi entrare in una villa e uccidervi gli abitanti. Ieri mattina, mentre era ancora lucido, mi ha chiesto di preparare una versione scritta della sua testimonianza”.


     Creta. Giugno 1941. Non è neppure un mese da che i tedeschi, con la fulminea “Operazione Mercurio”, hanno conquistato quest’isola dalla posizione strategica così importante. Tanto importante da averla resa protagonista di una storia travagliata di occupazioni- dai veneziani nel 1200 agli ottomani nel 1600, agli egiziani nel 1800, e poi ancora sotto dominio turco fino ad essere assegnata alla Grecia con il Trattato di Londra del 1913. E il tessuto sociale dell’isola rispecchia le varie genti che vi hanno vissuto, serpeggiano ancora rancori e odi, si parlano o si intendono molte lingue.

    Martin Bora, l’ormai mitico protagonista della serie di romanzi di Ben Pastor, arriva a Creta da Mosca, dove lavora all’ambasciata. Ha un incarico ben strano: deve procurare delle casse di vino cretese per Lavrentij Berija, il temutissimo capo della polizia segreta dell’Unione Sovietica. Ancorché strano, un ordine di Berija non si discute. E tuttavia, con il poco tempo a disposizione che ha, a Martin viene affidato subito un caso da risolvere. Cinque civili sono stati uccisi in una villa. Uno di loro, un tal Villiger, era svizzero e faceva parte dell’associazione Ahnenerbe di Himmler: si occupava di ricerche sulla storia antropologica e culturale della razza ariana. Himmler è un buon rivale di Berija quando si tocca qualcuno dei suoi, sarà bene appurare la verità visto che esistono delle fotografie, scattate da un sottufficiale inglese (ora in fuga o prigioniero), sulla strage. Mostrano dei paracadutisti tedeschi mentre entrano dal cancello della villa. Le armi usate sono certamente tedesche- lo provano i bossoli trovati sul posto. Due stranezze senza spiegazione: poco lontano sono stati trovati anche i corpi di due soldati inglesi e quello di un cane.
   Martin Bora si trova davanti ad un tipo di crimine nei confronti del quale la sua coscienza etica si va facendo più sensibile. Ha solo ventisette anni, Martin, ma ha già alle spalle la guerra in Spagna e l’invasione della Polonia. Sa che fra tre settimane prenderà parte a quella che in codice è chiamata Operazione Barbarossa, è abbastanza giovane ed entusiasta da non vedere l’ora di combattere, rimugina ancora sulla vergogna della Germania, sulle umiliazioni subite dopo la Grande Guerra, continua a credere in una patria che debba riacquistare il suo onore. Ha solo intravvisto in Polonia alcune delle atrocità che- noi lo sappiamo, avendo già letto i romanzi precedenti ambientati però in un tempo seguente- lo faranno inorridire, lo costringeranno a fare delle scelte, ad esaminare se stesso e a decidere a chi vada in primis la sua fedeltà: al suo paese e non al Führer. Ma sono davvero i paracadutisti tedeschi i colpevoli di questa strage? Il luogo in cui sono stati fotografati, l’ora, le armi, parrebbero incriminarli. La violenza gratuita contro dei civili non è neppure inusuale, purtroppo. Eppure ci sono dei dettagli che non convincono Martin.
Palazzo di Cnosso
      C’è il leit motiv dell’Odissea che scorre lungo tutto questo romanzo intitolato, per l’appunto, “La strada per Itaca”, e disseminato di tracce omeriche- si chiama Via Itaca la stradina in cui alloggia Bora, Martin porta con sé l’”Ulisse”, il romanzo di Joyce messo al bando in Irlanda e in Gran Bretagna e una primizia in traduzione tedesca, una fugace visione di tre ragazze in un campo richiama il canto delle sirene tentatrici, il pensiero di Dikta, la moglie lontana ricorda Penelope, Martin stesso, cresciuto senza padre, è una sorta di Telemaco. Ma c’è anche un’altra traccia da seguire in questo libro in cui Martin si addentra nell’isola cercando informazioni su quanto è successo- perché, nel momento in cui la Germania nazista inalbera come programma la purezza della razza ariana, Martin si confronta con persone che certamente non rientrano nei canoni tedeschi, istintivamente diffida di loro e poi, con la sua usuale onestà morale, si rivede e corregge la sua opinione. Non solo. Incontrando il vecchio compagno di giochi di quando era bambino, il figlio di un lavorante per suo padre che ora è il comandante dei paracadutisti, Martin avverte il perdurare dell’astio di questi nei suoi confronti e ne capisce il motivo: Martin è sempre stato un ‘privilegiato’ per il solo fatto di appartenere alla famiglia in cui è nato. E sarà proprio riflettendo sull’essenza del privilegio che Martin riuscirà a capire quanto è successo nella villa di Villiger, l’uomo con parecchie facce e parecchi nomi e parecchi schieramenti politici.

    “La strada per Itaca” è un capitolo da non perdere nella serie dell’eroe creato in parte sull’immagine del conte von Stauffenberg (l’ufficiale che ebbe un ruolo di primo piano nella programmazione e nell’esecuzione dell’attentato a Hitler del 20 luglio 1944), sia per chi legge i romanzi di Ben Pastor per il fascino del personaggio, sia per chi ama trovare la Storia dietro la finzione narrativa.






la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it




     

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