Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
INTERVISTA
A SUSAN VREELAND
E’ un piacere incontrare di
nuovo, a distanza di anni, Susan Vreeland, a Milano nella settimana di Milano
BookCity. E’ sempre la stessa, sottile, raffinata, elegante, con un’aria
fragile. Lei dice che ricorda la mia voce. Non so se sia vero, ma è gentile da
parte sua dirlo.
Chi
è il protagonista del romanzo? Lisette o la Provenza? L’importanza che il
paesaggio ha nel romanzo mi ha ricordato “L’amante della foresta”- il paesaggio
come fonte di ispirazione.
Penso
che il personaggio principale sia Lisette, ma il paesaggio mi ha ispirato a
ideare Lisette e l’intero romanzo. Quando visitai Roussillon, pensai che
sarebbe stato una splendida ambientazione e a come potessi collegarlo con il
mondo dell’arte. Quando poi ho scoperto che c’erano le miniere di ocra nella
zona, quello mi ha fornito il legame che cercavo. Il passo seguente è stato
inventare un minatore e connetterlo con il mondo dell’arte a Parigi facendolo
vendere i pigmenti e facendogli fare le cornici per Pissarro e Cézanne. Poi
farlo tornare a Roussillon e introdurre Lisette dopo che André e Lisette sono
andati a vivere con lui. Il paesaggio mi ha portato a Lisette, ma il paesaggio
non cambia, al contrario di Lisette che matura nel tempo mentre impara ad amare
il paese dove è venuta a vivere.. All’inizio Lisette non è affatto contenta di
essersi trasferita da Parigi, finché Pasacal le racconta di come avesse
conosciuto i pittori.
Questo
romanzo ha anche un profondo coinvolgimento con la Storia: era il tempo in cui
è ambientato il libro che lo richiedeva oppure ha scelto questo periodo perché
le interessavano gli avvenimenti storici della Francia spaccata in due?
Per
il secondo motivo. Ho scelto questo periodo per la sua minaccia all’arte della
Francia e di tutti i paesi occupati.
Il
romanzo gira intorno all’arte dando spazio a tutti quelli che hanno a che fare
con l’arte: i corniciai e i minatori che estraggono l’ocra. Era importante
all’epoca il ruolo dei corniciai?
Sì,
certo. Gli impressionisti lottavano per far incorniciare i loro quadri. Penso
che Pissarro avrebbe pensato di mancare di rispetto agli altri impressionisti,
se anche lui, come loro, non metteva in cornice i suoi quadri. Non poteva
mostrare i suoi dipinti insieme a quelli degli altri senza cornice. Le cornici
erano un completamento del quadro: l’inizio dei quadri è nelle miniere da dove
provengono i pigmenti e il tocco finale è mettere la cornice. Volevo
sottolineare quanto profondamente Pascal sentisse di far parte di questo
processo e di come si sentisse onorato. Attraverso lui volevo mostrare che una
persona non colta poteva avere un rapporto profondo con i quadri, che l’arte
non è solo per un’élite.
Sono
stata affascinata dalla descrizioni delle miniere di ocra: le ha visitate, che
cosa ha provato?
Sembrava
essere in un luogo sacro. Essere nelle miniere dove gli uomini scavavano
qualcosa dalla terra per fare un’opera di bellezza mi fece sentire che il loro
era un compito sacro. Le gallerie delle miniere erano così alte che sembravano
la navata di una chiesa. Ecco perché volevo ambientare là il mio libro.
Un’altra
cosa che ho scoperto nel suo libro sono stata i bories.Ancora la stessa domanda: li ha visitati? E che cosa ha
provato davanti a queste abitazioni così primitive?
Ho
iniziato a pensare a come vivevano le persone in quelle abitazioni,
quale tipo
di linguaggio usassero e che tipo di pensieri avessero sulla natura che li
circondava. La luce nell’interno era quella che entrava dalla porta aperta.
Quello che è stupefacente è come non entri l’acqua dentro, considerando come
sono costruite.
Cézanne
e Chagall occupano il posto più importante fra i pittori di cui parla nel
libro: c’è un motivo speciale?
Cézanne era nato a Aix-en-Provence, penso
che capisse l’importanza delle miniere, ha dipinto parecchie volte Mont Saint
Victoire con dei minatori in primo piano, penso che onorasse i minatori come
degli eroi dell’arte che sarebbe nata. Chagall, poi, perché si nascose là, a
circa 8 chilometri da Roussillon. Mi permetteva di creare una progressione di
artisti- i primi impressionisti, Pissarro, e poi Cézanne, che non è un vero e
proprio impressionista ma si indirizza già verso il cubismo, a Picasso ho
dedicato un piccolo cammeo per fare un collegamento con il post-impressionismo
e il post-modernismo di Chagall e i suoi dipinti frutto dell’immaginazione e
delle leggende russe. Ho provato eccitazione quando ho saputo che Chagall si
era nascosto laggiù: mi offriva l’argomento della distruzione dell’arte europea
dopo il Rinascimento voluta dai nazisti.
In
tutti i suoi romanzi c’è un messaggio costante ed è quello della capacità
dell’arte di nobilitare lo spirito.
Mi
piace la parola che ha usato, “nobilitare”, ecco perché scrivo romanzi
sull’arte, mi piace pensare che i lettori abbiano voglia di andare a visitare
un museo, dopo aver letto un mio romanzo.
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