sabato 26 dicembre 2015

Tash Aw, “Mappa del mondo invisibile” ed. 2009

                                                                  Voci da mondi diversi. Asia
            il libro dimenticato
           FRESCO DI LETTURA

Tash Aw, “Mappa del mondo invisibile”
Ed. Fazi, trad. Giuseppe Marano, pagg. 465, Euro 8,78



     In un’isola dell’Indonesia il sedicenne Adam vede portare via dai soldati il padre adottivo Karl. E’ il 1964, siamo nel pieno di un’ondata di nazionalismo che respinge gli stranieri verso le loro nazioni di origine, abbasso il colonialismo, abbasso gli olandesi, abbasso gli inglesi che manovrano la giovane Malaysia di fronte alle coste indonesiane, abbasso gli americani. Karl ha preso da molto tempo la cittadinanza indonesiana, è un artista innocuo che ha eletto quelle isole come la sua seconda patria, ma per gli indigeni resta sempre uno degli odiati colonizzatori olandesi. E così Adam esperimenta un nuovo abbandono: era troppo piccolo per ricordare quando la madre aveva lasciato in un orfanotrofio lui e il fratello maggiore Johan, ma era invece abbastanza grande per provare il senso di vuoto e di solitudine totale quando una famiglia malese aveva portato via Johan, solo Johan e non lui. E aveva cinque anni quando aveva seguito Karl che lo aveva adottato, dapprima impaurito e diffidente davanti a quell’estraneo straniero e poi conquistato dall’affetto e dalla generosità di lui. Tra le carte di Karl, Adam trova delle fotografie, il nome di una donna che forse Karl ha amato e che ora insegna all’università di Giacarta ed è a lei che si rivolge, perché lo aiuti a ritrovare suo padre.
Giacarta
     Il tema della ricerca è centrale nel secondo romanzo di Tash Aw, ricerca di persone scomparse, ricerca della propria identità e dell’identità della propria nazione. Il filone principale in cui Adam rintraccia Margaret Bates (americana nata in Indonesia che parla un indonesiano perfetto) e le chiede aiuto per ritrovare Karl si intreccia con quello in cui il protagonista è Johan che vive a Kuala Lumpur con la sua ricca famiglia adottiva, afflitto dai sensi di colpa per aver abbandonato il fratellino. Potrebbe essere una seconda ricerca, quella di Johan per ritrovare Adam e viceversa. In realtà è una ricerca sognata e mai effettuata. Se ne parla, la si desidera, ma è come se ormai il legame famigliare si fosse spezzato e non potesse più essere riallacciato. Ad un certo punto sembra che Johan- meglio, il ricordo struggente di Johan- occupi un posto più importante di Karl nel cuore di Adam, poi la realtà ha il sopravvento, il vincolo di amore che Karl ha saputo creare è più forte di quello fraterno e Adam smette di perdersi nei sogni e gli importa solo di salvare suo padre.
Kuala Lumpur
    Si parla molto, in “Mappa del mondo invisibile”, di fisionomie e colore della pelle. Si cerca di individuare nei vari personaggi la loro provenienza, di quale delle isole siano originari, quasi che ognuno senta la necessità di collocare se stesso in un preciso angolo del mondo, di sapere a ‘dove’ appartiene. Così come la restituzione dei quadri trafugati e portati all’estero, prettamente indonesiani con le loro scene di storia locale, assume un significato simbolico: è l’identità nazionale che si riconsegna, insieme ai quadri ambiti da Sukarno.

     I fermenti politici sullo sfondo del romanzo di Tash Aw- è il 1964-, le scene delle masse di giovani urlanti, la figura infida dello studioso di cui Margaret pensava di potersi fidare e che invece mette nelle mani dell’ingenuo Adam la borsa con una bomba da collocare nelle toilette dell’Hotel Java, sono stranamente attuali, la giusta ambientazione per un romanzo inquieto.

     “Mappa del mondo invisibile” non è un romanzo folgorante come “La vera storia di John Lim” (vedi post del 5 gennaio sotto la stessa etichetta). Ha lo stesso fascino di un linguaggio fortemente evocativo, ma ha anche un che di non finito che ci lascia in sospeso.


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