domenica 6 dicembre 2015

Dominique Manotti, "Il sentiero della speranza" ed. 2002

                                                  Voci da mondi diversi. Francia
             cento sfumature di giallo
            FRESCO DI LETTURA


Dominique Manotti, "Il sentiero della speranza"
Ed. Tropea, pagg. 316, Euro 12,00


     Bel titolo, prima di tutto. In francese è "Sombre sentier": ricco di suggestioni con quelle due sibilanti seguite dalle due nasali e con il gioco di parole implicito. Il sentiero scuro, la traccia nera del romanzo poliziesco, ma anche ombre sul Sentier, il quartiere parigino in cui si svolge la vicenda. Una ragazzina tailandese - meglio, una bambina dodicenne - viene trovata uccisa in uno dei tanti laboratori clandestini del Sentier dove una mano d' opera immigrata e sottopagata confeziona i capi del prêt-à-porter. Potrebbe essere semplicemente un delitto a sfondo sessuale nel mondo della prostituzione. E invece questa è solo una delle piste che portano il commissario Daquin a scoprire traffici loschi di droga, materiale pornografico, griffe false e persino di armi. Naturalmente dietro tutte queste manovre non ci sono dei pesci piccoli, ma personalità del mondo che conta, quello del governo in prima linea, e poi quello della finanza e delle banche e, non ultimo, quello delle alte sfere della polizia. Una Parigi molto noir, insomma.
Quello che rende insolito questo primo libro di Dominique Manotti, insegnante di Storia Economica del XIX secolo all' Università di Parigi e sindacalista, è la scelta del tempo, del luogo e dei personaggi. E' il 1980 ed è in atto uno sciopero dei lavoratori immigrati per ottenere il permesso di soggiorno e una normativa del lavoro. Il Sentier è una città dentro la città, ci sono dei bar in cui si sente parlare solo turco, c' è un traduttore che volge in francese i discorsi delle assemblee degli operai che stanno facendo un braccio di ferro con il governo. Vinceranno loro, gli immigrati, ecco il Sentiero della Speranza. Due i personaggi centrali, e non sono la solita coppia di investigatori. Una coppia sì, ma particolare.

 L 'ispettore Daquin, bell' uomo dai gusti raffinati, proviene da una famiglia agiata, flashback di solitudine, giocatore di rugby, bisex con preferenza - dichiarata - per i maschietti. Il suo compagno del momento è il turco Soleiman, occhi azzurri, incriminato in patria, informatore della polizia parigina, leader dei lavoratori immigrati. Altri poliziotti collaborano nell' inchiesta, e non sempre con metodi ortodossi. Picchiano forte, uno di loro violenta una ragazza ed è il colpo di pistola di un poliziotto che uccide un altro presunto colpevole. Niente psicologia spicciola,  tante storie che si intrecciano come nel romanzo poliziesco americano ma con una verve tutta francese. Uno stile fatto di osservazioni lapidarie, passaggi casuali da una narrazione in terza persona a brevi riflessioni in prima persona, frasi veloci spesso senza verbo in quello che sembra un diario di bordo: c' è sempre una data (dal 3 marzo al 30 maggio) e l'ora e il luogo in cui si svolgono le varie scene, incalzanti come in un film d' azione. Premiato nel 1995 dall' Associazione francese degli scrittori del giallo, "Il sentiero della speranza" è il primo di una trilogia. Aspettiamo gli altri.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net



a breve leggerete la recensione del nuovo romanzo di Dominique Manotti, "Oro nero", pubblicato da Sellerio

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