mercoledì 16 dicembre 2015

Georgina Howell, “La regina del deserto” ed. 2015

                                Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
           biografia romanzata
           FRESCO DI LETTURA

Georgina Howell, “La regina del deserto”
Ed. Neri Pozza, trad. Alessandro Zabini, pagg. 597, euro 18,00


        Se dobbiamo al cinema l’aver riscoperto la figura straordinaria di Gertrude Bell, evviva il cinema! Se dobbiamo all’attrice Nicole Kidman l’aver risvegliato l’interesse per la regina del deserto, ebbene, evviva Nicole Kidman! Perché Gertrude Bell, nata in Inghilterra nel 1868 e morta a Baghdad nel 1926, archeologa, scrittrice, agente segreta britannica, ebbe un ruolo importante, più importante di quello che in genere si attribuisce a T.E.Lawrence, nel sostenere la rivolta araba durante la prima guerra mondiale e non solo mappò vaste zone dell’Arabia ma anche tracciò i confini e si prodigò per la creazione del moderno stato dell’Iraq.
      Gli arabi la chiamavano Khatun, regina. Gertrude Bell si meritava questo titolo. Parlava l’arabo benissimo, conosceva gli usi e la cultura delle varie tribù, si presentava in visita come una pari degli imponenti sceicchi, senza lasciarsi intimidire.
Portava in dono canocchiali e pezzi di seta, si vestiva con abiti di pizzo ed esibiva gioielli, appariva sicura e ferma. Valeva quanto gli uomini che aveva davanti. Poi si faceva anche confezionare gonne pantaloni per poter cavalcare comodamente e affrontare i lunghissimi viaggi nel deserto e ad una cosa non rinunciava mai: la sua vasca da bagno di tela. Ma portava pure con sé posateria d’argento e servizi di porcellana: tutto faceva parte dello stile con cui si imponeva all’attenzione Aveva capito che la scenografia della sua comparsa era determinante nell’opinione che si sarebbero fatta di lei. Eppure tutto ciò non sarebbe valso nulla se non ci fosse stata la sua intelligenza, il suo acume, i suoi studi, la sua capacità organizzativa, il suo carisma.
    Come era arrivata in Oriente, Gertrude Bell? Proveniente da una famiglia agiata del Nord dell’Inghilterra, orfana di madre, Gertrude aveva trovato nel padre (e poi anche nella matrigna)  appoggio e comprensione. In un’epoca in cui erano poche le donne che studiavano, Gertrude si laureò in Storia a Oxford. Iniziò poi una fase della sua vita in cui la sua grande passione fu l’alpinismo.
Era la sfida che piaceva a Gertrude. Il mettersi alla prova, cimentarsi con qualcosa di grandioso. Prima le vette, poi il deserto. Il deserto la affascinava, come la affascinava il senso di libertà totale che le comunicavano i beduini. Gertrude non era una viaggiatrice superficiale. Era una studiosa che lasciò un’imponente opera scritta sulle rovine- e non solo- del Medio Oriente (fu nominata direttrice onoraria delle antichità per l’Iraq). Diventò un’esperta di politica, capace di trattare con i potenti al loro livello. Era una donna attiva: allo scoppio della prima guerra mondiale servì nelle file della Croce Rossa, organizzando un ospedale e aprendo un ufficio per la ricerca dei feriti e dispersi.

    Se c’è una falla nella vita straordinaria di questa donna straordinaria che sembrava reggere ogni fardello con la pura forza di volontà, fu nella sua vita privata. Nella mancanza di una vita privata. Ruppe il primo fidanzamento per volere della famiglia, poi trovò il grande amore in un uomo sposato che morì nella battaglia di Gallipoli. Anche se fosse vissuto, lui avrebbe lasciato la moglie per lei? e lei sarebbe stata capace di vincere il blocco che le impediva di cedergli? Fu molto amica di re Faysal d’Iraq di cui di certo subì il fascino, si innamorò del consigliere di questi che, però, di quindici anni più giovane, prese le distanze da lei. Gertrude offrirebbe un caso interessante agli psicologi: una donna così affascinante, così ricca di sé, che colmava un vuoto d’amore con grandi imprese?

    E’ impossibile riassumere la vita di Getrude Bell, si deve leggere il libro che la giornalista e scrittrice Georgina Howell le dedica, ricco di riferimenti ai diari e alle lettere della stessa Gertrude. E’ un libro illuminante, non è solo il ritratto di una donna eccezionale ma anche un trattato di storia di una parte del mondo in cui ora siamo più interessati che mai.


   

   

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