sabato 19 dicembre 2015

Dror Mishani, “Un’ipotesi di violenza” ed. 2015

                                                      Voci da mondi diversi. Medio Oriente
                                                                  cento sfumature di giallo
    FRESCO DI LETTURA


Dror Mishani, “Un’ipotesi di violenza”
Ed. Guanda, trad. E. Loewenthal, pagg. 299, Euro 15,73



       Ricordate l’ispettore dal nome uguale al cognome, Avraham Avraham, protagonista di “Un caso di scomparsa”, primo ‘giallo non giallo’ dello scrittore israeliano Dror Mishani? Se non lo ricordate, è perché non avete letto il libro (ha vinto il premio Adei Wizo 2014). Incominciate pure a leggere il secondo romanzo di Dror Mishani, “Un’ipotesi di violenza”, sempre con Avraham Avraham come personaggio principale, e sono certa che vi precipiterete ad acquistare anche quello precedente. Perché i ‘gialli non gialli’ di Dror Mishani superano i limiti del genere tradizionale e il fatto che un ispettore di polizia che indaga su un qualche crimine sia al centro della trama non fa del libro necessariamente un thriller. Quello che pare interessare di più lo scrittore è il dramma umano dei suoi personaggi e l’indagine è sia quella usuale alla ricerca di un colpevole ma è nello stesso tempo un’indagine nelle profondità dell’anima. E se la tensione della narrativa è ugualmente alta, come se il lettore dovesse essere in ansia temendo una nuova azione dell’assassino, come se il mistero più profondo ne nascondesse l’identità- ebbene, lo scrittore deve essere veramente bravo.
      A ben vedere è una storia di valigie, la trama di “Un’ipotesi di violenza”.
Si incomincia da una valigia contenente una falsa bomba abbandonata nei pressi di un asilo infantile e si finisce con altre due valigie, una delle quali più strettamente connessa con un crimine. Iniziamo dalla valigia messa vicino all’asilo: era un avvertimento per la maestra nonché direttrice? Aveva forse qualcosa da nascondere? I genitori dei bambini avevano delle lamentele nei suoi confronti? In effetti il padre del piccolo Shalom si era scontrato con la maestra. Chaiim Sara si era lamentato con lei perché il bambino era tornato a casa con dei lividi e un taglio sulla fronte, sembrava fosse stato picchiato da un altro bambino. Avi Avraham interroga Chaiim Sara e non ha l’impressione sia del tutto sincero. Dov’è poi sua moglie? Lui dice che è andata nelle Filippine a curare il padre che è ammalato. Tra le persone interrogate c’è anche un uomo che sembrava voler sfuggire alla polizia quando si era creato un assembramento di curiosi intorno all’asilo. Viene trattenuto una notte e poi rilasciato: non coincide con la descrizione fatta da una donna che dice di aver visto chi ha lasciato la valigia.
     Questa è un’indagine singolare, proprio come la faccenda delle valigie, e dapprima ci riesce difficile capire se i due filoni abbiano qualcosa in comune. Quello che prende il sopravvento, ad un certo punto, è il personaggio di Chaiim Sara, un uomo che sembra il nonno dei suoi due bambini, che- lo apprendiamo a poco dai suoi pensieri e dai suoi ricordi- ha sposato un’immigrata filippina perché desiderava avere dei figli, per scoprire poi che lei, invece, non ne voleva, e che, dopo che erano nati, non voleva loro bene.
Il lettore si trova nella strana posizione di sapere ben prima di Avraham quello che è successo. Mentre Avraham brancola nel buio, teme di fallire una seconda volta come gli è successo nel caso del ragazzo scomparso della sua precedente indagine, avanza delle ipotesi che rischiano di essere clamorosamente sbagliate, noi siamo all’oscuro dei dettagli ma veniamo a sapere almeno, quasi subito- e in una maniera squisitamente sottile, cenno dopo cenno- che la donna è morta. Lo sforzo di Avraham di capire, però, è anche il nostro, trascinati nella sofferenza dell’uomo, nel suo tormentarsi per dire la verità almeno in parte ai bambini perché non abbiano a soffrire troppo. E intanto, però, questo ispettore che ci piace proprio per le sue debolezze, si lascia sfuggire la soluzione del caso iniziale, quello della maestra sul cui comportamento lui aveva avuto dei dubbi e che verrà selvaggiamente aggredita. E’ distratto da qualche altro pensiero, Avraham, appena tornato da Bruxelles dove ha lasciato la neo-fidanzata Marianke? Non risponde al telefono (per ovvii motivi) la moglie di Chaiim Sara, ma neppure Marianke risponde al telefono…
     Ottimo anche questo secondo romanzo di Dror Mishani!


   

     

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