mercoledì 16 dicembre 2015

Dominique Manotti, “Già noto alle forze di polizia” ed. 2011

                                                       Voci da mondi diversi. Francia
           cento sfumature di giallo
            il libro ritrovato

 Dominique Manotti, “Già noto alle forze di polizia”
Ed. Tropea, trad. Silvia Fornasiero, pagg. 187, Euro 16,00
Titolo originale: Bien connu des services de police


   “Ecco l’essenziale. Non ci facciamo illusioni, innanzitutto, gli abusi di autorità sono inevitabili. Ne ho già gestiti, ne gestirò ancora, in questi casi, ho solo due preoccupazioni; attenuare lo choc per la popolazione del ghetto, cosa che non sempre riusciamo a fare in modo soddisfacente, bisogna ammetterlo. E assicurare la coesione totale della macchina poliziesca, a qualunque prezzo. Questo ci riesce meglio. Dopodiché, sarebbe davvero esagerato affermare che l’ordine repubblicano regni nei ghetti.



   Ho letto tutti i romanzi di Dominique Manotti. Conosco il suo stile rapido e secco. Eppure, ogni volta che inizio un suo nuovo libro, è come se ricevessi un pugno nello sterno e mi si fermasse il respiro. Perché è questo l’effetto che fanno i romanzi di Dominique Manotti che, romanzo dopo romanzo, aggiunge un tassello nuovo al quadro- nero- della società francese del nostro tempo: la sua è una scrittura di denuncia che non risparmia nessuno, che colpisce duro.
    E’ la polizia, sono gli abusi delle forze di polizia, al centro di “Già noto alle forze di polizia”. Una copertina suggestiva: figure nere nella luce di un incendio, con caschi e manganelli; in primo piano un bracciale con parte della scritta ‘police’, nera su fondo rosso. Impossibile non pensare alle bandiere naziste, con la svastica nera campeggiante sul fondo rosso fuoco.
E’ l’estate del 2005. Nell’autunno scoppieranno i grossi disordini della banlieu parigina. Nella periferia di Parigi il commissariato di Panteuil gestisce la sicurezza pubblica in una maniera che non è ‘ferrea’: è estremamente violenta. Soprattutto, o piuttosto, solamente nei confronti degli immigrati. Qualunque pretesto è buono per fermare giovani dalla pelle scura, chiedere i documenti e, alla minima reazione da parte di questi, passare alle maniere forti. Spesso, troppo spesso, ci scappa il ferito grave. A volte anche il morto. D’altra parte il capo del commissariato è una donna il cui cognome, Le Muir, è stato ironicamente trasformato in ‘la Muraille’: è lei che interpreta la volontà del ministero dell’Interno e che sarà dietro alla vittoria del responsabile del dicastero alle elezioni presidenziali.

     Dominique Manotti non ricorre al metodo facile di attirare l’attenzione del lettore con dei protagonisti seriali, come accade per lo più nei romanzi di indagine poliziesca. Non c’è, nei suoi romanzi, un protagonista ricorrente e accattivante di cui seguiamo l’evolversi, nella carriera e nella vita privata. Tuttavia, in “Già noto alle forze di polizia”,  riappare Noria Ghozali, che abbiamo incontrato per la prima volta in “Le mani su Parigi”: all’epoca era una giovane fuggita da casa perché non riusciva più a vivere con il padre severissimo cultore delle tradizioni arabe. La ritroviamo che ha fatto carriera nella polizia, ha acquistato sicurezza ed eleganza. Quando le capita (e succede due volte nel romanzo) che le rivolgano la parola in arabo, lei si stupisce: da cosa si capisce la sua provenienza? Lei se ne è quasi dimenticata. Il personaggio di Noria è importante nel romanzo, perché è l’antitesi de La Muraille. Così come i due giovani, un uomo e una donna, al loro primo incarico in polizia, sconvolti dalle scene di cui sono testimoni, sono importanti in quanto l’opposto del corrotto e beluinamente violento Paturel che, insieme ad un altro poliziotto, fa il pappone di un gruppo di prostitute. Paturel e gli altri della sua risma sono anti-arabi, anti-rom, anti-travestiti, li considerano feccia, da eliminare. Quando scoppia un incendio in un condominio densamente abitato, chi è stato ad appiccarlo? La polizia vorrebbe attribuirne la colpa a spacciatori, ma sono altre le voci che circolano: speculazione immobiliare, fomentare la paura del pericolo nei ceti borghesi medi con il risultato di spingere verso scelte governative di destra.


      C’è uno spiraglio consolatorio nel finale del romanzo nero della Manotti: Paturel dovrà scontare gli omicidi commessi sotto pretesto, un personaggio pentito si suicida. E però l’agente giovane e idealista decide che la polizia non fa per lui. Il futuro, comunque, è già segnato: si chiama Sarkozy, eletto nel 2007.

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it


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