sabato 7 gennaio 2017

Thomas Savage, “La regina delle greggi” ed. 2004

                                   Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
         il libro ritrovato

Thomas Savage, “La regina delle greggi”
Ed. Ponte alle Grazie, trad. Stefano Beretta, pagg. 288, Euro 13,50



    Un titolo che ha del maestoso, “La signora delle greggi”, che sembra conferire a chi lo porta un’aura di potere e autorevolezza superiore a quella che il freddo denaro può dare. E’ Emma Sweringen, la signora delle greggi, nonna dello scrittore Thomas Burton, il personaggio in parte autobiografico che racconta la storia. Ma il romanzo non è su Emma Sweringen, o almeno non solo su di lei, perché sono tre le figure femminili, ognuna protagonista  di una sezione del libro che si conclude poi in una quarta parte in cui Thomas tira le fila del racconto. Nel 1912 una donna ventiduenne, Elizabeth Owen, aveva dato in adozione la sua bambina appena nata, Amy. Alla morte dei genitori adottivi Amy si mette sulle tracce della vera madre ed è così che Thomas apprende di avere una sorella. La prima reazione è quella di liquidare la storia come falsa, poi si insinua il dubbio, una zia ricorda una frase detta dal padre sul numero dei nipoti, e tutto il passato va rivisto, raccontato nuovamente, interpretato.
Il bisnonno di Thomas era diventato ricco trovando l’oro, suo nonno era un sognatore che suonava il violino, ma la nonna Emma era una forza della natura, una donna volitiva e coraggiosa, decisa e intraprendente. Aveva iniziato con due pecore che il marito le aveva regalato quasi per scherzo, dopo qualche anno ne aveva diecimila; quando era arrivato l’atteso figlio maschio, era lei che aveva fatto costruire una casa nuova; aveva scelto lei il marito per la primogenita Elizabeth. Ma Elizabeth si era innamorata di un altro. E a questo punto inizia il dramma di due donne che coinvolgerà altre persone, l’innocente Amy prima di tutti. Come possono essere contorti e ricattatori i legami famigliari, se si può arrivare a rinunciare ad una figlia, come se venisse offerta in sacrificio per un altro figlio e fratello che è morto, come se il proprio dolore fosse una redenzione per aver contrastato la volontà materna. Aveva pagato caro la sua ribellione, Elizabeth: era tornata a casa con il figlio Thomas e in seguito si era risposata. E leggiamo ora una storia che in parte sappiamo già, perché l’abbiamo letta con qualche variante nel romanzo precedente di Savage, “Il potere del cane”: un secondo matrimonio freddo e rispettabile, una madre molto amata che si disintegra sotto lo sguardo impotente del ragazzo, che trova nell’alcol il sostegno per reggere il disprezzo sferzante del cognato e che, forse sì, soffriva per una colpa nascosta di cui anche l’orgogliosa signora delle greggi era responsabile. “La vita di ognuno era stata plasmata e modificata da ciascuno degli altri” e a Thomas restano le lacrime (“non è vero che gli uomini adulti non piangono”) da versare per la madre che forse sarebbe contenta di sapere che lui ha ritrovato sua sorella.

 Ancora una volta Savage ci dà un romanzo grandioso che parla di forti sentimenti nello spettacolare scenario naturale del Montana, un romanzo che ci fa collocare il suo autore vicino ai grandi della letteratura americana.

la recensione è stata pubblicata su www.lettera.it




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