Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
cento sfumature di giallo
il libro ritrovato
Ruth Rendell, “La morte in versi”
I gomiti massicci poggiati sulla scrivania e le mani giunte formavano una terribile piramide di carne. Eccola lì, l’incarnazione della legge. Che l’ispettore affermasse di aver visto Primero quella sera era un fatto che non si poteva confutare, perché Wexford era incorruttibile. Era quasi come se l’avesse visto Dio. Sconvolto, Archery si irrigidì e diede un colpo di tosse secco.
La casa editrice Fanucci ce
l’aveva promesso: dopo “Con la morte nel cuore”, prosegue la ristampa dei
romanzi di Ruth Rendell, la scrittrice inglese di crime stories così famosa da essere insignita del titolo di
Baroness Rendell of Babergh. E’ appena uscito “La morte in versi”, un nuovo
caso dell’ispettore Wexford. Un nuovo caso che risulta poi essere un vecchio
caso, perché il vicario Henry Archery solleva degli interrogativi sulla
colpevolezza di Painter, giustiziato quindici anni prima per aver ucciso la sua
anziana datrice di lavoro. Era stato il primo caso di omicidio dell’ispettore
Wexford e lui non è disposto a rimetterlo in discussione: era certo allora ed è
certo adesso sull’identità dell’assassino. Ma per Archery è molto importante,
no, non è per amore di giustizia, ma per un senso di decoro, per il perbenismo
borghese e una certa facciata di ipocrisia: il suo unico figlio si è innamorato
della figlia di Painter e vuole sposarla.
Ci si stupisce che la figlia di un assassino
studi a Oxford, che possa essere così bella: dopotutto suo padre veniva
chiamato “Beast” invece che con il suo vero nome, Bert. E poi, il figlio di un
vicario che sposa la figlia di un criminale? Anche se la ragazza ha la parola
di sua madre in cui credere, che suo padre non
è un assassino.
George Baker nei panni del commissario Wexford |
Sono molte le qualità che ci fanno apprezzare questo romanzo
poliziesco di Ruth Rendell, e tutte contribuiscono a farne un classico del
genere. E’ un tipico giallo ad enigma, tanto per incominciare, cioè c’è un
problema da risolvere, determinare chi è colpevole dell’assassinio della
vecchia signora Primero. Le prove erano già state raccolte a suo tempo, ma
adesso vengono vagliate nuovamente da Archery e da suo figlio, che si
improvvisano ispettori, l’uno per amore del figlio, l’altro per quello della
sua ragazza. In concorrenza e in contrasto con Wexford. Si ipotizzano altre
soluzioni, si ritorna sulla scena del delitto- e lo stile della Rendell ha la
capacità quasi cinematografica di farci vedere la dolce campagna inglese che
sembra così idilliaca e nasconde invece tracce di sangue, villini immersi nella
quiete che può celare una minaccia, cimiteri di paese che fanno pensare alla
famosa elegia del poeta Grey, perché anche qui è sepolto un poeta oscuro, morto
giovane (si capirà solo alla fine il significato del bel titolo dell’edizione
italiana).
E soprattutto si vedranno le conseguenze che un crimine porta con
sé, perché ci sono altre vittime oltre alla morta, le due bambine che allora
avevano cinque anni, le loro madri, le nipoti della signora Primero. Perché la
vita è complessa, non tutte le colpe vengono perseguite, e alla fine anche un
compassato vicario non più giovane può innamorarsi come un ragazzino e capire
all’improvviso la testardaggine di suo figlio. Ci vuole veramente una grande
abilità per costruire una storia su un solo delitto avvenuto nel passato,
calibrando la tensione, stuzzicando la curiosità, tratteggiando dei personaggi
di cui apprezziamo l’umanità. Il tutto in uno stile pulito, estremamente piacevole.
la recensione è stata pubblicata su www.pickwick.it
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