Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
FRESCO DI LETTURA
Hanya Yanagihara, “Una vita come tante”
Ed.
Sellerio, trad. Luca Briasco, pagg. 1091, Euro 22,00
Quattro amici a New York. Sono ancora al
college quando si conoscono- Malcolm che diventerà architetto, JB che si
guadagnerà la fama con i suoi quadri, Willem che farà l’attore e Jude che
studierà legge e lavorerà in uno dei più grandi studi di New York. Si accenna
soltanto a che due di loro siano ‘neri’ (Malcolm e JB) o quasi, perché JB è di
famiglia haitiana, e di certo questi due sono molto ricchi e hanno una vita
confortevole alle spalle. Più infelice il passato di Willem con un fratello
handicappato e del tutto oscuro quello di Jude, il bel Jude che tutti ammirano
e tutti amano.
“Una vita come tante” di Hanya Yanagihara,
scrittrice statunitense di origini hawaiane, è la storia di un’amicizia che
copre una quarantina di anni. E’ un piccolo gruppo d’élite, quello di Malcolm,
JB, Willem e Jude. Passano anche periodi difficili ma tutti riescono a
raggiungere le mete che si erano prefissati, tutti hanno successo. A Malcolm
verrà affidato un incarico di prestigio a Doha, le mostre di JB saranno molto
apprezzate dalla critica, il viso di Willem apparirà sorridente da enormi
poster pubblicitari e Jude sarà il migliore avvocato dei ‘cattivi’ in
circolazione. Non solo. Jude, che da neonato è stato trovato tra le immondizie
da dei monaci, sarà adottato, trentenne, da un suo professore che vede in lui
un sostituto per il figlio morto. Anche Jude avrà una famiglia- e che famiglia!
Harold e la moglie sono ricchi, colti, affettuosi con lui.
Se all’inizio di questo libro di mole
impegnativa (1091 pagine) pensavamo di seguire le vicende intrecciate dei
quattro ragazzi, ci rendiamo conto a poco a poco che tre di loro retrocedono
sul fondo della scena per lasciare sempre maggiore spazio a Jude che diventa il
protagonista assoluto anche quando lui e Willem formano una coppia. Eppure non
possiamo neppure dire che la storia di un’amicizia è diventata la storia di un
amore gay: è Willem stesso a precisare, ad un certo punto, di non essere omosessuale,
di non amare un gay bensì il suo più caro amico. E che dire, poi, della seconda
storia d’amore, ricca di ombre e ambigua nel suo celarsi dietro ad un legame
parentale, tra Harold (padre adottivo di Jude) e Jude? Ma Jude è un essere
talmente ferito nell’anima, oltre che nel corpo, da essere incapace di
rispondere pienamente a qualunque amore. L’amore che si esprime pienamente nel
sesso per lui non può essere altro che violenza e sofferenza, data la sua
esperienza. E le ferite sul suo corpo, quelle che si auto infligge oltre a
quelle che gli hanno inflitto, sono il corrispettivo esterno di quelle della
sua anima. Il romanzo, allora, è la storia di una vita che si trascina fino
alla fine sotto il peso degli abusi subiti da bambino.
“Una vita come tante” è e non è un bel libro. Ha pagine di
riflessioni molto belle ed è una splendida esaltazione del valore
dell’amicizia. Ma pecca di sovrabbondanza, diventa ripetitivo. Ci stanchiamo di
leggere i ‘mi dispiace’ detti da Jude o da altri- sembra che i personaggi non
facciano che chiedere scusa e promettersi o giurare di fare o non fare
qualcosa. Ci sono troppe tragedie che si accumulano su Jude, troppi episodi di
autopunizione, troppe feste del ringraziamento.
E la scrittrice non riesce a
farci capire appieno perché Jude sia tanto amato e protetto da tutti, visto che
concede così poco di sé e non rivela mai nulla del suo passato. Inoltre- non ci
facciamo caso subito, ma in seguito avvertiamo la stranezza della totale
mancanza di riferimenti ad avvenimenti storici contemporanei in quel lungo arco
di tempo in cui i quattro amici crescono, raggiungono la mezza età, iniziano
invecchiare. Ci portano in ristoranti e ristorantini, saltano su taxi e
prendono aerei per Parigi o Londra, per Pechino o il Vietnam, e mai,
assolutamente mai fanno un cenno (o un giornale o una televisione per loro) ad
attentati, guerre, tsunami, terremoti. Vivono in una bolla. Vivono una vita
privilegiata di splendide case arredate magnificamente, nel vuoto. E questo
finisce per seccarci un poco.
Nessun commento:
Posta un commento