Voci da mondi diversi. Australia
Peter Carey, “La ballata di Ned Kelly”
Il titolo originale del nuovo libro dell’australiano Peter
Carey è “La vera storia di Ned Kelly”, ma Carey stesso ha detto che, di vero,
c’è solo il 2% nella storia dell’ eroe fuorilegge Ned Kelly. Forse è allora più
indicato il titolo italiano che già suggerisce il sapore popolare di questo
libro, che ha il ritmo e la forza del linguaggio parlato, di quei racconti
ripetuti da una bocca all’altra, magari aggiungendo un po’ di colore ogni volta,
attorno ai fuochi, con i bicchieri in mano. Australia, seconda metà dell’800.
E’ una colonia inglese e gli inglesi sono i padroni, quelli che hanno la terra
migliore, quelli che espropriano con qualunque pretesto gli agricoltori poveri.
Il padre di Ned Kelly era stato deportato dall’Irlanda, e il ragazzo non sa
perché. D’altra parte suo padre era morto quando lui aveva 12 anni e Ned si era
ritrovato a fare l’uomo di casa e ad aiutare la madre e una nidiata di
fratellini. Una vita durissima, a combattere contro la natura inclemente, a
difendersi contro le violenze e i soprusi: sappiamo che siamo in Australia
perché la terra sconfinata, i fiumi in piena, gli animali e la vegetazione sono
australiani, ma, per quello che riguarda i rapporti tra gli inglesi e gli
irlandesi, la storia potrebbe anche svolgersi in Irlanda.
I ragazzi Kelly sono
cresciuti ascoltando la mamma raccontare le leggende di Deirdre e di Cuchulainn
con il suo carro da guerra, e della banshee che è una messaggera di morte.
Quella che leggiamo noi è la storia ritrovata in un manoscritto di Ned Kelly
che racconta la sua vita alla figlia che non ha mai conosciuto, perché sappia
la verità su suo padre, morto per impiccagione a 26 anni. Perché sappia che è
stato spinto a fare quello che ha fatto, fino agli assalti finali alle banche e
a quello scontro grandioso in cui lui era apparso con un’armatura di ferro
costruita con le lame degli aratri. Ogni capitolo è preceduto da una registrazione del documento indicante il numero di pagine, il tipo di carta su cui è stato scritto e un breve sommario degli avvenimenti. Una vita breve, eppure vissuta così in fretta e con così tante esperienze. Non aveva ancora 16 anni quando aveva ferito un uomo per la prima volta. La prigione a 17 anni. E poi ancora 3 anni di lavori forzati che gli strapparono di dosso “l’ultima speranza di gioventù quando non avevo ancora baciato una ragazza pur avendo l’età per essere sposato”. Un fratello scapestrato. Il tradimento della mamma adorata che sposa un ragazzo della sua età (“avrei potuto essere io”). La mamma in prigione. Scene di inseguimenti, fughe a cavallo, attraversamenti di fiumi in piena, furti di bestiame, una storia western con un personaggio che è il Robin Hood della situazione, l’eroe che ruba ai ricchi per dare ai poveri, che scrive come parla. Un linguaggio vivo, colorato di parolacce, in cui il discorso diretto è riportato senza punteggiatura, e le azioni non sono filtrate da interpretazioni psicologiche.
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