lunedì 30 aprile 2018

Fitzgerald e Greer, Benjamin Button e Max Tivoli - 2009


                                               Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America


 Fitzgerald e Greer, Benjamin Button e Max Tivoli 

    Esce nelle sale cinematografiche il film “Il curioso caso di Benjamin Button”, diretto da David Fincher, con Brad Pitt e Cate Blanchett come attori protagonisti, e le pagine dei giornali si riempiono immediatamente di fotografie, si fa un gran parlare del soggetto insolito e intrigante: Benjamin Button nasce vecchio, con l’aspetto di un vecchio, le limitatezze fisiche di un vecchio, ma anche gli interessi culturali di una persona in là con gli anni. Eppure per l’anagrafe è un bambino, quando avrà l’età scolare dovrà frequentare le elementari e seguire tutto l’iter di un qualsiasi ragazzino. La storia di Benjamin Button è tratta da una breve novella di Francis Scott Fitzgerald, “The curious case of Benjamin Button”, scritta nel 1922, appena pubblicata in italiano dalla casa editrice Donzelli con le illustrazioni di Calef Brown e da Guanda sotto forma di graphic novel, adattata da Nunzio de Filippis e Christina Weir e illustrata da Kevin Cornell. E tuttavia la stessa storia è contenuta pure nel romanzo di Andrew Sean Greer, “Le confessioni di Max Tivoli” (Adelphi,  2004 ).

    Fitzgerald aveva detto che l’idea gli era venuta da un’osservazione di Mark Twain- come sarebbe bello poter vivere da giovani l’intensità delle esperienze e delle emozioni che si sperimentano quando invece si è in là con gli anni. Un poco come dice il bel titolo del romanzo di Doris Lessing, “Se gioventù sapesse, se vecchiaia potesse”. Conosciamo bene la vita bruciata di Francis Scott Fitzgerald, le pressioni economiche- pagare la retta della clinica in cui era ricoverata la moglie Zelda, quella delle scuole della figlia Scottie…- che lo obbligavano a ‘produrre’ e a guadagnare: copioni di film, novelle brevi, a volte solo abbozzate, a scapito di romanzi che non furono mai terminati, come “Gli ultimi fuochi”. La storia di Benjamin Button è contenuta in cinquanta pagine scritte a caratteri grossi, si legge in mezz’ora e abbiamo l’impressione di una scrittura frettolosa, proprio solo di un abbozzo di storia, anche se geniale.

    Lo scrittore americano Andrew Sean Greer riprende la storia del vecchio neo-nato e la sviluppa con bel altro spessore, facendone un romanzo di  315 pagine. Cambiando, prima di tutto, il dettaglio un poco assurdo nell’assurdità della vicenda, di Benjamin che viene al mondo con le ‘dimensioni’ di un vecchio e lascia penzolare grottescamente le gambe fuori della culla. Max Tivoli è un neonato grinzoso a cui la nonna regala una medaglia che sarà per lui memento continuo della sua futura morte: è facile fare un conto alla rovescia dalla presunta età che il suo fisico mostra alla nascita- se è nato nel 1871 e pare un vecchio di 70 anni, morirà nel 1941. Fitzgerald racconta semplicemente (accentuando il lato ridicolo della faccenda) la storia di un percorso all’indietro verso la beata incoscienza neonatale che, in questo caso, prelude alla morte, inserendo, nel mezzo, la difficoltà della frequenza scolastica, la guerra di fine ottocento contro la Spagna, e poi il matrimonio (lui ha il fascino del cinquantenne anche se ha l’età della giovane moglie), il disamore mentre lui ringiovanisce e la moglie invecchia. Greer, invece, scava nel dramma di Max Tivoli, nel suo non avere mai- tranne che per un breve arco di anni centrali-  piena corrispondenza tra l’età interiore e quella esteriore. E allora anche l’amore diventa una trappola: come può un vecchio che però ha sedici anni, ad esempio, corteggiare una coetanea? penseranno che sia un pedofilo…Max Tivoli è un eroe tragico, Benjamin Button è un eroe lievemente comico- o almeno, Fitzgerald lo immagina in situazioni che ci fanno sorridere, pur essendo molto schematiche.

    Con tutto il rispetto verso un grande scrittore come Fitzgerald, che ammiriamo e amiamo molto, dobbiamo dire che, in un confronto tra la sua novella del 1922 e il romanzo di Greer del 2004, è quest’ultimo che si aggiudica la palma del vincitore. Peccato però che l’idea non sia del tutto sua. Peccato che Fitzgerald avesse scritto ottant’anni prima la storia dell’uomo che nasce vecchio e ringiovanisce.

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it



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