Voci da mondi diversi. Asia
love story
il libro dimenticato
Kawakami Hiromi, “La
cartella del professore”
Ed. Einaudi, trad. A. Pastore, pagg. 181, Euro 15,42
I romanzi di Kawakami Hiromi hanno una
leggerezza che me li fa definire ‘ariosi’, come ho già scritto dopo aver
terminato la lettura de “Le donne del signor Nakano”. Kawakami Hiromi è una
scrittrice che riesce a tessere una trama come fosse la ragnatela di un ragno-
due personaggi, un bar, un ryokan su un’isola: è tutto qui, e noi restiamo
irretiti.
Non succede quasi nulla ne “La cartella del
professore”. Tsukiko incontra per caso il suo vecchio professore di giapponese
in un nomi-ya dove va sempre a bere saké, caldo o freddo, o magari birra, e a mangiare
qualcosa. Lei ha trentotto anni, ne è passato del tempo da quando seguiva le
sue lezioni. Lui è anziano, anche se Tsukiko non vorrà mai ammetterlo. E’ lui a
riconoscerla.
Lei lo chiamerà sempre ‘prof’, lui la tratta, a volte, come se
fosse ancora l’alunna che non sta abbastanza attenta alle lezioni. Non si danno
mai appuntamento, si incontrano quando si incontrano, per caso. Tsukiko osserva
che hanno gli stessi gusti, ordinano le stesse cose, bevono tazza dopo tazza di
saké e quando se ne vanno via, ognuno per conto proprio, sono tutti e due un
poco brilli. Parlano pochissimo. Eppure, quando per qualche sera di seguito il
professore non si fa vivo, Tsukiko si preoccupa, non vuole ammetterlo con se
stessa ma sente la sua mancanza.
Il centro della vicenda è quando il
professore chiede a Tsukiko se vuole partecipare alla festa per il fiorire dei
ciliegi- ci saranno gli altri professori, sarà nel giardino della scuola. E lì Tsukiko
incontra due persone- una professoressa che era ed è ancora molto bella ed un
vecchio compagno di classe. Il professore sembra trovare piacere nella compagnia
della professoressa Ishino- è perché si sente un poco gelosa che Tsukiko
accetta la corte di Kojima, con cui era già uscita al liceo? Lui è attraente,
garbato. Si incontreranno parecchie volte, lui la invita ad andare via insieme
due giorni, in un ryokan dove si mangia bene. Tsukiko è tentata, ma tergiversa,
poi rifiuta. Piuttosto, quando rivede il professore nel solito nomi-ya, dopo un
lungo periodo in cui non lo aveva più visto, è lei, Tsukiko, a chiedere al
professore di passare due giorni insieme in un ryokan.
La storia d’amore raccontata da Kawakami Hiromi è insolita- insolita per
i nostri tempi in cui, nella maggior parte dei romanzi, l’uomo e la donna
finiscono a letto subito dopo il primo incontro, insolita per la delicatezza
con cui la solitudine dell’uno e dell’altra affiora in ogni pagina. A noi
lettori capire e interpretare, ognuno a suo modo, il significato profondo di
questo amore. Perché Tsukiko non accetti l’amore che le viene offerto dall’uomo
che sarebbe più adatto per lei per età, anche se le piace, e si offra invece
all’anziano professore. E’ più comprensibile perché questi, che è stato sposato
e abbandonato dalla moglie, ricambi, con timidezza, quasi con ritrosia, il
sentimento e le esplicite avances di Tsukiko- d’altra parte, la scena centrale,
quella della fioritura dei ciliegi in cui il vento fa cadere i petali nelle
tazze, era un chiaro simbolo della bellezza effimera e della necessità di
goderne al momento.
Anche la cartella da cui il professore non si separa mai,
che si identifica con lui e con il suo passato, può essere un simbolo, può dare
un significato a questa storia breve come un haiku- uno di quelli che Tsukiko non
ascoltava mai durante le lezioni e che ora compone lei stessa insieme al
professore.
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