mercoledì 25 aprile 2018

Kawakami Hiromi, “La cartella del professore” ed. 2011


                                                   Voci da mondi diversi. Asia
          love story
          il libro dimenticato

Kawakami Hiromi, “La cartella del professore”
Ed. Einaudi, trad. A. Pastore, pagg. 181, Euro 15,42   

     I romanzi di Kawakami Hiromi hanno una leggerezza che me li fa definire ‘ariosi’, come ho già scritto dopo aver terminato la lettura de “Le donne del signor Nakano”. Kawakami Hiromi è una scrittrice che riesce a tessere una trama come fosse la ragnatela di un ragno- due personaggi, un bar, un ryokan su un’isola: è tutto qui, e noi restiamo irretiti.
    Non succede quasi nulla ne “La cartella del professore”. Tsukiko incontra per caso il suo vecchio professore di giapponese in un nomi-ya dove va sempre a bere saké, caldo o freddo, o magari birra, e a mangiare qualcosa. Lei ha trentotto anni, ne è passato del tempo da quando seguiva le sue lezioni. Lui è anziano, anche se Tsukiko non vorrà mai ammetterlo. E’ lui a riconoscerla.
Lei lo chiamerà sempre ‘prof’, lui la tratta, a volte, come se fosse ancora l’alunna che non sta abbastanza attenta alle lezioni. Non si danno mai appuntamento, si incontrano quando si incontrano, per caso. Tsukiko osserva che hanno gli stessi gusti, ordinano le stesse cose, bevono tazza dopo tazza di saké e quando se ne vanno via, ognuno per conto proprio, sono tutti e due un poco brilli. Parlano pochissimo. Eppure, quando per qualche sera di seguito il professore non si fa vivo, Tsukiko si preoccupa, non vuole ammetterlo con se stessa ma sente la sua mancanza.
    Il centro della vicenda è quando il professore chiede a Tsukiko se vuole partecipare alla festa per il fiorire dei ciliegi- ci saranno gli altri professori, sarà nel giardino della scuola. E lì Tsukiko incontra due persone- una professoressa che era ed è ancora molto bella ed un vecchio compagno di classe. Il professore sembra trovare piacere nella compagnia della professoressa Ishino- è perché si sente un poco gelosa che Tsukiko accetta la corte di Kojima, con cui era già uscita al liceo? Lui è attraente, garbato. Si incontreranno parecchie volte, lui la invita ad andare via insieme due giorni, in un ryokan dove si mangia bene. Tsukiko è tentata, ma tergiversa, poi rifiuta. Piuttosto, quando rivede il professore nel solito nomi-ya, dopo un lungo periodo in cui non lo aveva più visto, è lei, Tsukiko, a chiedere al professore di passare due giorni insieme in un ryokan.

   La storia d’amore raccontata da Kawakami Hiromi è insolita- insolita per i nostri tempi in cui, nella maggior parte dei romanzi, l’uomo e la donna finiscono a letto subito dopo il primo incontro, insolita per la delicatezza con cui la solitudine dell’uno e dell’altra affiora in ogni pagina. A noi lettori capire e interpretare, ognuno a suo modo, il significato profondo di questo amore. Perché Tsukiko non accetti l’amore che le viene offerto dall’uomo che sarebbe più adatto per lei per età, anche se le piace, e si offra invece all’anziano professore. E’ più comprensibile perché questi, che è stato sposato e abbandonato dalla moglie, ricambi, con timidezza, quasi con ritrosia, il sentimento e le esplicite avances di Tsukiko- d’altra parte, la scena centrale, quella della fioritura dei ciliegi in cui il vento fa cadere i petali nelle tazze, era un chiaro simbolo della bellezza effimera e della necessità di goderne al momento.
Anche la cartella da cui il professore non si separa mai, che si identifica con lui e con il suo passato, può essere un simbolo, può dare un significato a questa storia breve come un haiku- uno di quelli che Tsukiko non ascoltava mai durante le lezioni e che ora compone lei stessa insieme al professore.



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