Voci da mondi diversi. Francia
Thomas Schlesser, “Gli occhi di Monna Lisa”
Ed.
Longanesi, pagg. 432, Euro 20,90
Pensiamo subito al quadro di Leonardo Da
Vinci, leggendo il titolo, agli occhi che sembrano fissare l’osservatore,
dovunque sia, intento a guardare il ritratto della donna dal sorriso
enigmatico. Il quadro avrà il suo posto nel romanzo, ma il titolo allude anche
alla bambina di dieci anni, di nome Lisa, che è la protagonista insieme al suo
straordinario nonno Henry, che lei chiama ‘Dadé’, e ai suoi occhi che sono lo
spunto iniziale della narrazione.
Un giorno, mentre sta facendo i compiti, Lisa vede improvvisamente tutto nero. La sua cecità dura poco ma, ugualmente, i genitori la accompagnano a fare una serie di controlli medici. È destinata a perdere al vista, Lisa? Lo specialista consiglia delle sedute di psicoterapia, se ne incaricherà il nonno. Il quale decide che farà tutt’altro che accompagnare Lisa dallo psicologo- se dovesse essere vero che la bambina diventerà cieca, il nonno vuole farle vedere le più belle opere d’arte, che rimangano un tesoro di bellezza nella sua memoria. Sarà un segreto tra nonno e nipote, il nome dello psicologo sarà…Botticelli, il nome del pittore con cui inizia il loro viaggio nei tre grandi musei di Parigi, il Louvre, il Beaubourg.
Nonno e bambina sono due personaggi straordinari che si fanno notare- lui per la maniera che ha di spiegare i dipinti, segnalando dettagli di colore o di figure che noi non avremmo visto, stimolando lo spirito di osservazione di Lisa che ‘cresce’, quadro dopo quadro, impara a ‘vedere’ con un’acutezza che va al di là della semplice vista, arriva a fare delle riflessioni personali, finisce per prendere lei la parola per prima, spiegando un quadro come il nonno ha fatto finora. Con acume il nonno sceglie un solo quadro da vedere, ogni mercoledì, un quadro per illustrare anche un’epoca, la personalità del pittore, gli avvenimenti storici. Nella sua voce ci pare di riconoscere quella dello stesso scrittore (Thomas Schlesser è uno storico dell’arte), a volte suona un poco didattica, e però quello che ci propone è un fantastico percorso nella storia della bellezza- anche noi impariamo quanto Lisa, comprendendo meglio quadri che conosciamo e scoprendone altri che non conosciamo e davanti ai quali forse saremmo passati senza degnarli di attenzione.
Accanto a questo filone principale e
dominante, ce ne sono altri due minori che scorrono paralleli. In uno seguiamo
la vita di Lisa, non più ‘alunna’ del nonno, ma bambina che frequenta la scuola
elementare, le sue amicizie, la simpatia per un compagno ripetente, il suo
rancore per la mamma che ha letto il suo diario, il ricordo sfumato della
nonna, morta parecchi anni prima. Qual è il mistero che avvolge la morte della
nonna? È questo un tema solo abbozzato ma con la sua importanza.
Nell’altro filone minore il protagonista è il padre di Lisa che gestisce un negozio tra ‘robivecchi’ e antiquariato. Un personaggio che sembra perdente, che affoga nell’alcol le sue frustrazioni, che tuttavia si risolleva sfruttando un’idea in cui riesce a trarre profitto dalla sua passione per il collezionismo. È una traccia che segue un’arte minore, a fianco di quella grandiosa delle opere d’arte famose. Ne sono un esempio le figurette di Vertunni,
che Lisa scopre per caso, dimenticate in uno scatolone, che il padre venderebbe per due soldi e invece valgono una piccola fortuna, e i vecchi telefoni in bachelite, rimaneggiati per potersi collegare con quelli di ultima generazione.
“Gli occhi di Monna Lisa” fa per il lettore
quello che fece, più di trent’anni fa, “Il mondo di Sofia” di Jostein Gaarder.
Gaarder proponeva un compendio di storia della filosofia comprensibile a tutti,
Schlesser ci avvicina al mondo dell’arte aiutato dalle riproduzioni dei quadri
di cui parla il nonno.
Del libro un giornale francese ha scritto,
“un libro intelligente capace di renderti più intelligente”. Sono d’accordo, e
aggiungerei che è molto piacevole.
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