Casa Nostra. Qui Italia
cento sfumature di giallo
Chiara Valerio, “Chi dice e chi tace”
Ed.
Sellerio, pagg. 276, Euro 15,00
Vittoria è arrivata a Scauri, l’ultimo paese del Lazio, negli anni ’70. È arrivata insieme a Mara, una donna bionda e molto bella, di parecchio più giovane di lei. Tutti fanno supposizioni, perché a Scauri tutti si conoscono e sanno tutto di tutti- che rapporto c’è fra le due donne? Madre e figlia? Non sembra probabile. Sono parenti? Mara è stata adottata? Oppure? Finisce che tutti smettono di farsi domande, accettano l’ovvio. Vittoria compra una grande casa con giardino, Mara apre una pensione per animali- a Scauri? Sì, a Scauri e l’avvocato Lea Russo- io narrante del romanzo- sarà tra i primi ad approfittarne lasciandoci il suo cane per qualche giorno. Vittoria si impone con la sua personalità carismatica, aiuta i bambini a fare degli erbari, gioca a carte con gli uomini che incontra al dopolavoro ferroviario, è l’unica donna che possegga una barca a Scauri.
Poi Vittoria muore, affogata nella vasca da
bagno. Vittoria che era un’ottima nuotatrice? Un malore? Sì, un infortunio, le
disgrazie capitano così. E, adesso che non c’è più, è chiaro che nessuno la
conosceva veramente.
Qualcuno
sapeva che Vittoria era sposata? Nessuno. Qualcuno sapeva che era laureata in
medicina? Nessuno. Qualcuno sapeva che aveva vissuto tre anni in America?
Nessuno. Qualcuno sapeva che era ammalata? Nessuno.
Allora questo romanzo, così ricco di suggestioni, così stimolante nelle tematiche che propone, così incantatore nelle descrizioni della piccola città dalla ‘grazia scomposta’, diventa in qualche maniera un romanzo di indagine, di più di una sola indagine- d’altra parte l’io narrante (altro personaggio molto interessante) è un avvocato. Ed è incaricata di dirimere un litigio fra due ragazzi sulla spiaggia, sfociato in una rissa. Questa è la prima indagine su colpe e responsabilità, quasi un pretesto perché la famiglia implicata è strettamente imparentata con Vittoria, che appare come figura sfuocata in una foto polaroid scattata sulla spiaggia e che, a quanto pare, era intervenuta, rimettendo a posto, con un colpo secco, il naso di uno dei ragazzi. C’è poi la curiosità di Lea Russo (l’occhio esterno che osserva e che racconta) di sapere di più su Vittoria, una volta che apprende dettagli che ignorava sulla vita di lei. E’ una curiosità che la scava dentro, che la porta a dubitare di se stessa e delle sue inclinazioni, lei che è felicemente sposata con quel marito che ama e che ‘distrattamente’ (questo è un gioco tra di loro) l’ha resa madre di due bambine. E più sa di Vittoria, più le appare impossibile che sia morta per un incidente- e questo è un altro filone di indagine. E un altro ancora- da dove è saltata fuori Mara? Veniamo a conoscenza di forme celate di violenza, come fossero state anticipate dal litigio sulla spiaggia.
La verità non è una, l’identità neppure,
l’amore ha molte forme, bisogna solo avere il coraggio di essere se stessi, di
aprirsi agli altri- Vittoria insegna, anche il suo nome ha questo significato.
Uno stile vivace, brillante, una voce
narrante che sa essere lirica e realista, onesta verso se stessa e verso gli
altri, capace di far vivere un intero paese in queste pagine, di colorare il
paesaggio e i personaggi che diventano tutti, anche quelli minori,
indimenticabili. Un libro molto bello e insolito, che fa riflettere, che ci fa
porre delle domande a noi stessi.
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