Voci da mondi diversi. Germania
guerra fredda
Robert Krause, “A una fermata dal destino”
Ed.
Nord, trad. Roberta Zuppet, pagg. 312, Euro 18,00
13 agosto 1961. Nella memoria collettiva
prevale un’altra data, 9 novembre 1989. La prima è quella in cui fu eretto il
muro di Berlino, chiudendo il confine tra le due Germanie. La seconda è quella
in cui fu smantellato, iniziando il processo di riunificazione.
Il
titolo originale del libro di Robert Krause è “3 ½ Stunden”, Tre ore e mezzo- il tempo che impiega il
treno D151 per coprire la distanza tra Monaco di Baviera e Berlino, il tempo
che avranno i passeggeri di prendere una decisione che segnerà la loro vita
futura: partire o restare? Proseguire il viaggio o scendere all’ultima stazione
dell’Ovest?
Abbiamo letto altri romanzi che si svolgono su un treno o su una nave, microcosmi in cui si muovono i personaggi più diversi. “A una fermata dal destino”, tuttavia, è doppiamente originale- per il giorno in cui è ambientato, con i suoi risvolti politici, e perché i personaggi sono accomunati dalla scelta che devono fare, ognuno di loro motivato o tentato da qualcosa che lo rende unico.
Una
famiglia con due bambini- lui, ingegnere, ha avuto un’ottima offerta di lavoro
a Monaco; lei crede fermamente nell’utopia socialista e mai accetterebbe il
consumismo dell’Ovest.
Una
coppia anziana che viaggia con l’urna delle ceneri del fratello di lei. Se
restassero, potrebbero raggiungere il figlio a Garmisch.
Una
coppia che si sposerà il giorno dopo. Un bambino di colore è seduto accanto a
loro- è il figlio di lei, il ‘frutto della colpa’. Questo matrimonio la farebbe
accettare di nuovo dalla sua famiglia.
Una
band di tre suonatori e una cantante. All’Est sono famosi, all’Ovest non sono
nessuno. All’Est l’amore di due di loro è reato, all’Ovest l’omosessualità è
permessa.
Un’allenatrice
insieme ad una ginnasta che dimostra meno degli anni che certamente ha.
Un
ispettore di polizia, infine. Cerca le prove per far arrestare un medico- tre
persone sono morte dopo averlo incontrato.
Saliamo sul treno con i personaggi che impariamo a poco a poco a conoscere nelle sezioni in cui l’uno o l’altro o quell’altra primeggiano, con le loro riflessioni, i dubbi, i ricordi. È proprio mentre sono in viaggio che, attraverso una radio, vengono a sapere che, dopo che la DDR ha perso più di due milioni di cittadini che sono passati all’Ovest, è stata presa la decisione di costruire il Muro. Per i passeggeri sarebbe stato meglio non dover scegliere, perché sono consapevoli che la decisione che prenderanno sarà definitiva- una famiglia potrebbe spaccarsi in due, potrebbe non essere più possibile rivedere genitori o figli rimasti da una o dall’altra parte, potrebbe tornare alla luce il ruolo ricoperto durante la guerra, si potrebbero incontrare difficoltà economiche. Chi di loro crede veramente negli ideali di uguaglianza, in quella vita uguale per tutti propugnata all’Est? E tutta quella libertà che si dice ci sia all’Ovest, è veramente tale?
Piccoli e grandi drammi si svolgono sul
treno diretto a Berlino e a questi si aggiunge un pizzico di mystery da
indagine poliziesca- che cosa contengono le fiale ritrovate dall’ispettore di
polizia in una carrozzina che non contiene nessun neonato?
In un giorno che ha segnato il corso della
Storia, il destino di un gruppo di persone è nelle loro proprie mani. A loro è
ancora dato scegliere, in futuro lo stesso scrittore, regista e sceneggiatore,
nato a Dresda nel 1970 dovrà fuggire nella Germania Ovest (come tanti altri
della cui fuga rocambolesca e audace troviamo testimonianza nel piccolo museo
del Checkpoint Charlie) per andare a studiare cinema a Monaco di Baviera.
Un
romanzo che appassiona, che piace per il mix di Storia, politica e piccole
storie personali.
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