Voci da mondi diversi. Medio Oriente
il libro ritrovato
Yehoshua Kenaz, “Ripristinando antichi amori”
Ed. Giuntina, trad. Elena
Loewenthal, pagg. 253, Euro 17
Ci sono dei titoli che mi incantano. Ci
sono dei libri che prendo in mano, a volte senza neppure sapere chi sia
l’autore, perché il titolo mi ha colpito. Trattandosi di un libro di Yehoshua
Kenaz, scrittore che ammiro molto e che è stimato come uno dei più grandi
scrittori israeliani, l’attrazione ha avuto un duplice motivo ed ero certa che
non sarei stata delusa.
“Ripristinando antichi amori”-
che bella scelta di parole. Il titolo si riferisce ad una delle tante storie
contenute nel libro- una donna, disperata perché abbandonata dal suo uomo, si
rivolge ad una persona che pubblicizza la sua attività con un cartello recante
la scritta, ‘Si ripristinano antichi amori’: un fattucchiere? un mago? un
ciarlatano? E comunque si è proprio
verificato, che il suo innamorato è tornato da lei. A questo punto, però, lei
si è accorta di non amarlo più.
Questa è solo una storia
marginale, che uno dei personaggi principali ascolta su un autobus, irretita
dal racconto, perché in qualche maniera si addice anche a lei, Gabi. Gabi ha
una relazione con un collega, un uomo da cui tutti l’hanno messa in guardia. Ma
l’amore è cieco, o meglio, la passione è cieca e Gabi ha accettato tutte le
condizioni poste da Hazi: incontrarsi quando vuole lui e nell’appartamento
affittato da lui a questo scopo, mai rivolgere la parola agli altri condomini,
mai parlare di lui con nessuno, mai fargli domande a cui lui in ogni caso non
può rispondere.
Non sarebbe esatto dire che il romanzo
di Kenaz è uno spaccato di vita osservato nel microcosmo di un condominio di
Tel Aviv, perché è vero che la maggior parte dei personaggi abita nello stesso
palazzo, ma altri, invece, hanno a che fare con chi ci abita in una maniera
devia e intrigante, che tocca al lettore scoprire, allacciando le varie fila.
Nel palazzo abita l’anziano rappresentante dei condomini che parla ancora un ebraico
approssimativo e si infuria contro i nuovi proprietari che trasformano
abusivamente un magazzino in un appartamento. Ci abita pure un uomo solo con il
suo cane, Abiram, che lavora in un’agenzia immobiliare. Le pareti sono sottili,
la stanza di Abiram è attigua a quella in cui Gabi e Hazi fanno l’amore, Gabi
urla nel piacere, il cane abbaia forte, Abiram si innamora della bella
sconosciuta, la cosa che più desidera è possederla almeno una volta.
In
un’altra casa due genitori hanno ben altri pensieri: il figlio Eyal ha
disertato dall’esercito, non è tornato a casa, non si sa dove sia. Per il padre
(che è l’impresario che si occupa della ristrutturazione del magazzino situato
nel condominio dove Hazi ha preso in affitto l’appartamento tramite l’agenzia
dove lavora Abiram) è un disonore, è un calpestare quanto c’è di più sacro per
un israeliano. C’è poi ancora la storia di un vecchio in sedia a rotelle che si
affeziona alla badante, tanto da accettare che l’uomo di questa si trasferisca
a casa sua con lei.Quale sia il collegamento di questi personaggi con gli altri lo scopriremo alla fine, quando tutte le vicende avranno un epilogo, più o meno triste, o felice, o drammatico. Perché la vita è fatta così, di vicende che sembrano sempre contenere un elemento del caso e poi è difficile sapere se il caso lo abbiamo creato noi, con le nostre premesse. E comunque c’è sempre da imparare nella vita- la vita è gestibile solo se accogliamo la lezione che vuole impartirci.
Durante un’intervista con Yehoshua Kenaz,
in occasione dell’uscita del suo libro “Voci di muto amore”, quando gli avevo
chiesto perché prediliga l’ambientazione nei condomini (“La grande donna dei
sogni”) o nel ricovero per anziani (“Voci di muto amore”), lo scrittore mi
aveva risposto che gli piace la polifonia, gli piace la moltitudine di voci,
gli pare che ci sia una maggiore ricchezza in un romanzo con più punti di
vista. Ed infatti è tornato, in un modo sempre nuovo, ad un condominio in
questo “Ripristinando antichi amori” che leggiamo nella splendida traduzione di
Elena Loewenthal. Pare facile raccontare una miriade di storie, e invece ci
vuole una grande arte per costruire un romanzo che potrebbe risultare
frammentario e non lo è affatto, perché ogni tessera si inserisce perfettamente
al posto giusto, creando un quadro che è uno spaccato di vita moderna in
Israele, con tutti i suoi problemi e le sue contraddizioni. Un romanzo
incredibilmente vero, incredibilmente e umanamente bello.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
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