lunedì 6 marzo 2017

Sarah Waters, “L’ospite” ed. 2009

                                  Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
  cento sfumature di giallo
   il libro ritrovato

Sarah Waters, “L’ospite”
Ed. “Ponte alle Grazie”, trad. Maurizio Bartocci, pagg. 528, Euro 20,00


    Credo che non ci sia nessuna altra letteratura che abbia un numero così alto di case indimenticabili nei romanzi, protagoniste esse stesse tanto quanto i personaggi umani. Ci devono essere ragioni sociali- una maggiore ricchezza delle classi nobiliare e alto borghese che ebbero la buona sorte di non essere rovesciate da alcuna rivoluzione- e climatiche: il famoso clima britannico, grigio, piovoso e fatto di ombre, sembra essere perfetto per spettri e inquietanti presenze che si aggirano negli interni. Sono case che ricordiamo per nome- quale prova migliore della loro identità? Thornfield Hall (nei cui corridoi bui echeggia la risata della moglie pazza di Lord Rochester) e Wuthering Heights (dove l’amore di Heathcliff e Catherine vivrà per sempre), Darlington Hall di “Quel che resta del giorno” e Manderley di “Rebecca”, Howards End e Gosford Park e, per finire, lasciandone indietro chissà quante altre, la casa di Miss Havisham in “Great Expectations” di Dickens, citata anche- a mo’ di gioco scherzoso- nel romanzo di Sarah Waters, “L’ospite”. Che però si avvicina di più ai grandi romanzi che ruotano attorno alle case di due autori americani, “La caduta della casa degli Usher” di Poe e  “Il giro di vite” di Henry James.

     Senza dire nulla, penso che il lettore si sia già fatto un’idea di quello che lo aspetta nel libro di Sarah Waters: una casa, Hundreds Hall, del cui antico splendore è rimasto ben poco; una famiglia impoverita e decaduta; avvenimenti strani e inspiegabili che si succedono e che sembrano essere voluti e causati da un qualche essere maligno. E che cosa vuole questo ‘ospite’, questo ‘little stranger’ del titolo originale, con l’ ambiguità che gli concede la lingua inglese di non precisarne il sesso? Portare gli abitanti della casa alla follia? Alla morte? Determinare la rovina definitiva della casa stessa? Qualunque cosa voglia, ci riesce. E dire che la famiglia Ayres è già stata molto colpita dalla sorte. O dalla vita. La signora Ayres aveva perso una bambina nella prima infanzia; il figlio Roderick era tornato dalla guerra gravemente menomato; nel frattempo era morto il Colonnello Ayres e, con il governo laburista, era diventato arduo mantenere la casa- erano stati costretti a vendere della terra, appezzamento dopo appezzamento. La figlia Caroline sembra essere la più resiliente della famiglia- sarà perché è alta e un poco sgraziata, decisamente non bella e quindi senza svenevolezze, Caroline ha buon senso pratico e non c’è lavoro che lei giudichi inadeguato per sé.
Le sventure (almeno quelle nuove e grosse) incominciano quando il docile cane di Caroline azzanna, sfigurandola, una bambina che è venuta con i genitori per la prima festa che si tenesse a Hundreds Hall da molti anni. Come è stato possibile? E’ stata la bimba a stuzzicarlo? Erano dietro una tenda…Per fortuna tra gli ospiti c’è il dottor Faraday: la sua presenza è giustificata dal fatto che è il medico di famiglia, perché le barriere di classe sono ancora alte nella Gran Bretagna del dopo-guerra, e per gli altri invitati lui è poco più di un maggiordomo.
     Figura interessante, questo dottor Faraday che è anche la voce narrante. Perché è subdolamente ambiguo, nel senso che noi tendiamo a credere al narratore ed è vero che non ci nasconde nulla, eppure (e in questo è il fascino di questo tipo di romanzi, così prettamente inglesi) ad un certo punto dubitiamo di lui e dei suoi fini: sta proprio facendo il bene dei membri della famiglia Ayres che sono suoi pazienti, lui che, tutto sommato, è pure un ospite nella casa, un estraneo quanto ‘the little stranger’ che cerca di dar fuoco alla magione?
    Alla fine c’è soltanto il dottor Faraday ad aggirarsi per le stanze. Lui dice di non aver mai visto fantasmi, solo il suo viso riflesso in un vetro incrinato, che lo guarda ‘deformato, sconcertato e bramoso’. Grande finale per un libro di suspense sottile e raffinata.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net



     

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