martedì 28 marzo 2017

Derek B. Miller, “La ragazza in verde” ed. 2017

                            Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
       guerra in Iraq
       FRESCO DI LETTURA


Derek B. Miller, “La ragazza in verde”
Ed. Neri Pozza, trad. Raffaella Vitangeli, pagg. 407, Euro 18,00

    Iraq 1991. La guerra è finita (veramente?) e il ventiduenne soldato americano Arwood Hobbes è stanziato al posto di controllo Zulu con il compito di far rispettare il cessate il fuoco. Si annoia mortalmente, Arwood. E’ solo un ragazzo capitato in una guerra che non capisce, in un paese di cui non sa nulla- Arwood, peraltro, sa poco di tutto: quando parla con il giornalista Thomas Benton, è chiaro che non sa che differenza ci sia tra un inglese e un britannico e ha un’idea vaga di dove sia l’Inghilterra (‘oltreoceano, giusto?’). Thomas Benton ha il doppio degli anni di Arwood e non si sa bene se si trovi in Iraq per fare un servizio giornalistico o per fuggire lontano dalla moglie che lo ha tradito e da cui intende separarsi. Benton vuole arrivare al villaggio di Samawa, poco oltre la linea del cessate il fuoco, e Arwood lo lascia andare, con la promessa che gli porterà indietro un gelato.
Sono queste le premesse per una storia  che ha molto di vero e molto di incredibile, qualcosa di folle, qualcosa di quel tipo di ironia che ci ricorda “Catch 22” di Joseph Heller e, comunque, un’assoluta condanna della guerra. Perché, mentre Benton si attarda, degli elicotteri della Guardia Repubblicana aprono il fuoco su Samawa. Il giornalista corre verso la postazione di Arwood che si sente responsabile per avergli dato un indebito permesso e corre a sua volta verso di lui per aiutarlo. Con Benton c’è una ragazzina vestita di verde: viene uccisa a sangue freddo, nella schiena, da un colonnello baathista. Il non aver potuto salvare almeno una vita diventerà per Benton e Arwood il rovello della loro vita, il ricordo che non si può cancellare.

    2013. Una telefonata nella notte. Arwood e Benton non sono rimasti in contatto, ma quando Arwood, in tono concitato, dice a Benton di accendere il televisore e di guardare le riprese dell’attacco di mortaio sui profughi siriani diretti in Kurdistan- c’è una ragazza con un abito verde, è lei- Thomas Benton capisce subito di chi l’altro stia parlando. Ed ecco il filone ‘folle’ del romanzo- anche questa ragazza vestita di verde è di certo morta, e poi, è impossibile sia la stessa, eppure Arwood, congedato con disonore dall’esercito, Arwood che ha combinato ben poco nella vita, che però non è più il ragazzino ignorante del 1991, anzi, sa tantissimo della guerra in Medio Oriente, Arwood il visionario riesce a trascinare il posato e ormai anziano Benton nell’impresa disperata di trovare e mettere in salvo ‘la ragazza in verde’.

    Questo è solo l’inizio di una vicenda che ci farà restare con il fiato in sospeso- non si gioca con la guerra, non si scherza con gli uomini dell’Isis o dell’Isil, che cosa è una vita umana? D’altra parte, come viene fatto osservare, l’Europa ha fatto i suoi stermini, durante la seconda guerra mondiale. E qui, oltre alla disperata situazione dei profughi, sono in pericolo le vite di un americano e un inglese: valgono di più delle altre? Valgono di più di quella dell’autista che li conduce nel pericolo o della ragazza in verde? Sia Arwood sia Benton sono molto cambiati in questi venti anni, Arwood più ancora di Benton. Per lui, più ancora che per Benton, la ragazza in verde è diventata qualcosa di più di un essere fatto di carne e di ossa e di sangue, è un simbolo. Di quello che si sarebbe potuto fare e non si è fatto, di posizioni che si sarebbero potute prendere, di aiuti che si sarebbero potuti dare. Se, come sembra, non c’è mai fine a la guerra, non c’è neppure mai fine al tempo per rimediare gli errori, per riportare ordine nel disordine del mondo anche se in piccola, piccolissima parte, in un altro tempo, in un altro luogo e altre circostanze.


    In apparenza “La ragazza in verde” è molto diverso dal precedente romanzo di Derek Miller, “Uno strano luogo per morire” (2015), che si poteva inserire nel genere del ‘thriller’. In realtà c’è un costante interesse per la guerra e le conseguenze della guerra su chi è coinvolto. Anzi, ci viene da pensare che “La ragazza in verde” sia un prolungamento dello stesso tema, di come la guerra sia una costante malignamente necessaria per gli esseri umani.

trovate la recensione del precedente romanzo di Derek Miller sotto l'etichetta Cento sfumature di giallo, 2015


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