lunedì 14 novembre 2016

Valérie Perrin, “Il quaderno dell’amore perduto” ed. 2016

                                                         Voci da mondi diversi. Francia
       love story
      FRESCO DI LETTURA

Valérie Perrin, “Il quaderno dell’amore perduto”
Ed. Nord, trad. G. Maugeri, pagg. 348, Euro 16,90


      Mi succede spesso di domandarmi perché non sia stato mantenuto il titolo originale di un libro. Così banale quello italiano, così ricco di implicazioni, così stuzzicante quello francese, “Les oubliés du dimanche”, i dimenticati della domenica. Ci sono degli ospiti di Villa Ortensia (una casa di riposo per anziani in un cittadina francese) che nessuno va mai a trovare, neppure una volta alla settimana, alla domenica. Sono stati lasciati lì, come pacchi non reclamati alle poste, dimenticati. E c’è qualcuno (gli daranno un soprannome, il Corvo) che telefona alle famiglie da una stanza di Villa Ortensia per comunicare la morte sopraggiunta all’improvviso del loro parente. Telefona sempre di notte, per non affrettare il loro arrivo e, quando si presentano il mattino seguente, pensando di doversi occupare delle esequie…sorpresa! Il vecchietto o la vecchietta stanno bene e sono felici di vedere finalmente qualcuno.

     Helène ha novantasei anni. Justine ne ha ventidue. Helène non è una dei ‘dimenticati’: sua figlia Rose e suo nipote sono molto spesso seduti accanto al suo letto, a leggerle libri, a parlarle. Justine fa l’aiuto infermiera a Villa Ortensia e Helène è una delle sue pazienti preferite. Perché Helène le racconta della sua vita e intanto è come se lei, Helène, fosse sempre su una spiaggia assolata con l’uomo che ha amato, il suo Lucien. E Justine riporta le sue storie in un quaderno- sarà una miniera di ricordi per il nipote.
     Ci sono due romanzi in uno, ne “Il quaderno dell’amore perduto”. E sono due romanzi d’amore drammatico, con due diversi significati. Entrambi parlano di passioni così forti da portare al tradimento peggiore che non è solo tradimento di un altro ma della parte migliore di sé. E c’è qualcosa da imparare in entrambe le vicende.

     Helène era stata una bambina infelice, emarginata a scuola perché non riusciva ad imparare a leggere. Non si parlava di dislessia, allora. Era rimasta a casa, a cucire nel laboratorio da sarti dei genitori. Poi aveva conosciuto Lucien, il figlio del musicista cieco che sapeva leggere l’alfabeto braille e lo aveva insegnato a Helène che aveva visto spalancarsi un mondo davanti a sé. Non si erano mai sposati, Lucien e Helène, perché Lucien aveva visto finire il matrimonio di suo padre e sua madre e non voleva ripetere l’esperienza. Poi c’era stata la guerra ed ecco il primo dei tradimenti- di Lucien. Sarebbe stato deportato, sarebbe sopravvissuto ma avrebbe vissuto la sua vita con un altro nome- il suo lo aveva dimenticato come aveva dimenticato la sua vita di prima.
    Justine era rimasta orfana giovanissima. I suoi genitori erano morti in un incidente d’auto insieme ai genitori di suo cugino- i loro due padri erano gemelli. Justine e il cugino erano cresciuti con i nonni- che atmosfera soffocante e fredda nella casa di quei nonni stroncati dal dolore della perdita di due figli. Eppure…quando è che Justine aveva sentito dire che c’era stata un’inchiesta su quell’incidente, che c’era qualcosa di poco chiaro? La verità che Justine scoprirà è sconvolgente. Dice di un amore-passione che rende ciechi, di più di un tradimento, di qualcosa su cui è meglio tacere perché si è già sofferto abbastanza, si è già stati castigati abbastanza. Manca, però, in questa storia d’amore, una generosità che invece è presente nella storia di Helène e del suo amore perduto e di cui non voglio parlare per non svelare troppo.

      Un romanzo d’amore è sempre un romanzo per donne, ma c’è una garbatezza e una poeticità che piace nel libro di Valérie Perrin, che gli impedisce di scadere nel lacrimevole. E c’è pure una striatura di realismo magico nel ‘personaggio’ del gabbiano, l’essere dell’aria destinato a seguire- come l’ombra dell’amore- Lucien ed Helène.



      

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