sabato 26 novembre 2016

Simona Vinci, “Come prima delle madri” ed. 2003

                                                       Casa Nostra. Qui Italia
         romanzo di formazione
        il libro ritrovato

Simona Vinci, “Come prima delle madri”
Ed.Einaudi, pagg. 323, Euro 16,00


    Una costruzione perfetta, in questo secondo romanzo della giovane scrittrice Simona Vinci, definito “thriller psicologico” e “romanzo di formazione” sul quarto di copertina. Un prologo in cui il protagonista, che viene sempre chiamato “il ragazzo”, oppure con il suo nome, Pietro, trova un uomo morto sul greto del fiume. Un cadavere senza volto, irriconoscibile: il primo segnale dell’ingresso del Male nella vita di Pietro. Nella prima parte Pietro, 13 anni, si sveglia in collegio. Così, all’improvviso. Aveva la febbre quando lo hanno portato lì, in macchina. Non sa perché. La sua stanza a casa aveva la tappezzeria gialla, al mattino sentiva il canto degli uccelli e la luce del sole gli cadeva sul cuscino. Adesso è avvolto in un buio fondo e sconosciuto; gli scuri serrati non lasciano entrare la luce. Due ricordi: la mamma giovanissima e Irina, la compagna di giochi che è morta- dicono di consunzione. Gli scherzi nei collegi sono crudeli, si sa. Ma quello a cui Pietro prende parte perché non ha la forza di sottrarsi, lascia un altro bambino quasi in fin di vita.
E’ il Male che avanza, invade il collegio che viene requisito dai tedeschi nella ritirata. Pietro torna a casa, ma ormai l’età dell’innocenza è finita per sempre. C’è un tedesco in casa, un amico della mamma; Pietro li vede a letto insieme, vede lui fare delle iniezioni alla mamma. E la giovane domestica, la Nina, non solo inizia Pietro all’amore, ma gli fa capire anche che non sempre si deve obbedire e che c’è una dignità nella lotta portata avanti dai ribelli che hanno rifiutato il governo di Badoglio. E’ lento a capire, Pietro, della guerra sa solo quello che sente in casa. Ci vuole la morte di Nina, trovata impiccata, e la scatola di latta con il diario sgrammaticato di Irina, per fargli capire che cosa c’è dietro tutte quelle morti, e che non è detto che una donna, solo per il fatto di essere madre, sia buona.
Sua madre, che adesso conosciamo come Tea, è la protagonista della seconda parte, un altro romanzo di formazione, un passo dopo l’altro nel buio della coscienza, una storia che inizia in una trattoria in campagna, si sposta a Berlino, finisce nella grande villa. La terza parte è il “viaggio” di Pietro, una volta che ha deciso di incamminarsi per la strada da cui non si torna indietro, in una palude in cui ogni passo è incerto, con una nebbia simbolica che gli rende più difficile riconoscere quello di cui è in cerca senza sapere che cosa sia, un nocchiero-Caronte che lo traghetta dall’altra parte di un fiume verso gli uomini di cui la Nina gli aveva parlato e a cui lui affiderà l’incarico di fare giustizia. La formazione di Pietro si è conclusa e anche il thriller si è risolto, le morti sono state spiegate ed è chiaro pure il significato delle pagine strane e inquietanti che si sono alternate al testo principale nella prima parte, una voce sottile di bambina prigioniera nel buio. Un romanzo denso e teso che conferma le ottime qualità narrative della scrittrice.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net








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