sabato 5 novembre 2016

Ruth Ware, “La donna della cabina numero 10” ed. 2016

                                Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
        cento sfumature di giallo
         FRESCO DI LETTURA

Ruth Ware, “La donna della cabina numero 10”
Ed. Corbaccio, trad. Valeria Galassi, pagg. 368, Euro 14,37

   E’ un po’ squinternata ma terribilmente simpatica. Tende a bere troppo. Prende pillole antidepressive. Va soggetta ad attacchi di panico. Scrive per un giornale che pubblica articoli di viaggio ma di certo non ha grandi prospettive di carriera- dopotutto è capitata a lavorare a Velocity per caso. Ha un legame sentimentale con un fotografo americano che è spesso assente e lei non si decide a stringere il rapporto andando a convivere con lui. Si chiama Laura Blackblock- la chiamano Lo.
    Antefatto. Notte nel piccolo appartamento di Lo a Londra. La sera prima lei era piuttosto ubriaca quando è rientrata. Un rumore la fa svegliare di soprassalto. Panico. Quando apre la porta della sua camera (come mai è chiusa?), si trova di fronte un uomo mascherato. Terrore allo stato puro. L’uomo però non le fa niente, semplicemente la chiude in camera da letto.
Per Lo è uno shock tremendo che influenzerà il suo comportamento in quello che avviene in seguito. Nella  sensazione di instabilità che prova in questo momento, Lo non può fare a meno di accettare una proposta allettante- in sostituzione del suo capo salirà a bordo dell’Aurora borealis per la crociera di inaugurazione. E’ una piccola imbarcazione di gran lusso per clienti esclusivi e la meta saranno i fiordi norvegesi con la speranza di riuscire anche a vedere le luci dell’aurora boreale. Si può rifiutare un’occasione del genere? Conoscerà persone che le potranno tornare utili, si farà un nome scrivendo gli articoli ‘giusti’. E si divertirà anche.
     Da quando Lo sale a bordo inizia, a piccoli passi progressivi, l’incubo. Tutto meraviglioso, lampadari scintillanti di Swaroski, scalinata che sembra quella del Titanic. Saranno adeguati gli abiti da sera che Lo ha preso in affitto? Quando si trucca per la prima cena, si accorge di aver dimenticato il mascara. Sente rumore nella cabina vicina alla sua, la numero 10, e prova a bussare per chiederlo in prestito. Le apre una ragazza bruna, molto bella. Sembra sorpresa. Le dà un mascara da poco prezzo, le dice che può tenerlo.
      Notte sull’Aurora borealis. Per quello che riguarda Lo, è un déja vu della notte in cui è rientrata nella sua casa di Londra. Adesso è nella sua cabina, la numero 9. E’ ubriaca. Sente un rumore (ancora). Un tonfo. Esce sulla veranda della cabina e vede qualcosa di grosso in acqua. E una macchia sulla ringhiera della veranda a fianco- sangue?
       Ruth Ware è maestra nel costruire l’atmosfera. Da ora in poi tutto quello che Lo dirà, tutti i suoi comportamenti verranno valutati in base alle sue debolezze. Si può prestare fede a una ragazza che ha bevuto troppo, che prende antidepressivi, che non ha ancora superato il trauma dell’incontro frontale con il ladro in casa sua? Perché la cabina numero 10 è vuota. Chi doveva occuparla non è venuto. Nessuna donna ha mai occupato la cabina numero 10. Le ha dato un mascara? E dov’è questo mascara? Scomparso.
Mentre Lo cerca in ogni maniera di capire, mentre i suoi sospetti si spostano dall’uno all’altro dei passeggeri, mentre lotta per respingere il panico, la narrazione (è Lo la voce narrante, è suo il punto di vista) è interrotta da messaggi di posta elettronica, da post su social network e da notizie di un giornale. Il fidanzato di Lo è sempre più in ansia perché non l’ha più sentita, il giornale annuncia la scomparsa di una donna nei mari del Nord, le supposizioni più strambe e pettegole si incrociano in rete. Poi Lo riprende a raccontare ma il lettore resta in tensione, non sa in che tempo collocare quello che dice, anche perché la situazione di Lo si è fatta molto difficile. La crociera da sogno si è trasformata in un gran brutto sogno. Non dirò altro.
     Se all’inizio la situazione de “La donna della cabina numero 10” ricordava quella tipica dei gialli ‘nella stanza chiusa’ in cui è giocoforza che l’assassino sia uno dei presenti, Ruth Ware cambia le carte in tavola, sposta tutta la tensione della narrazione sulla fragilità psicologica della protagonista, alimenta il dubbio del lettore su quale sia la verità, su che cosa sia veramente accaduto, su quale sia la fine dell’avventura di Lo: è suo il corpo che è stato trovato e che ha gettato nel dolore la famiglia e il forse-fidanzato in Inghilterra?

Molta suspense ma anche molto divertimento grazie alla simpatia di Lo.


la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net


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