venerdì 18 novembre 2016

Juan Gabriel Vásquez, “Il rumore delle cose che cadono” ed. 2012

                                    Voci da mondi diversi. America Latina
     la Storia nel romanzo
     il libro ritrovato

Juan Gabriel Vásquez, “Il rumore delle cose che cadono”
Ed. Ponte alle Grazie, trad. Silvia Sichel, pagg. 282, Euro 16,80

        A volte facciamo degli incontri che ci cambiano la vita, si sa. Non sempre si tratta di incontri da cui nasce l’amore, può capitare di conoscere una persona a cui saremo legati da profonda amicizia o qualcuno che, con le sue idee e la sua personalità, ci aprirà nuovi mondi. O qualcuno con cui il legame sarà più complesso e sfumato, qualcuno che ci porterà a guardare la morte negli occhi. E’ il caso di Antonio Yammara, il protagonista del bel nuovo romanzo dello scrittore colombiano Juan Gabriel Vásquez, “Il rumore delle cose che cadono”, un libro che- come già “Storia segreta del Costaguana” e “Gli informatori”- ne contiene un altro, con due storie allacciate casualmente e di cui una, quella dell’io narrante Antonio, finisce per essere secondaria. Perché Antonio, che appartiene alla generazione che è diventata grande nel decennio più violento della storia della Colombia, cede il posto di protagonista a Ricardo Laverde che aveva conosciuto in una sala da biliardo e che era stato ucciso in strada una sera del 1996. Accanto a lui c’era Antonio che rimase gravemente ferito, e non solo nel fisico. Antonio non riuscirà a superare il trauma di quanto è accaduto, i rapporti con la compagna da cui ha avuto una figlia ne saranno intaccati, lui continuerà a macerarsi nell’interrogativo senza risposta sul ‘perché’, su chi fosse quel Ricardo Laverde di cui si sapeva solo che aveva scontato quindici anni in prigione e che avrebbe dovuto incontrare di nuovo, per la prima volta dopo tutto quel tempo, sua moglie. Che non era mai arrivata, perché l’aereo su cui viaggiava si era schiantato contro le montagne.

      Il romanzo di Juan Gabriel Vásquez incomincia con una notizia strana, o insolita- a metà del 2009 fu abbattuto il primo degli ippopotami scappato due anni prima da quello che era stato il giardino zoologico di Pablo Escobar. Il lettore resta sorpreso: che maniera è di iniziare un romanzo? Perché questa informazione? Poco dopo il nome di Pablo Escobar riappare come mandante di una serie di crimini che non sono omicidi comuni, azioni di banale violenza, no, piuttosto ‘magnicidi’ come ha imparato a definirli Antonio Yammara prendendo a prestito il termine dalla stampa.
Pablo Escobar
Negli anni ‘80 Pablo Escobar fu responsabile della morte di uomini politici, ministri, giornalisti: sapremo poi che erano tutte persone che lo intralciavano nel traffico di droga e il quartier generale di Pablo Escobar era la Hacienda Nápoles, un luogo di cui si favoleggiava anche per il fantastico zoo che Escobar vi aveva allestito. Antonio lo aveva visitato trasgredendo all’ordine del padre. Molto, molto più tardi, dopo aver conosciuto la figlia di Ricardo Laverde, saprà che anche lei ci era stata disobbedendo alla madre. E in una maniera sottile e intrigante tutta la storia che leggeremo, che è poi la storia di Ricardo Laverde che Antonio ricostruisce per noi sentendola dalla figlia di Ricardo, ha a che fare con il narcotraffico. Con gli inizi del commercio (le coltivazioni di marijuana) e il passaggio alla più redditizia coca. A come fossero coinvolti i gringos che erano arrivati in Colombia nei Corpi di Pace con ben altri intenti. A come Ricardo Laverde fosse stato irretito dall’attrattiva del facile guadagno. E poi l’arresto: chi aveva fatto la soffiata? “Erano degli innocenti”, dirà la moglie, sottolineando la diversità di significato con l’aggiunta della particella ‘degli’, perché non erano innocenti.


     Ci sono due storie d’amore ne “Il rumore delle cose che cadono”- quella travagliata di Antonio che appartiene ai nostri giorni e quella di Ricardo Laverde, romantica, avventurosa, tragica, che si svolge negli anni di perdita dell’innocenza della Colombia e che finisce per essere una parte di storia della Colombia stessa. E lo stile narrativo di Juan Gabriel Vásquez riesce ad essere nello stesso tempo lineare e sontuoso, capace di risvegliare nei lettori i sentimenti dei personaggi.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net


   


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