lunedì 7 novembre 2016

Daniel Silva, “Il caso Rembrandt” ed. 2012

                          Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
                                                   spy-story
                                               il libro ritrovato

Daniel Silva, “Il caso Rembrandt”
Ed. Giano, trad. Raffaella Vitangeli, pagg. 488, Euro 15,90
Titolo originale: The Rembrandt Affair

  “Attività?” ripeté Voss con voce incredula. “La prego, Mr. Allon, se vogliamo parlare di mio padre con franchezza, diamo alle cose il loro nome. Mio padre non prendeva parte a nessuna attività. Mio padre commetteva atrocità. Quanto alla mia presa di coscienza, è avvenuta un po’ alla volta. Sono solo uno dei tanti figli condannati a scoprire che il loro padre non è l’uomo che affermava di essere.

 Glastonbury, Somerset, a sud di Bristol. Una cittadina leggendaria traboccante di miti- Giuseppe di Arimatea portò lì il calice dentro il quale aveva raccolto il sangue di Cristo; nel 1191 dei monaci affermarono di aver ritrovato le tombe di re Artù e della regina Ginevra; in alcuni poemi arturiani Glastonbury è identificata con la leggendaria isola di Avalon. Forse non è affatto un caso che il romanzo “Il caso Rembrandt” di Daniel Silva inizi con l’assassinio di un noto restauratore di quadri proprio a Glastonbury, perché la trama, che si svolge tra Inghilterra, Francia, Svizzera, Argentina, ha le sue radici in un tempo lontano e i morti che possiamo immaginare trasportati in barca all’ultimo riposo di Avalon sono tanti, tantissimi, più ancora di quelli che sono strettamente collegati con il delitto appena commesso.

     Chiunque abbia ucciso Christopher Liddell voleva impadronirsi della tela a cui questi stava lavorando, il Ritratto di una giovane donna di Rembrandt. Non ha preso nient’altro che questo che raffigurava la donna amata dal pittore- di certo un Rembrandt autentico di cui si erano perse le tracce. E’ a questo punto che Gabriel Allon, il singolare protagonista della serie di romanzi di Daniel Silva, compare sulla scena per risolvere il caso. Allon è lui stesso un bravissimo restauratore di quadri oltre che un agente dei servizi segreti israeliani. In realtà, dopo la brutta esperienza fatta in Russia di cui abbiamo letto nell’ottima spy-story “Le regole di Mosca”, Gabriel Allon non vorrebbe più essere immischiato in alcuna azione attiva, ma come può un israeliano sottrarsi all’incarico quando la storia del Rembrandt non è soltanto quella di una giovane modella incinta ma di una famiglia ebrea olandese cancellata dalla furia nazista? La storia degli Herzfeld e di come siano stati costretti a barattare il prezioso quadro con la vita di due figlie (ad accordo concluso, però, solo la figlia bionda era stata risparmiata) è una variante di simili storie drammatiche che già abbiamo letto e che rileggiamo provando sempre lo stesso sdegno. Nel romanzo di Daniel Silva le vicende del quadro, nell’arco di quasi settant’anni, sono collegate con l’ascesa di una famiglia, con una fortuna costruita sul sangue e sul furto- complici la Chiesa e la Croce Rossa che facilitarono la fuga dei criminali nazisti, connivente la Svizzera con le sue banche in cui vennero versati i soldi degli ebrei deportati e uccisi nei campi, l’Argentina e altri Stati dell’America Latina che accolsero a braccia aperte i nazisti mai pentiti, aiutandoli a nascondersi.


    Gabriel Allon non agisce da solo- alle spalle ha Ari Shamron, capo leggendario dell’Agenzia spionistica israeliana- e recluta una giornalista bella, intelligente e intrepida che pensava di essersi innamorata di un uomo meraviglioso e invece, dopo le rivelazioni di Allon, finirà per odiarlo e metterà a rischio la sua vita per fermare le sue attività. Perché l’intera vicenda incomincia con quadri e ricchezze rubate in tempo di guerra ma i traffici illeciti che i soldi rendono possibili si allargano a fabbriche basate sullo sfruttamento del lavoro, al commercio di armi e all’esportazioni delle centrifughe che rendono possibile l’armamento nucleare dell’Iran. E il ritmo del romanzo è convulso, non lascia il tempo di respirare, non ci concede pause né ci permette di sospendere la lettura. Ci piacciono i personaggi, ci appassiona la storia con quel miscuglio di passato e presente, di Male che ha le radici in un tempo lontano e che si riverbera nei nostri giorni. 

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it


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