sabato 17 settembre 2016

Kader Abdolah, “Un pappagallo volò sull’Ijssel” ed. 2016

                                       Voci da mondi diversi. Asia       
              vento del Nord
              FRESCO DI LETTURA

Kader Abdolah, “Un pappagallo volò sull’Ijssel”
Ed. Iperborea, trad. Elisabetta Svaluto Moreolo, pagg. 530, Euro 19,50

    Il corvo aveva il ruolo di messaggero alato, di commentatore, di trait-d’union tra Oriente e Occidente nel precedente romanzo breve intitolato proprio “Il corvo” di Kader Abdolah, lo scrittore che, nato in Iran, ha trovato asilo politico nei Paesi Bassi nel 1988 e ha adottato ‘la lingua della libertà’ come propria. E il pappagallo- l’uccello dalle piume colorate che svolazza in tanti arazzi, che si vede appollaiato sui rami dell’albero della vita in tanti tessuti orientali- sostituisce il corvo nel romanzo appena pubblicato, “Un pappagallo volò sull’Ijssel”. Ne “Il corvo”, Kader Abdolah raccontava la sua storia rivestendo i panni del personaggio Refid Foaq, nel nuovo libro un poco di Kader Abdolah spunta in ognuno dei protagonisti- tutti immigrati di cultura islamica che provengono da paesi diversi del Medio Oriente, tutti con storie di persecuzioni e fughe alle spalle, tutti sradicati dal loro paese: hanno perso famiglia, casa, lavoro, paesaggio, clima. Soprattutto hanno perso la loro lingua.
La lingua è la patria, la lingua è la propria identità: chi siamo senza una lingua? Forse per questo la bimba Tala, figlia di Memed, uno dei personaggi principali, è sordomuta e soltanto in Olanda, frequentando una scuola speciale, inizia a dire le prime parole, come fosse nata lì una seconda volta.
     Memed viene dall’Iran, ma non è un perseguitato politico. E’ il suo segreto: Memed ha una sola speranza per il futuro della figlia il cui nome significa ‘oro’ in persiano. Tala ha una grave malattia cardiaca, in Olanda potranno farle un’operazione che le permetterà di vivere- è per questo che Memed ha mentito, che ha stracciato i documenti per non essere rimandato indietro. Erano tutti insieme nel centro di accoglienza, Memed, Tala, Pari e il marito, il colonnello siriano con la moglie e i due figli, i dodici anziani, Khalid e altri ancora. Verranno mandati in quattro paesini sulle sponde dell’Ijssel, nel cuore dell’Olanda. Lina sarà la loro interprete, vive da anni in Olanda, diventerà un’amica.
Zwolle
    Con il suo stile pacato che lascia spesso affiorare il tono favolistico e poetico della tradizione persiana, Kader Abdolah ci narra di quello che succede quando si è trapiantati in una terra diversa. E, dalla sua posizione privilegiata di ‘vecchio’ immigrato ormai naturalizzato olandese, Kader Abdolah può raccontarci dei cambiamenti che avvengono da una parte e dall’altra, dello stupore e della perplessità con cui gli abitanti dei paesi (di fede rigorosamente protestante) osservano l’arrivo dei nuovi ospiti- le donne velate, le carnagioni scure, gli occhi di brace, i baffi, i comportamenti che per loro sono del tutto stravaganti- e dell’uguale meraviglia e incomprensione da parte degli immigrati. Eppure, in quell’ultimo ventennio del secolo passato, c’era ancora apertura e disponibilità verso i profughi- gli abitanti del paese sono gentili, si commuovono davanti alla sorte di Tala, cercano di aiutare Memed che trova lavoro come meccanico, così come a Pari verrà data la possibilità di pubblicare degli articoli sul giornale locale (il suo insegnante le corregge i comprensibili errori nella nuova lingua) e l’egiziano Khalid si occuperà del restauro di documenti museali (la sua era una famiglia di miniatori del Corano) e diventerà anche famoso come pittore di ‘gay’.

     L’amore in tutte le sue forme- ecco un’altra novità, un altro cambiamento per gli immigrati. Era inevitabile che fiorissero gli amori, che le donne olandesi si innamorassero di quegli uomini scuri e focosi, che i solidi uomini olandesi si presentassero come un saldo appoggio alle donne approdate sulle sponde dell’Ijssel. Finiscono dei matrimoni ( e, almeno nel caso di Pari, le conseguenze saranno tragiche), si allacciano nuovi legami che portano spesso anche alla scoperta del sesso, si resta sconcertati davanti all’esibizione dell’amore omosessuale.
  
  Poi…poi si incrina questa convivenza tollerante e pacifica. Poi aumenta l’ondata migratoria, poi c’è l’11 settembre, ci sono gli omicidi del regista Theo van Gogh e dell’uomo politico Pim Fortuyn e niente è più come prima. Eppure si chiude con una nota di ottimismo, il romanzo di Kader Abdolah. La vita prosegue, scorre come l’acqua del fiume Ijssel lungo le cui rive si radunano ancora una volta i vari personaggi nell’ultimo capitolo- e la corrente trascina in avanti, non va mai indietro. come la Storia. E tocca al pappagallo l’ultima parola, a gridare nel silenzio “Anche questo passerà”.

la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.net



     

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