domenica 29 giugno 2014

Leonardo Padura Fuentes, "Maschere" ed. 2003

Voci da mondi diversi. Cuba
cento sfumature di giallo
il libro ritrovato


Leonardo Padura Fuentes, “Maschere”
Ed. Net, trad. Roberta Bovaia, pagg.247, Euro 7,50

    “Che cosa ne pensi, Conde? E’ un uomo, non c’è dubbio. Vestito e truccato da donna. Adesso che abbiamo anche noi i nostri travestiti assassinati possiamo quasi dirci un paese sviluppato. Di questo passo, ancora un po’ e ci mettiamo a produrre razzi e ad andare sulla luna…”

   Quando, nella primavera del 2008, abbiamo letto “La nebbia del passato” dello scrittore cubano Leonardo Padura Fuentes- l’episodio più recente delle indagini di Mario Conde a L’Avana-, ci siamo ripromessi di ‘recuperare’ i libri della famosa quadrilogia che lo vede protagonista. Proprio perché ci piaceva l’idea di approfittare della lacuna e di sbirciare nella nebbia del passato. Conoscendo il Conde ora e desiderando paragonarlo con quello di più di dieci anni fa. Cercando di capire se la delusione di adesso davanti alla realtà cubana si poteva già percepire nelle sue parole di allora. E abbiamo iniziato da “Maschere”, il primo pubblicato in italiano che, tuttavia, non è il primo della serie. “Maschere” è del 1997 ma, insieme agli altri tre romanzi, è ambientato nel 1989, durante l’estate- perché il titolo della quadrilogia è “Le quattro stagioni” e ogni inchiesta si svolge in una stagione diversa.
     Nel parco de L’Avana è stato ritrovato il cadavere di un uomo, Alexis Arayan: è stato strangolato con la sciarpa di seta rossa che indossava per completare l’abito lungo, da donna. Un travestito. Un travestito nella Cuba di Fidel? E per di più figlio di un diplomatico.
L’indagine porta il Conde nell’ambiente degli omosessuali che è anche, in gran parte, quello degli intellettuali. E l’interesse del romanzo di Padura Fuentes è duplice- perché ci rivela (a noi e al Conde) la persecuzione e la messa al bando sia dei gay, considerati antisociali e dediti a pratiche disgustose, sia degli intellettuali che, anche se in maniera vaga, possono essere un pericolo per il regime. Il Conde fa la conoscenza di Marqués, l’amico da cui Alexis era ospite, un anziano scrittore di teatro dichiaratamente omosessuale che ha preferito cambiare mestiere e fare il bibliotecario, piuttosto che piegarsi e scrivere per leccare il culo di chi è al governo. Ed è questo scrittore che gli fornisce le letture per capire le differenze tra i tipi di omosessuali e il perché del travestitismo. Ma il Conde è anche ossessionato da un’altra idea: è solo una coincidenza che Alexis si sia vestito come la protagonista di una tragedia di Marqués e abbia cercato la morte nel giorno in cui la Chiesa festeggia la Trasfigurazione di Gesù Cristo?


     Ricordi di una religione praticata dal Conde bambino, memorie del Marqués nella Parigi di Sartre insieme a persone che non possono essere nominate (tra gli altri c’era anche il padre di Alexis), visite all’amico più caro del Conde (Carlos il Magro che ora è grassissimo, in una sedia a rotelle dopo aver perso l’uso delle gambe per una ferita nella guerra in Angola), bevute di rum e calcoli di quanto caffè sia rimasto della razione mensile, pagine del primo racconto che il Conde abbia scritto da tantissimo tempo (la storia di un autista con la faccia da autista che uccide una donna senza un motivo), fino alla soluzione del caso che non desta neppure grande sorpresa. Perché quello che abbiamo capito è che non è solo il povero Alexis ad essersi travestito: tutti, o quasi tutti, portano una maschera a Cuba. E a volte se la tolgono, ma molto più spesso quella maschera è diventata il loro volto di sempre.

la recesnione è stata pubblicata su www.wuz.it


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