giovedì 26 giugno 2014

Chantel Acevedo, "Meraviglie lontane" ed. 2014

                                                         Voci da mondi diversi. Cuba
                                                          fresco di lettura

Chantel Acevedo, “Meraviglie lontane”
Ed. e/o, trad. Nello Giugliano, pagg. 304, Euro 18,00
Titolo originale: The Distant Marvels

  “Questi fatti accaddero subito dopo la seconda guerra d’indipendenza” dico. “C’è un uomo in questa storia che si chiama Augustín, ed era un eroe e un mostro. E una donna, che si chiama Lulu, e a volte amava Augustín, altre volte lo odiava, ma soprattutto amava se stessa. Per me, loro erano mamá e papá…”


     E’ il 1963. Dal 4 al 7 ottobre l’uragano Flora, con venti fino a 209 Km. all’ora, inondò il massiccio della Sierra Maestra a Cuba e nella discesa verso il mare la valanga di acqua cambiò il letto del fiume Cauto provocando la morte di un migliaio di persone. Dieci anni prima c’era stato un altro uragano, politico però: il 26 luglio del 1953 era iniziata la rivoluzione cubana che sarebbe finita l’8 gennaio del 1959, quando Fidel Castro entrò all’Avana e il presidente Fulgencio Batista fuggì dall’isola.
Su questo sfondo tempestoso l’ormai anziana Maria Sirena racconta la sua storia, che ha molto poco a che fare con la rivoluzione dei barbudos e tanto con la breve guerra di indipendenza contro la Spagna da cui Cuba si affrancò nel 1898 grazie all’intervento decisivo degli Stati Uniti.                 

    Maria Sirena ha 82 anni ora, mentre l’uragano si avvicina alla costa dove si trova la sua casa. E’ ammalata, la sua unica figlia abita all’Avana, Maria Sirena vorrebbe morire lì in pace e invece viene forzata a salire sull’autobus inviato da Fidel che trasporterà in salvo a Santiago gli abitanti dei villaggi minacciati. Un tempo, quando era giovane, Maria Sirena ha fatto la lettrice in una fabbrica di tabacco. A volte- lo confesserà adesso- faceva solo finta di leggere e raccontava ai lavoranti la sua, di storia, dicendo che era opera di una scrittrice dal nome di Carla Carvajál. Che poi non era neppure del tutto falso, in quanto questo era il nome con cui la chiamava la giornalista americana che le aveva salvato la vita, aiutandola ad uscire dal campo di concentramento in cui Maria Sirena era rinchiusa con la madre. Adesso che l’hanno fatta rifugiare, insieme ad altre donne, nella splendida Casa Velázquez di Santiago, Maria Sirena prende a raccontare, di nuovo, perché glielo chiedono, perché è un modo per distrarsi dalla furia del vento e della pioggia, perché narrare ad altra voce significa affidare ad altri i propri ricordi e la propria vita. Tutta, anche quella parte che potrebbe farla arrossire, se avesse un’altra età. 
casa Velazquez
   Inizia con la sua nascita sulla nave che riportava a Cuba i suoi genitori da Boston, dove erano andati ad incontrare dei ribelli cubani, con la visione di una figura che esce dall’acqua e che spiega il suo nome- Maria Sirena. Prosegue con l’arresto di suo padre e poi…Le vicende private di Illuminada, la madre di Maria Sirena e, in seguito, anche quelle della stessa Maria Sirena, sono in parte prevedibili: che cosa può fare una donna sola per sopravvivere ed assicurarsi protezione per sé e per la sua bambina? E poi Illuminada detta Lulu è bella, la corteggia il capitano spagnolo della nave (meglio tenerselo buono e poi è in pratica sua prigioniera), la corteggia il gestore della locanda in cui madre e figlia sono alloggiate, il marito Augustín resta quindici anni in prigione e, quando gli insorti lo liberano, arriva alla locanda senza preavviso. Anche il capitano era arrivato senza preavviso. Le conseguenze sono tragiche. Tutto questo è scontato, così come ci aspettiamo che Maria Sirena si innamori del bel giovane negro che conosce nel campo. Eppure, anche se siamo consapevoli che gli elementi del romanzo di Chantel Acevedo sono quelli del feuilleton, l’insieme di amore e guerra, gelosie, figli dell’amore e durezza incredibile delle condizioni di vita dei cubani confinati nei campi per aver aspirato alla libertà, gli accenni al leggendario José Martí (il poeta che fu uno dei primi fautori della rivoluzione e che appare come un personaggio nel libro) e alla musica tradizionale di Beny Moré, è irresistibile. Inoltre e soprattutto, anche se sotto il travestimento del romanzo, veniamo a conoscenza del periodo storico anteriore ancora al governo di Batista che  spiega l’ingerenza americana negli affari di Cuba (ricordiamo al proposito che l’embargo dichiarato nel 1960 non è ancora stato ritirato).
    Un bel libro appassionante e di passioni, perfetto per l’estate.

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it


  


   

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