martedì 10 giugno 2014

Georgina Harding, "L'uomo che dipingeva il silenzio" ed. 2014

                                                                 fresco di lettura



Georgina Harding, “L’uomo che dipingeva il silenzio”
Ed. Einaudi, trad. Federica Oddera, pagg. 260, Euro 20,00
Titolo originale: Painter of Silence


    E’ il silenzio che lo circonda, quello che dipinge Augustin, il protagonista di questo intenso romanzo di Georgina Harding. Ha sempre vissuto nel silenzio, Augustin, perché è nato sordo. Sua madre pensava che fosse a causa del tuono che era esploso nell’aria proprio mentre Augustin veniva al mondo. E anche quando avevano cercato di insegnargli a parlare, tutto era stato inutile. Sordomuto. Che significato acquista la realtà per un sordomuto? Come può, un sordomuto, spiegare quello che si cela dietro ciò che vede? Come può comunicare con gli altri, soprattutto, al di là del tocco sensoriale?
   Georgina Harding non ha scelto un protagonista ‘facile’ per il suo romanzo. Nulla è ‘facile’ o comune ne “L’uomo che dipingeva il silenzio”. Siamo agli inizi degli anni ‘50. La guerra non è terminata da molto, dunque. L’ambientazione è in Romania e non in uno dei paesi principale teatro di guerra. Restringiamo l’obiettivo e centriamolo su due cittadine in Moldavia, al confine con quella che un tempo era Unione Sovietica: Poiana e Iaši.
Poiana
E restringiamo ulteriormente l’obiettivo per focalizzarlo su Augustin o Tinu, il giovane sordomuto che si trascina fino all’ospedale di Iaši. Molto dopo sapremo che in qualche modo aveva saputo che la persona che cercava, Safta, lavorava là come infermiera. Tinu è molto ammalato, passerà del tempo prima che possa rendersi conto di aver trovato Safta, che è lei che si prende cura di lui anche se non può rivelare la sua identità in quei duri anni iniziali del regime comunista, quando la gente ha appena di che sopravvivere, moltissimi- decine di migliaia- sono stati arrestati per motivi economici o politici, si parla di abusi, torture, morti. Saranno Safta e un’altra infermiera che ha perso il figlio in Russia ad occuparsi di Tinu, vittima di una guerra che gli è impossibile capire. E’ di questa guerra che ci vuol parlare Georgina Harding, in questo piccolo angolo di mondo, attraverso gli occhi di un sordomuto che può solo disegnare per raccontare.

Disegna ogni cosa con la massima precisione, come se avesse la scena sotto gli occhi o la vedesse in fotografia, nell’inquadratura fissa di una nitida istantanea. Traccia i contorni di ciascuna porta e di ciascuna finestra, aggiunge i chiavistelli, le tegole del tetto e i ciottoli della pavimentazione. Deve prima mostrare il cortile, poi il fuoristrada e infine il giovanotto. Soltanto così riuscirà a raccontarle quello che è successo.

    Il luogo della storia di Tinu- che è poi anche quella di Safta- è Poiana nel passato e Iaši nel presente. Poiana è il giardino dell’Eden, Poiana è la bella casa della famiglia di Safta, ricchi e colti borghesi che viaggiano all’estero, che sanno il francese, che hanno perfino un prezioso lipizzano (il nonno ucciderà la splendida bestia, piuttosto che lasciarlo in mano ai russi). Tinu era figlio illegittimo di una delle domestiche, compagno di giochi di Safta, sua coetanea. Poiana è l’idillio, il racconto del primo amore di Safta, della gelosia del sordomuto, di un mondo scomparso. Quando la famiglia Văleanu lascia la casa perché è scoppiata la guerra- come si spiega la guerra a chi non sente il rombo dei cannoni e neppure quello degli aerei che sfrecciano nel cielo?- arrivano i russi, succedono cose tremende. Tutto questo Tinu cercherà di spiegarlo a Safta disegnando furiosamente dopo averla rincontrata a Iaši.

Perché Iaši è il presente, con case grandi come quella che un tempo era di Safta abitate da un numero di famiglie pari al numero delle stanze, con la coda per acquistare il cibo, con la paura delle delazioni e del rumore degli scarponi per le scale. Come si era fuggiti da Poiana, ora si fugge da Iaši, si ritorna a Poiana in una sorta di pellegrinaggio della memoria. Con Tinu che costruisce ossessivamente le sue figurine di carta e disegna, disegna per far capire che è stato in prigione, che lo hanno mandato ai lavori forzati sul famigerato canale, che ha visto il ragazzo amato da Safta. Un atto d’amore grande, 
quello di Tinu che non ha mai avuto speranze d’amore.

    Georgina Harding trova le parole per il silenzio. Con una ricchezza, con una delicatezza e un’empatia che lasciano noi lettori senza parole. 

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net

Georgina Harding

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