giovedì 19 maggio 2016

Veit Heinichen, “Morte in lista d’attesa” ed. 2004

                                              Voci da mondi diversi. Area germanica
                                                       cento sfumature di giallo
                il libro ritrovato


Veit Heinichen, “Morte in lista d’attesa”
 Ed. e/o, trad. V. Tortelli, pagg. 382, Euro 5,90

     In “Morte in lista d’attesa”, dello scrittore tedesco Veit Heinichen, ritroviamo Proteo Laurenti, il commissario che abbiamo già conosciuto in “Morte sul Carso”, dello stesso autore. Giorni di grande eccitazione a Trieste: è atteso Berlusconi che deve incontrare il cancelliere tedesco, chiacchiere e brontolii in dialetto in piazza per gli ennesimi cambiamenti che dovrebbero abbellire la città, tutta la polizia è mobilitata per la sicurezza del percorso del “grande Timoniere”. Ed è già chiaro il tono dello scrittore che non esagera mai, in qualità di ospite a Trieste, nella sua ironia fine- com’è chiaro pure, in entrambi i suoi libri, come si trovi bene in Italia e come sia capace di apprezzarne le qualità, oltre a vederne i difetti. Corteo di macchine, dunque, e un incidente che non si può evitare. Viene investito un uomo che indossa solo un camice d’ospedale, non ha documenti. Inizia così un romanzo poliziesco che ci svela una realtà nascosta e che si preferisce ignorare: quella delle cliniche di lusso che in apparenza svolgono interventi di chirurgia estetica, ma ricavano i maggiori introiti dai trapianti d’organi. Basta pagare e un ammalato grave può venire operato e rimesso in sesto in tempi brevissimi. I donatori? I poveracci dei paesi dell’Est europeo per lo più, allettati da cifre irrisorie ma superiori al loro guadagno annuo, ingannati da promesse sull’assoluta assenza di pericolo di quanto si accingono a fare- se poi invece di un rene ne servono due, o magari serve anche la vescica perché è meglio per il paziente, be’, non è difficile sbarazzarsi di un cadavere che difficilmente verrà reclamato. Però succede, ogni tanto.
Proteo Laurenti sullo schermo
Così il giornalista svizzero Ramses Frei, che non si sa rassegnare alla morte della sua compagna il cui corpo è stato rimpatriato da Malta svuotato degli organi interni. O il fratello del morto investito. E ci saranno due uomini che indagano insieme a Proteo Laurenti (a sua insaputa e con intenti diversi) sui traffici della clinica sul Carso- così famosa che circolano voci che Michael Jackson stia per venire lì a farsi operare. Uno dei medici viene trovato in fin di vita, castrato. Laurenti spara e uccide il guidatore di un camion che irrompe nel cimitero nel tentativo di fare una strage di medici. Due le persone che si sono macchiate di sangue apertamente, quindi: andrà a loro il rimorso e la condanna, quando c’è tutto un sistema che lucra sugli omicidî programmati? 

Questo il problema di fondo di un romanzo che aggiunge altri dettagli caratterizzanti il personaggio di Laurenti: ha fatto uno scambio di casa con il vecchio dottor Galvano e viene sospettato di truffa, prosegue la sua avventura extraconiugale al di là del confine, adotta un vecchio cane poliziotto che verrà ferito nella sparatoria. Sullo sfondo, Trieste- città di confine che è nata dall’immigrazione e che deve fronteggiare di continuo tutti i problemi connessi con il flusso immigratorio, testa di ponte dell’Italia verso l’Oriente e nostalgica del passato asburgico, tra il brullo altipiano del Carso con le sue vie dei vini e il mare scintillante che Proteo ammira dal “Faro”, il suo ristorante preferito.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove. net




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