sabato 7 maggio 2016

Alicia Giménez-Bartlett, “Un bastimento carico di riso” ed. 2004

                                                 Voci da mondi diversi. Penisola iberica
                                                      cento sfumature di giallo
  il libro ritrovato

Alicia Giménez-Bartlett, “Un bastimento carico di riso”
 Ed. Sellerio, trad. Maria Nicola, pagg. 442, Euro 12,00


     Ci sono dei personaggi a cui ci si affeziona, come a dei vecchi amici, e che si ha voglia di ritrovare, per sapere le novità, che cosa è successo nelle loro vite. Così è per Petra Delicado e Fermín Garzón, la più simpatica coppia di investigatori della letteratura poliziesca contemporanea. Si intitola “Un bastimento carico di riso”, il nuovo romanzo di Alicia Giménez Bartlett, e il morto su cui Petra e Fermín devono indagare è un barbone. In apparenza si è trattato di un pestaggio ad opera degli skinheads, in realtà l’uomo è stato freddato con un colpo di pistola. Non è facile far parlare degli ubriaconi spesso incoerenti, le ricerche sono lente in un ambiente di miseria e squallore che è nuovo per i due poliziotti, finché un portachiavi che reclamizza un ente di beneficenza porta Alicia e Fermín sulla pista giusta.
C’è una formula vincente che rende sempre molto godibili i romanzi di Alicia Giménez Bartlett, ed è l’insieme di un argomento attuale e la caratterizzazione dei personaggi. Il nodo della trama gialla sembra essere cercato apposta per rivelare a noi lettori senza immaginazione del male quello che si cela nelle sette, o nei giardini della ricca borghesia, o tra le righe della stampa scandalistica, o, come in questo caso, dietro le agevolazioni di cui godono le fondazioni a scopo di carità. Ma sono i due protagonisti che tengono la scena e che seguiamo con affetto di romanzo in romanzo, per coglierne i cambiamenti sotto i colpi della vita. C’è forse un segno degli anni che passano nella Petra che paragona il barbone a Re Lear e che vede in lui il simbolo della libertà dai vincoli materiali? Ci piace sempre di più questa Petra che potremmo eleggere a rappresentante dei single felici di esserlo, in contrapposizione a Bridget Jones. Questa volta la tentazione di Petra è forte, di provarci un’altra volta a vivere con qualcuno, perché l’affascinante dottor Crespo sembra innamoratissimo di lei e le fa una corte serrata, fitta di telefonate e fasci di rose rosse che Petra fa portare sull’altare della Madonna.
Ma alla fine Petra non se la sente di rinunciare alla libertà di svegliarsi da sola e di non dover scrutare il buongiorno sul viso di un compagno- Chopin, un bel libro, una bottiglia di buon vino sono compagnia sufficiente quando rincasa da una giornata di lavoro. Ogni tanto un uomo, perché no? Ma senza impegno, come il ragazzone che “soffia” alla giovane Yolanda che, a sua volta, le ha “soffiato” il bel Crespo. Un personaggio nuovo,  la vigilessa Yolanda che decide di arruolarsi in polizia e che rappresenta la freschezza della giovinezza a cui Petra guarda con un filo di nostalgia. Impagabile il nostro Fermín che deve buttar giù la notizia che suo figlio è omosessuale e il fatto che vada ospite da Petra per lasciar spazio alla coppia gay nel suo appartamento, è indice di un rapporto di affettuoso cameratismo tra i due ispettori, ben diverso da quello litigioso del primo romanzo. Tra dialoghi frizzanti, battute brillanti e mordaci con qualche venatura di tristezza che non stona, una pagina tira l’altra inseguendo il bastimento carico di riso per fare tante paelle, sognato da un barbone.

la recensione è stata pubblicata su www.Stradanove.net



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