domenica 15 maggio 2016

Lyndall Gordon, “Charlotte Brontë. Una vita appassionata” ed. 2016

                                Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
           biografia
           FRESCO DI LETTURA

Lyndall Gordon, “Charlotte Brontë. Una vita appassionata”
Ed. Fazi, trad. N. Vincenzoni, pagg. 509, Euro 15,30

    Era nata il 21 aprile 1816. In occasione del bicentenario di questo anniversario la casa editrice Fazi ha pubblicato la bella biografia di Lyndall Gordon, “Charlotte Brontë. Una vita appassionata”, un libro che piacerà ai lettori che hanno amato “Jane Eyre”, così come “Cime tempestose” di Emily, sorella di Charlotte, o “Agnes Grey” della terza sorella, Anne. Erano così unite, le tre sorelle, che vengono spesso ricordate tutte insieme, le “Brontë Sisters”, quasi fossero un gruppo canoro. E tutto sommato è un bel paragone, perché le loro non sono voci discordi, c’è una comunanza di idee, di ambientazione, di modelli femminili che a volte è necessario fare uno sforzo per puntualizzare le diversità tra di loro.
    I fatti essenziali della vita di Charlotte e delle sue sorelle sono noti. Il padre (di origine irlandese, aveva cambiato il cognome da Prunty o Brunty in Brontë, in onore dell’ammiraglio Nelson che aveva ricevuto il titolo di duca di Bronte da re Federico I delle due Sicilie) era curato della parrocchia di Haworth, nello Yorkshire, due sorelle erano morte giovanissime e il fratello Branwell, il prediletto del padre, aveva minato la sua salute con alcol e oppio. D’altra parte l’aspettativa di vita a Haworth era in media di venticinque anni per scarsità di igiene dovuta alla mancanza di un impianto di fognature. Quando Charlotte (unica sopravvissuta dei sei giovani Brontë) morì nel 1855, si disse che una gravidanza era stata causa della morte. Era molto più probabile che fosse per febbre tifoide, invece, visto che la domestica che lavorava in casa loro era morta di quella, un mese prima.
Haworth, la casa
    Il libro di Lyndall Gordon non è una semplice biografia, è una lettura delle opere delle sorelle (in special modo dei romanzi di Charlotte) sottolineando quanto di autobiografico esse contengano- leggiamo la vita di Charlotte leggendo i suoi romanzi. Così il grande amore di Charlotte, Monsieur Heger che era stato suo insegnante in Belgio, è rispecchiato in Rochester, la scuola di Jane Eyre bambina è quella che frequentarono tutte le sorelle Brontë, la stessa dove si era ammalata gravemente di tubercolosi l’undicenne Maria. Charlotte, piccola di statura, mingherlina, con la fronte spaziosa, così dimessa, quasi invisibile quando appariva in società (cosa che non amava fare ma vi fu obbligata, dopo il successo di “Jane Eyre”) aveva occhi luminosi e scrutatori.
Se Charlotte taceva, immagazzinava immagini, comportamenti, tipi di persone nella sua mente. Se parlava, aveva la parola pronta e pungente. Non era un tipo compiacente, Charlotte. Anzi, sia nell’aspetto, sia nel pensiero e nelle idee che non esitava ad esporre, era l’opposto delle bamboline leziose, con i boccoli biondi a incorniciare il volto, che erano il modello femminile dell’epoca. Eppure aveva un suo fascino se Madame Heger ritenne necessario imporre che lo scambio di lettere tra lei e suo marito si limitasse ad una lettera ogni sei mesi, se la madre del suo editore George Smith (più giovane di Charlotte, peraltro) fece il possibile per allontanare il figlio da lei, se il curato Arthur Nicholls se ne innamorò perdutamente e riuscì a sposarla (di certo aiutato dal fatto che George Smith si era sposato e Charlotte aveva perso ogni speranza su di lui).

   Lyndall Gordon cita lettere (alle amiche più care di tutta la vita, a Monsieur Heger e a George Smith), riporta brani dei romanzi di Charlotte, ma anche di Emily (quella che più di tutte sentiva l’attrazione della brughiera coperta di erica che si vedeva dalle finestre della canonica) e di Anne, tracciando paragoni, ricostruendo come un puzzle fatti, sentimenti, soprattutto passioni nascoste e soffocate. Perché questa è la chiave per la vita di Charlotte- la passione. Questa è la novità di questa grande scrittrice che anticipa i tempi, reclamando il diritto alla passione. E la passione in una donna faceva paura, nell’800. Era inconfessabile. Doveva essere nascosta dietro uno pseudonimo maschile (Currer, Ellis e Acton Bell erano i nom de plume dietro cui le tre sorelle si nascondevano).
    Se a tratti la lettura di questa nuova biografia di Charlotte Brontë può stancare perché perfin troppo minuziosa, nello stesso tempo ci affascina con una protagonista anticonvenzionale e ci fa venire la voglia di rileggere sia “Jane Eyre” (chi non lo ha amato?) sia “Cime tempestose”, sia di scoprire (se già non li abbiamo letti) gli altri romanzi delle “Brontë Sisters”.




Nessun commento:

Posta un commento