domenica 22 maggio 2016

Veit Heinichen, “A ciascuno la sua morte” ed. 2006

                                              Voci da mondi diversi. Area germanica
               cento sfumature di giallo
                il libro ritrovato

Veit Heinichen, “A ciascuno la sua morte”
Ed. e/o, trad. Valentina Tortelli, pagg. 306, Euro 16,00

   “A ciascuno la sua morte” è il terzo romanzo dello scrittore tedesco Veit Heinichen che vive a Trieste e che ha creato il personaggio del commissario Proteo Laurenti. Terzo romanzo pubblicato ma il primo della serie, con la possibilità quindi di sapere di più sulle origini e sulla vita privata di Proteo, con uno sguardo sul “prima” degli altri due libri (“I morti del Carso” e “Morte in lista d’attesa”).
    Ad iniziare dal suo nome, oggetto di scherzi da parte del figlio e che però acquista un significato metaforico, perché il proteus anguinus laurentii è l’animaletto senza occhi che vive nelle grotte del Carso, come a dire di Proteo che indaga sotto la superficie azzurrina e sonnolenta di Trieste.  Veniamo anche a sapere di come Proteo ha conosciuto sua moglie, poco dopo essere stato mandato a Trieste dal Sud, lo seguiamo in una gita a San Daniele per festeggiare gli 80 anni della suocera, insieme alla madre, arrivata da Salerno e tutta vestita di nero, e ai tre figli. Perché Proteo Laurenti, a differenza di Montalbano e di altri ispettori del romanzo poliziesco nostrano, è l’uomo medio italiano, attaccato ai valori tradizionali, alla famiglia prima di tutto (osserviamo per inciso che è singolare che l’unico altro commissario sposato e con figli, di cui vediamo quindi lo sdoppiamento del ruolo, sia il Guido Brunetti di Donna Leon, un’altra scrittrice straniera che vive in Italia e ambienta tutti i suoi gialli a Venezia). Proteo reagisce come qualunque padre della sua cultura e della sua generazione davanti alla notizia che la figlia primogenita concorre per il titolo di Miss Trieste, rimprovera il figlio che si è dimenticato di rinnovare l’assicurazione del motorino, resta basito nel vedere la sua foto accanto a una prostituta sui giornali (brutto colpo, quella foto di sorpresa- chi ci crede che era un interrogatorio di lavoro?).
     Detto questo per caratterizzare il personaggio di Proteo Laurenti (uno dei più amabili sulla scena letteraria), c’è qualcos’altro che collega “A ciascuno la sua morte” con gli altri due romanzi di Veit Heinichen: il tipo di crimini che Laurenti indaga e che hanno molto a che fare con la locazione geografica della città. Trieste è una città di confine, crocevia di rotte diverse, con frontiere di terra e di mare: una volta per Trieste passava il contrabbando di sigarette, o del pescato, più di recente il commercio di organi (vedi “Morte in lista d’attesa”); in questo romanzo il problema scottante e molto doloroso è il commercio degli esseri umani, il traffico dell’immigrazione clandestina, sia di mano d’opera sia di donne che vengono avviate alla prostituzione.
Proteo Laurenzi (George Goetz) sullo schermo

     La trama gialla del romanzo è agile e scattante: c’è un morto che il mare restituisce e una coppia di fratello e sorella slavi che vengono assassinati, ma l’attenzione del lettore è rivolta ad una rete di crimini più ampia che coinvolge personaggi importanti nel mondo dell’economia e della politica. E ad una cittadina dal nobile passato, che Heinichen ci restituisce con i suoi colori, il profumo del mare, i caffè all’aperto sulla famosa Piazza dell’Unità, le strade che si arrampicano sul Carso, con l’affetto sincero di chi si sente del posto.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net


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