giovedì 17 settembre 2015

Frank Westerman, “L’enigma del lago rosso” ed. 2015

                                                              vento del Nord
              FRESCO DI LETTURA


Frank Westerman, “L’enigma del lago rosso”
Ed. Iperborea, trad. Cecilia Casamonti, pagg. 416, Euro 18,50




    Incominciamo dalla fine, per parlare del nuovo libro di Frank Westerman, “L’enigma del lago rosso”. Incominciamo a parlare dal silenzio. Il silenzio che grida nella lettera scritta dal professor Bole Butake a cui lo scrittore aveva chiesto di tenerlo informato sulle cerimonie ufficiali che si sarebbero tenute in Camerun per il venticinquesimo anniversario del giorno- il 21 agosto 1986- in cui ogni forma di vita umana e animale era scomparsa dalla valle del Nyos.


Non è successo niente. Alla radio di Stato:
niente. Alla televisione di Stato: niente.
Il disastro è stato completamente ignorato.
Questo è il Camerun.

E’ allora, in risposta al silenzio del ‘niente’ che ha inizio il libro di Westerman la cui passione per la ricerca storica dal cuore singolare abbiamo già apprezzato in “Pura razza bianca”. Perché qualcuno deve dare una voce ai morti. Perché ai morti si deve il coraggio della verità. Anche se è una verità che fatica ad affiorare, soffocata anch’essa dalla nube di gas tossico che ha addormentato per sempre più di 1700 persone e di 3500 capi di bestiame il 21 agosto 1986.

    Sono due i nomi degli scienziati che ricorrono con maggiore frequenza nel libro-indagine di Westerman- quello del più famoso vulcanologo del mondo, Haroun Tazieff, e quello del più giovane Haraldur Sigurðsson. Appena si diffonde la notizia della tragedia, il verdetto di Tazieff è immediato: il biossido di carbonio è il gas assassino. Il lago Nyos è un lago situato nel cratere di un vulcano quiescente a circa 300 km. da Yaoundé, in Camerun. Una sacca di magma giace negli abissi del lago provocando una fuoriuscita di anidride carbonica che satura le acque del lago. Per cause non chiare- forse una frana- la sera fatidica le acque sono state smosse emettendo così l’anidride carbonica contenuta in esse ad alta concentrazione: pensiamo ad “una bottiglia di Coca Cola alta due terzi del Chrysler Building, fortemente agitata, a cui salta il tappo.”
    Frank Westerman ricostruisce gli avvenimenti, spiega le diverse teorie, ascolta le interpretazioni favoleggiate e mitiche della gente del posto, presta orecchio anche ad un’altra supposizione ben più sinistra di quella che spiega con cause naturali quanto è successo, e cioè che una potenza straniera (Israele? la Francia? un’altra nazione?) abbia sperimentato un’arma letale (con il beneplacito del presidente, naturalmente), ricorda altri avvenimenti simili (nel lago di Monoun, ad esempio), cita esplosioni di vulcani (Stromboli, per dirne uno che ci riguarda da vicino) e gli studiosi che ne hanno parlato (Plinio).

     Se l’esame dell’aspetto scientifico della tragedia del lago Nyos soddisfa il desiderio del lettore di spiegarne le cause, pur con tutte le teorie e contro-teorie, c’è anche l’aspetto umano del dramma che Frank Westerman non dimentica mai e non ci permette di dimenticare. Interroga i pochissimi superstiti e ci colpisce la casualità della morte: come è possibile che un ragazzo si sia salvato e quello che gli dormiva accanto sia passato direttamente da un sonno all’altro? Che una bimba sia venuta alla luce tra i morti? Quale destino preveggente ha spinto qualcuno ad allontanarsi dal villaggio proprio quella sera? Pensando a quelle vite stroncate in maniera così improvvisa e innaturalmente ‘naturale’, pensiamo alle vittime di Pompei, immobilizzate per sempre nei loro ultimi gesti. E siccome molte delle spiegazioni locali parlano di divinità malvagie e di presagi, Westerman allarga il suo quadro, ricostruendo l’arrivo del cristianesimo e il sovrapporsi della nuova religione.

      Non c’è bisogno di spingersi fino al Camerun per rattristarci su promesse non mantenute, su popolazioni dislocate in una temporaneità senza fine, su morti dimenticate. Eppure uniamo la nostra piccola indignazione a quella di Frank Westerman e gli siamo grati per aver infranto un silenzio. Non è cambiato nulla per le vittime del lago Nyos, ma almeno ora sappiamo, almeno siamo obbligati a ricordare.


Nessun commento:

Posta un commento