mercoledì 3 aprile 2024

Dido Michielsen, “Figlia di due mondi” ed. 2024

                                 Voci da mondi diversi. Paesi Bassi

Voci da mondi diversi. Indonesia

Dido Michielsen, “Figlia di due mondi”

Ed. Nord, trad. Alessandro Storti, pagg. 273, Euro 18,05

 

Sono in giro col lanternino, in cerca di me stessa.

Sono i versi di Emily Dickinson, che già dicono tutto sul romanzo della scrittrice olandese Dido Michielsen che ritorna a raccontarci una storia che la riguarda da vicino, della sua antenata indo-europeaan, per completare quella iniziata con “L’isola della memoria” che abbiamo letto lo scorso anno. È la storia di una donna nata a Giava, quando l’isola era una colonia olandese, una donna che non ha mai conosciuto i suoi veri genitori ed è in cerca della madre e di se stessa. Perché solo sapendo chi era sua madre può trovare se stessa, può sapere dove affondano le sue radici, può finalmente accettare di conciliare i due mondi tra cui è divisa. Il destino di Louisa (l’io narrante e protagonista) è quello di tutti i mezzosangue, guardata con disprezzo dai belanda (come vengono chiamati i bianchi olandesi) e non riconosciuta come uno dei loro dagli indisch. Louisa ha ricevuto un’educazione come se fosse olandese, indossa abiti europei, rispetta le regole del galateo occidentale, ma non è olandese, non sarà mai considerata alla pari degli europei. E la sua vita è una doppia ricerca, con il dolore di un’assenza che l’ha resa incapace di amare i suoi figli come avrebbe dovuto.


    È il 1895 quando muore l’uomo che Louisa e sua sorella hanno sempre chiamato zio- le ha adottate quando erano bambine. Era sempre stato un uomo affettuoso, al contrario della moglie. Ormai resta solo la zia a serbare il segreto sull’identità della madre delle due figlie adottive. Perché si chiude in un mutismo ad ogni domanda? Perché gli zii avevano fatto sposare Louisa quando questa aveva solo tredici anni? lei non glielo perdonerà mai. Aveva fatto un buon matrimonio, il marito era olandese, anche se nato e cresciuto a Giava. Avevano fatto cinque figli insieme ma lei non lo amava e non lo avrebbe mai amato, anzi la irritava, la disgustava.

    L’incontro con una signora cinese che commercia in batik artigianale cambia la vita di Louisa. Il primo cambiamento è proprio nel continuare a frequentarla nonostante la proibizione del marito e i consigli intimidatori di un’amica- nella complicata scala sociale di quella che oggi è l’Indonesia i cinesi immigrati stanno ancora più in basso degli indisch. Yu Leng è un esempio per Louisa- non è sposata per scelta, è indipendente, fa un lavoro che l’appassiona, non si lascia toccare dalle chiacchiere intorno al bel giovane indigeno che è per lei una sorta di segretario. Per Louisa si apre un nuovo mondo, la strada che inizia a percorrere la porterà lontano, scoprirà che l’amore come è descritto nei libri è possibile, che una donna può farcela anche senza un uomo accanto. E riuscirà anche a scoprire quello che non aveva mai sospettato, in tutti quegli anni in cui aveva pensato che lo zio potesse essere suo padre.


    Nel finale del libro incontriamo nuovamente dei personaggi che avevamo conosciuto nel romanzo precedente, tutto si spiega, nessuno deve permettersi di giudicare quello che è stato.

“Figlia di due mondi” è più romanzi insieme- romanzo storico del periodo coloniale e delle distorsioni conseguenti all’occupazione delle isole indonesiane, romanzo singolare di formazione, romanzo d’amore, quello grandissimo e pronto al sacrificio di una madre per le figlie e quello dei nativi per il loro paese. Sullo sfondo, la natura lussureggiante dell’Indonesia.



 

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