lunedì 22 maggio 2017

Intervista a Craig Silvey, autore di “Jasper Jones” 2010

                                            Voci da mondi diversi. Australia
                                                   romanzo di formazione
                                                   il libro ritrovato


 Abbiamo incontrato Craig Silvey a Milano, arrivato da Londra dove già era stato per la presentazione del suo libro di cui parleremo ora. Ha un’aria davvero molto giovane, ci fa pensare al Charlie che è protagonista del romanzo “Jasper Jones”.

Sulla stampa si è letta la definizione di ‘romanzo australiano’ per il suo libro. E tuttavia non mi è parso così strettamente australiano. Che cosa lo individua come ‘australiano’, secondo lei?
      Penso che ci siano molte cose tipicamente australiane: il paesaggio, la flora e la fauna, il caldo, il linguaggio con espressioni particolari. E poi ci sono vignette di vita australiana, alcune cose che la rendono unica, come il rispetto rituale per lo sport: nelle piccole città è molto importante, sostituisce quasi la religione. Jasper, soprattutto, è un giocatore fantastico ed è straordinario come questo cambi l’opinione che la gente ha di lui. La stessa cosa vale per il ragazzo vietnamita Jeffrey. Per me era importante esplorare questo tema in un contesto australiano, ma dopotutto è un tema universale e preferisco che non venga etichettato come un romanzo prettamente australiano.
gli interpreti di Jasper Jones nel film tratto dal libro
 Mi sarebbe piaciuto sapere di più sul dettaglio della madre aborigena di Jasper, di cui invece c’è solo un accenno. C’è una forte discriminazione nei confronti degli aborigeni?
      Non ho sottolineato maggiormente il fatto che la madre di Jasper sia un’aborigena, e quindi che anche Jasper abbia un aspetto fisico diverso, perchè la storia è narrata da Charlie. Una delle grosse sfide della scrittura di questo libro è stata guardare attraverso le lenti di un tredicenne: questo è il libro di Charlie e non il mio. E Charlie dava per scontate certe cose, nella storia di Charlie non era importante descrivere Jasper. O Jeffrey. Per quello che riguarda i rapporti con gli aborigeni, la situazione è ben lontana dall’essere idilliaca, c’è un razzismo radicato, in Australia. E non c’è una strategia decisa per affrontare questo problema. Lo sport è importante perché unifica: entrambe le culture capiscono le regole, si condivide qualcosa, facendo sport.

Questo è un romanzo sui danni dei pregiudizi? Sulla tendenza delle piccole comunità di fissare qualcuno in uno schema e non cambiare mai idea su di lui o lei? Dopotutto, anche Jasper e Charlie hanno dei pregiudizi nei confronti di Lionel il Pazzo, proprio come gli abitanti di Corrigan hanno pregiudizi nei confronti di Jasper Jones…

  Sì, è un romanzo che cerca di andare più lontano di quello che appare a un primo sguardo. Cerca di esplorare come i pregiudizi possano nascere, fiorire e perseverare. La comprensione avviene tramite un atto di empatia e di compassione. L’importante è essere capaci di capire, di guardare al di là di se stessi, di vedere gli altri: questo è quello che Charlie deve fare. La bolla infantile in cui Charlie è rinchiuso scoppia e Charlie smette di vedere il mondo come appare solo a lui, lo vede come è per gli altri, vede che cosa è la città nei confronti di Jasper Jones. La verità su Jasper è infinitamente più triste e ci vuole coraggio per andare contro l’opinione popolare. La bolla scoppia nel momento in cui Charlie vede il corpo di Laura che penzola dall’albero. A questo punto Charlie non è più protetto né dai genitori né dai suoi libri e vede il mondo come è. Charlie deve capire la situazione di Jasper, deve vederla come la vede Jasper. Charlie deve guardare al di là di se stesso e ci vuole coraggio per farlo. L’ho usato come un segno per un’esperienza più ampia: molti vivono sempre dentro la loro bolla infantile ed egoista, continuano con le stesse tradizioni, gli stessi miti, senza mai metterli in discussione.

Charlie è un lettore vorace. I suoi idoli sono Mark Twain e Harper Lee: sono anche i suoi autori preferiti?
     Io ho amato molto quei libri. Per Charlie sono una via di fuga. Non ci può essere niente di più lontano di New York dal luogo in cui vive. Riverisce i luoghi dove la gente è rispettata perché scrive e legge, diversamente da quanto accade a lui. Condivido con questi autori il gusto di raccontare, e poi molte delle caratteristiche australiane sono simili a quelle degli stati del sud dell’America.

Atticus Finch e Huckleberry Finn: in che cosa sono di esempio a Charlie? A volte Charlie sembra identificare suo padre con Atticus Finch, a volte lui stesso vorrebbe assomigliare ad Atticus. E Huckleberry assomiglia a Jasper?

      Atticus e Huckleberry rappresentano quello che Charlie vorrebbe essere. Atticus è forte, razionale. Charlie lo ammira e vede in suo padre le sue caratteristiche, vorrebbe che suo padre fosse come Atticus, una presenza intelligente. Jasper è simile a Huckleberry: sono coraggiosi, ribelli, forti e caparbi. Charlie lo ammira perché quelle sono le caratteristiche che a lui mancano.

 Jasper Jones è il doppio di Charlie?
    Sì, penso di sì. All’inizio sembrano molto diversi, Jasper è l’antitesi di Charlie ma, lungo il corso del libro,impariamo a vedere quanto siano simili: il loro linguaggio è diverso, ma vedono il mondo in maniera simile. Jasper è coraggioso e, quando Charlie impara che cosa sia il coraggio- che è la capacità di essere in disaccordo con i più-, anche lui diventa come Jasper.

“Jasper Jones” è un romanzo di formazione: il ragazzo cresce attraverso l’esperienza della morte e dell’amore e del tradimento. E’ il tradimento la prova peggiore, persino peggio della morte?
     Certamente il tradimento è la prova più formative per la crescita perchè nega la fiducia infantile. I bambini non hanno la capacità di mettere in dubbio quello che è vicino a loro, e per questo il tradimento da parte dei genitori è per loro il peggiore in assoluto.

Perchè il cricket gioca un ruolo così importante nel romanzo?

     Il cricket è una religione nei piccolo centri, il cricket serve per unire le persone. Puoi capire qualcuno in un contesto che riconosci. Il gioco del cricket mi è servito come metafora: c’è unione e comprensione finché si gioca, poi, quando tutto è finito, si ritorna come prima. Solo sul campo da gioco si è uguali, stessa uniforme, stesse regole. Dopo, quando la partita è finita, tutto ritorna come prima.

recensione e intervista sono state pubblicate su www.wuz.it




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