sabato 13 maggio 2017

Antonio Steffenoni, "Paloma è tornata" ed. 2003

                                                                   Casa Nostra. Qui Italia
          guerra civile spagnola
           il libro ritrovato


Antonio Steffenoni, "Paloma è tornata"
 Ed. Tropea, pagg.249, Euro 14,00

     Quante cose si possono voler dire in tre parole, "Paloma è tornata". Un nome di donna, un verbo che implica un'attesa e una sorpresa. E l'attesa può essere stata vissuta con ansia e desiderio, o con timore. Paloma può essere tornata perché i casi della vita l'hanno fatta tornare, per riprendere le fila del passato, per vendicarsi, chissà. E comunque perché Paloma sia tornata ci viene detto lentamente, ma non è la lentezza la prima qualità di un torero? Non è con la sua lentezza che il torero gioca a placare la furia del toro? Nel raccontare una storia la lentezza giustamente calibrata dà spazio ad altre storie, costruisce il personaggio principale, dà voce ai personaggi secondari. E' Paco, il banderillero di Antonio Sagarra Campos "il Rosso", che racconta, facendosi da parte per lasciar parlare Antonio, l'amico Santiago, il suocero di Antonio, a integrare una storia che riguarda un intero paese e affonda in un passato che, come ama dire Antonio citando i greci, si stende davanti a noi perché è l'unico tempo che possiamo vedere e che conosciamo.
E così il tempo del racconto si sposta di continuo, tra il presente, una sera di giugno 1977 a una settimana dalle prime elezioni del dopo-Franco, nella plaza de toros di Barcellona dove Antonio è tornato a toreare dopo un'assenza di dieci anni, un passato recente in cui la ricomparsa di Paloma assume per Antonio un significato politico più che sentimentale, il tempo più lontano in cui il più acclamato torero di Spagna aveva perso la testa per questa donna affascinante che non aveva mai lasciato il marito, e un lontanissimo 1936, quando Antonio era stato obbligato a guardare i falangisti che violentavano sua madre e ad affrontare il suo primo toro. Era diventato il torero "sole e ombra", scintillante di talento ombreggiato dai suoi ricordi, e aveva usato questo talento come una sfida verso il franchismo che aveva distrutto la sua famiglia, perché lui, grazie alla sua fama, era "intoccabile" e per questo gli venivano affidati i compiti più rischiosi dall'opposizione.
Finchè era iniziata la storia con Paloma, e Antonio era stato sospettato di fare il doppio gioco e obbligato a scegliere. Si era disintegrato, Antonio, aveva chiuso con le corride dopo un'ultima drammatica esibizione in cui era stato incornato. E se adesso decide di tornare a toreare, non è per lei, Paloma, come non era stato a causa sua che aveva smesso. E' per poter fare un'ultima clamorosa denuncia, perché i suoi amici non siano morti invano, perché una nuova Spagna non può iniziare con la collaborazione (ma non era più giusto il termine "collaborazionismo" che si usava in guerra?) con dei criminali franchisti come José Luis Aguilera Fuentes, marito di Paloma. Non è un romanzo d'amore, il libro di Steffenoni. C'è anche l'amore, ma ci sono l'amicizia, gli ideali politici, il valore della dignità personale, la necessità del coraggio, espressi attraverso la metafora della corrida, la lotta contro forze oscure che richiede assoluto controllo di sé e rispetto di regole fisse perché soltanto questo impedisce all'uomo di scendere ad un livello bestiale, in questa e in qualunque guerra.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net






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