lunedì 1 maggio 2017

André Aciman, “Chiamami col tuo nome” ed. 2008

                             Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
      Diaspora ebraica
      il libro ritrovato

André Aciman, “Chiamami col tuo nome”
Ed. Guanda, trad. Valeria Bastia, pagg. 271, Euro 15,50


    Un romanzo d’amore che ha due ‘lui’ per protagonisti, invece di un ‘lui e lei’: è sufficiente questo per inserirlo in maniera restrittiva nella letteratura gay? Diremmo di no, a prescindere dal fatto che, parafrasando Oscar Wilde, ‘Non esiste un libro etero o un libro gay. I libri sono o ben scritti o mal scritti. Questo è tutto.’ Perché “Chiamami col tuo nome”, dello scrittore americano André Aciman, è il romanzo della scoperta dell’amore, è un libro che esplora il sentimento e, in quanto tale, si avventura anche in altre direzioni- il diciassettenne Elio fa l’amore anche con Marta oltre che con Oliver, e Oliver non solo è fidanzato, ma si sposa e avrà due figli, come sapremo alla fine del romanzo. Che cosa era successo quell’estate che nessuno dei due scorderà mai? “Avevamo trovato le stelle, tu e io. E questo capita una sola volta nella vita”. Che poi si facciano altre scelte che rendono più o meno felici ugualmente, non significa che si è negata una parte di sé, ma che si vive una sorta di vita parallela- come avviene alla maggior parte delle persone. Ed è pericoloso guardarsi indietro, meglio provare invidia per quelli che si era, perché “chiamarlo rimpianto ci spezzerebbe il cuore”.

     Forse non è rimpianto, ma è certamente con tenera malinconia che il protagonista e voce narrante guarda indietro al passato, ad un’estate di vent’anni prima. Chiudo gli occhi, dico quella parola e mi ritrovo in Italia, tanti anni fa…: è questa la nota quasi elegiaca che prevale nel romanzo, risparmiandoci descrizioni di scene scabrose che risultano spesso fastidiose nei romanzi cosìddetti gay (ma anche in quelli di amori etero). E la parola magica che serve come una madeleine proustiana è lo sbrigativo ‘Dopo’, la forma di saluto che sostituisce l’  ‘arrivederci’ usata da Oliver, ospite dell’anno nella casa in Liguria della famiglia di Elio. E va detto qualcosa della famiglia di Elio, perché lui non è un adolescente come tanti altri. Affatto. E’ un musicista che compone varianti musicali di brani classici, parla con una proprietà di linguaggio non comune, ha un livello di conoscenze superiore alla norma. Ma è Elio stesso che, ad una domanda di Oliver che si stupisce che sappia tante cose, risponde facendogli osservare che, dopotutto o prima di tutto, suo padre è un professore. E che ogni anno vaglia le richieste di studenti tra cui ne verrà scelto uno che avrà modo di studiare in tranquillità, ospite nella loro casa sul mare. Non dice Elio, perché Oliver le ha già sperimentate, quanto siano istruttive quelle che suo padre chiama ‘le fatiche della tavola’- le conversazioni con quegli ospiti che sono spesso degli astri nascenti. Ecco perché della rozza adolescenza Elio ha i palpiti del cuore e l’esuberanza del corpo, ma non lo scarno linguaggio. E, filtrato dal tempo, il ricordo di quell’estate trova parole luminose, ricreando sensazioni e ansie, la paura di non essere corrisposto, il dilemma del parlare o tacere, la gelosia, attrazione e disgusto, furia che non conosce sazietà. Sapendo che c’è un limite di tempo. Centellinando il piacere. Assaporando il minuto. Fino a quell’ultimo regalo, i tre giorni insieme a Roma, prima della partenza di Oliver.

    E poi? Poi c’è il ritorno alla solitudine, la comprensione straordinaria del padre (figura molto bella nel romanzo), gli anni che passano, il ricordo che resta. Elio e Oliver si incontrano di nuovo, nell’università dove insegna Oliver, che ora ha un figlio solo un poco più giovane di quanto fosse Elio allora. Nell’aria, tra di loro, vibra la stessa elettricità, resta sospesa la domanda, ‘e se…?’. Perché ne sono entrambi consapevoli- “questa cosa che quasi non fu mai ancora ci tenta”.

    Romantico, delicato e nello stesso tempo rovente e appassionato, “Chiamami col tuo nome” è un romanzo di iniziazione, una bella storia d’amore dai richiami colti- Dante e Montaigne, Eraclito e la Emily Bronte che fa dire a Catherine, spiegando il suo amore per Heathcliffe, “perché lui è me più di me stessa”. E allora “guardami negli occhi, trattieni il mio sguardo, e chiamami col tuo nome”: sono le parole che chiudono il libro, senza mettere la parola fine.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net




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