domenica 24 luglio 2016

William Boyd, “Inquietudine” ed. 2006

                      Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
            spy-story
            il libro ritrovato



William Boyd, “Inquietudine”
Ed. Neri Pozza, trad. Vincenzo Mingiardi, pagg. 349, Euro 17,00

   Ci sono dei personaggi difficili da dimenticare, che prendono vita nelle pagine di un romanzo e continuano ad aggirarsi nella nostra mente anche dopo che abbiamo chiuso il libro e la parola “fine” è stata detta. Oppure non è stata detta? Perché l’ultima immagine che abbiamo di Sally Gilmartin è di lei che scruta con il binocolo tra gli alberi del Bosco della Strega (che nome appropriato per un luogo che può celare pericoli): ci sarà veramente qualcuno in agguato e che aspetta il momento per ucciderla di sorpresa? O la nostra esistenza è un circolo chiuso, per cui diamo alla nostra vita una certa forma che corrisponde alle nostre inclinazioni e ne siamo inevitabilmente foggiati per adeguarci ad essa più pienamente? Comunque sia Sally Gilmartin, alias Eva Delektorskaja, alias Eve Dalton, alias Marjory Allerdice, alias Lily Fitzroy, è una donna straordinaria che ha vissuto in tempi difficili senza accontentarsi di un ruolo di spettatrice: nel 1939 era stata reclutata come agente del CSB (Coordinamento Sicurezza Britannica), l’organizzazione segreta che aveva il compito di persuadere la popolazione americana, con mezzi leciti o fraudolenti, della necessità di entrare in guerra a fianco dell’Inghilterra.

     Anche nel romanzo precedente di William Boyd l’attenzione si concentrava su di un unico personaggio, ma l’arco del tempo dell’azione copriva più o meno un intero secolo; in “Inquietudine” i piani temporali sono due e due i punti di vista: la caldissima estate del 1976 in cui Ruth Gilmartin, la figlia di Sally, riceve dalle mani della madre il dattiloscritto con la storia della sua vita e gli anni della guerra, 1939-1945. E’ importante venire a conoscere Sally Gilmartin trent’anni dopo gli avvenimenti che lei stessa ci racconterà, perché la sua copertura è perfetta, la figlia Ruth non sa niente- neppure delle origini russe della madre- e non sospetta niente. Solo dopo aver letto le carte di sua madre darà un significato nuovo alle minacce che questa faceva quando lei si comportava male da piccola, “un bel giorno ti sveglierai e non ci sarò più”, “verrà qualcuno a uccidermi e ti pentirai…”. Il figlio di 5 anni, il piccolo saggio Jochen, avverte qualcosa di più, “La nonna è davvero tua madre?...è così strana”.
Il racconto procede di pari passo, in apparenza due spezzoni di vita staccati- la figlia single con bambino che dà lezioni di inglese, accoglie in casa il quasi-cognato tedesco sfiorando soltanto il genere di pericoli corsi dalla madre (Judger ha qualche contatto con il gruppo Baader-Meinhof?), va a trovare la madre che all’improvviso si sposta su una carrozzina a rotelle e si è procurata un fucile (sarà demenza senile incipiente?), e, in capitoli alterni, la madre che viene addestrata per il suo compito di spia, prende parte ad azioni sempre più pericolose in Europa e in America, si innamora del suo capo e mentore, fino all’impresa più delicata, quando è chiaro che è stata tradita e uccide un uomo per non essere uccisa, con una prontezza di spirito e un sangue freddo eccezionali. Ma- e in questo sta anche il fascino del romanzo- il passato non è sepolto, se noi siamo le nostre azioni, queste azioni ci rincorrono anche a trent’anni di distanza e i due filoni si uniscono in un finale in cui Sally Gilmartin torna ad essere Eva Delektorskaja.

recensione e intervista sono state pubblicate su www.stradanove.it



    

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