sabato 2 luglio 2016

Howard Fast, “Seconda generazione” ed. 2016

                             Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
     romanzo 'romanzo'
     FRESCO DI LETTURA

Howard Fast, “Seconda generazione”
Ed. e/o, trad. Augusta Mattioli, pagg. 534, Euro 18,00


     Riprende a soffiare ‘il vento di san Francisco’. In questo secondo romanzo della saga dei Lavette, è come se all’inizio il vento della narrazione raccogliesse le forze, ci lasciasse il tempo di mettere insieme i pezzi della storia precedente, di ricordare come terminava “Il vento di San Francisco”, prima di travolgerci nuovamente in un turbinio di vicende, di personaggi, di sentimenti, di piccole storie intrecciate alla grande Storia il cui sfondo, questa volta, non è solo l’America a cui erano approdati i giovani genitori di Dan Lavette in fuga dalla miseria e in cerca di fortuna, ma anche l’Europa, teatro dell’Apocalisse del secolo XX.
     I protagonisti sono la “Seconda generazione”, i figli di Dan Lavette e di Jean Seldon, di Dan Lavette e della seconda moglie cinese, di Mark e Sarah Levy. Chi non avesse letto il libro precedente non avrà nessun problema a seguire il filo della narrazione, perché Howard Fast è un affabulatore straordinario- gli verrà solo il desiderio urgente di leggere anche “Il vento di San Francisco”. Dan Lavette, arrivato all’apice della fortuna, ricomincia da capo. Ha lasciato la moglie- e, con lei, tutto quello che rappresentava, l’America WASP (White Anglo-Saxon Protestant)-, ha sposato la figlia del suo contabile cinese da cui ha già avuto un figlio, e ha ripreso a fare il pescatore, proprio come suo padre agli inizi del secolo. L’ex moglie Jean si è risposata con un uomo molto ricco, molto ambizioso, molto importante (e anche molto odioso), l’azienda vinicola dei Levy, nella Napa Valley, è più fiorente che mai dopo la fine del proibizionismo. Quanto ai giovani, alla seconda generazione, sembrano aver preso tutto il meglio dei genitori, tranne il primogenito di Dan, freddo e calcolatore, che non rivolge più la parola al padre.

   Se Dan Lavette giganteggiava nel romanzo precedente- e anche qui ha un ruolo di primo piano, con il suo idealismo, il suo ingegno, il suo sprezzo per il denaro come fine a sé-, è sua figlia Barbara l’eroina di “Seconda generazione”. Bionda e bella quanto sua madre, Barbara ha però il temperamento e l’umanità del padre. Lei, la principessina di Russian Hill, scopre che non tutti vivono come lei, che giù, al porto di San Francisco, gli scaricatori sono poco più che schiavi. Da questo momento le diventa impossibile godere dei privilegi del suo ambiente, finanzia la mensa dei portuali, si trova coinvolta nello sciopero (il nuovo marito di sua madre è furibondo), se ne va di casa. Barbara ventenne è più vicina al mondo di suo padre che a quello di sua madre. Di suo padre ha la curiosità, l’assenza di meschinità, l’intraprendenza, il considerare il denaro un mezzo e non un fine, la consapevolezza della responsabilità conferita dalle ingenti somme di denaro. Mentre Dan si lancia nell’impresa di costruire grandi navi (pare inevitabile, ancora una volta si arricchirà, suo malgrado, con la guerra), seguiremo Barbara prima in Francia, dove vivrà un assaggio della guerra civile spagnola con il dramma del suo primo grande amore, e poi nella tana del Lupo in Germania dove resterà sconvolta nel vedere distinti signori ebrei obbligati a pulire una strada con le mani, si scaglierà in loro difesa con l’irruenza, la generosità, il senso etico che tanto abbiamo ammirato in Dan Lavette, per finire in prigione e salvarsi grazie all’intervento di un losco personaggio.

     Quando si legge un romanzo così ‘romanzo’ come quello di Howard Fast, ci sorprendiamo a interrompere ogni tanto la lettura con un sospiro di soddisfazione, con un senso di pienezza e di appagamento mentre la mente corre dietro ai personaggi, ai drammi e alle gioie delle loro vite, ai momenti storici che attraversano- lotte sociali e guerre ma anche realizzazioni di sogni grandiosi come l’inaugurazione del mitico Golden Gate- e pensiamo anche, non del tutto giustamente e con un filo di nostalgia, che nessuno scrittore di oggi è capace, o ha il tempo, o la giusta dedizione, di scrivere un romanzo come questo.



    

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