Voci da mondi diversi. Svizzera
il libro ritrovato
Alain C. Sulzer, "Il Concerto"
Titolo originale: Aus den Fugen
Traduzione di Emanuela Cervini
pagg. 221, Euro 15,00 - Ed. Sellerio 2013
Traduzione di Emanuela Cervini
pagg. 221, Euro 15,00 - Ed. Sellerio 2013
- Una sera di settembre a Berlino. Il clou della serata sarà il concerto del famoso pianista Marek Olsberg alla Filamornica. Olsberg è un mito, un biglietto per il suo concerto vale oro. È stato un bambino prodigio, vive per la musica, lui è la sua musica.
- Il romanzo “Il concerto”, dello scrittore svizzero Alain Claude Sulzer, si muove tra la manciata di ore che precedono l’inizio, cariche di fremente attesa, e quella delle ore, vibranti di una ben diversa atmosfera, che seguono la fine - o la ‘non-fine’ - del concerto, come un morire, uno svanire di note e di tante altre cose.
- Sulzer ha scelto un singolare microcosmo per parlarci delle tante sfaccettature della vita, dei sentimenti, delle ambizioni e dei desideri che fanno vivere gli uomini. Al centro di tutto e di tutti c’è Marek Olsberg, il mostro sacro rispettato e temuto, scortato ovunque dalla sua segretaria - la sua ombra - Astrid Maurer che lo conosce meglio di chiunque, che è al suo fianco per impedire che le noie del mondo dei comuni mortali turbino la sua concentrazione musicale.
- Gli altri protagonisti del romanzo sono, o dovrebbero essere, appassionati melomani entusiasti all’idea di sentir finalmente suonare il grande Marek. Gente agiata che ha potuto permettersi l’acquisto del biglietto. La signora Esther e la sua amica Solveig. Sophie, la zia nubile che accompagna la nipote Klara. L’agente teatrale Claudius con il suo amichetto Nico. L’agente pubblicitario Johannes, appena tornato da New York, che si trova ad avere per caso due biglietti e cerca una escort che vada con lui. Per completare il quadro, la signora dell’alta società che offrirà un ricevimento al pianista nella sua splendida magione di Potzdam e il cameriere da lei ingaggiato, ex studente di matematica, ex scacchista, ladro in erba.
- Come nel movimento di una sinfonia c’è un crescendo nel romanzo, un apice trionfale e poi un decrescendo. L’occhio della cinepresa di Sulzer punta dapprima su ogni personaggio singolarmente, ad iniziare da Marek che sceglie il pianoforte fino al cameriere che si dà da fare per il rinfresco a Potzdam, poi l’obiettivo diventa un grand’angolo per inquadrare la sala del concerto dove il grande Olsberg incanta il pubblico. Finché… Marek Olsberg smette di suonare. Poco prima dell’intervallo. Smette. Dice “E’ tutto.” Si alza e se ne va. Sconcerto. Nessuno ha capito bene che cosa sia successo. Nessuno sa come comportarsi. Quando è chiaro che non ci sarà un seguito, gli ascoltatori escono e tornano a casa.
- È un gran maestro, Sulzer. Ha orchestrato le vicende dei suoi personaggi in modo da farci presagire un momento di svolta, un punto di non ritorno che coincide con la decisione del grande pianista di non suonare più. Che cosa succede, quando escono in anticipo sul previsto dalla sala del concerto? Ognuno di loro dovrà affrontare qualcosa che non si aspettava, ognuno di loro verrà a sapere qualcosa che di certo cambierà il corso della sua vita, perfino quel Johannes che era rimasto in un letto d’albergo avrà una sorpresa non del tutto gradita con l’affascinante escort il cui volto gli era sembrato di conoscere. E anche il cameriere Lorenz avrà un’inaspettata libertà di azione quando si spengono le luci nella villa dove non si è presentato nessun ospite. E Marek? Perché ha interrotto l’esibizione? Che ne sarà di lui? ecco, a fianco delle microstorie di questo microcosmo, l’enigma del comportamento di Marek Olsberg potrebbe passare inosservato e restare misterioso, eppure ci sono un paio di frasi del pianista che inducono pure noi ad arrestarci - “a volte mi sembrava di esistere solo durante i momenti al pianoforte”, “Non si può andare avanti così. Impossibile. Devo smettere. Se continuo succederà qualcosa di brutto, qualcosa di peggio che smettere e far arrabbiare un sacco di gente.” Quello di Olsberg è il disagio di chi non sa più chi sia, tanto si identifica con quello che fa. Smettere di fare per essere - è quello che ci dice Sulzer in questo raffinato romanzo a suon di musica.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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