martedì 23 giugno 2015

Anne Tyler, “Una spola di filo blu” ed. 2015

                                         Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
           FRESCO DI LETTURA


Anne Tyler, “Una spola di filo blu”
Ed. Guanda, trad. Laura Pignatti, pagg. 391, Euro 18,50
Titolo originale: A Spool of Blue Thread


   Poi Abby tornò fuori sotto il portico e si sedette sul dondolo. Era un pomeriggio meraviglioso, tutto ventilato, verde-giallo, con un cielo del blu irreale di un barattolo di crema Nivea. Tra un minuto avrebbe detto a Red che accettava volentieri il suo passaggio per andare al matrimonio. Per ora, però, preferiva aspettare, tenersi stretto al cuore quel pensiero.

    Anne Tyler. Ovvero l’arte di raccontare storie normali di gente normale con un certo ‘non so che’ a far sì che sembrino straordinarie. E’ la stessa magia del poeta Wordsworth la cui intenzione era scegliere, per le sue poesie, situazioni di vita comune, esprimendosi in un linguaggio usato da gente comune ma aggiungendovi un certo qual colore dell’immaginazione.
    Tre generazioni di Whitshank sono protagoniste del nuovo romanzo di Anne Tyler, “Una spola di filo blu”. Anzi, tre generazioni e una casa, perché la grande casa costruita da Junior Whitshank per qualcun altro- la famiglia Brill- e poi acquistata da lui stesso, è il vanto della famiglia, il luogo delle riunioni per figli e nipoti nelle festività, il soggetto di storie che nel corso degli anni sono diventate quasi leggende. Ad esempio, la cassettina con gli strumenti del ‘famoso’ scassinatore che ha fatto decidere la signora Brill a traslocare- chi l’aveva messa sulla veranda? Un ladro veramente, o piuttosto qualcuno che considerava quella casa come sua e i Brill come degli usurpatori?

Junior e Linnie Mae, Red e Abby, i quattro figli di questi con i loro figli. Ognuno con la sua parte di storie, e non è detto che la versione che tutti conoscono di queste storie sia quella veritiera. Ci sono verità nascoste, ci sono vicende o sentimenti che sono veri per una delle persone che li vive ma non lo sono per un’altra. Prendiamo il favoleggiato grande amore di Linnie Mae per Junior- lei aveva solo quattordici anni, lui ne aveva ventisette, la famiglia di lei era contraria, ma l’amore è più forte di tutto. Un po’ come la storia di Romeo e Giulietta, a sentire Linnie Mae. Sarà un piccolo trauma per il lettore apprendere quello che c’è dietro la leggenda. Abby, invece, incomincia sempre con voce sognante il racconto del momento in cui si innamorò di Red, “Era uno splendido pomeriggio tutto giallo e verde…”. Dei quattro figli di Red e Abby conosciamo per primo Denny. E neppure direttamente, ma attraverso una telefonata nella prima pagina del romanzo: all’ora in cui i genitori si preparano per andare a letto Denny annuncia che è gay e termina la chiamata. E’ gay, Denny? Non molto tempo dopo appare con una moglie incinta: è lui il padre? Denny, il più squinternato e il più misterioso dei figli di Red e Abby. Quello che si fa vivo quando gli gira, capace di comportamenti molto generosi (accorrere dalla sorella quando questa soffre di depressione post-partum) che però lasciano tutti dubbiosi sulle sue vere intenzioni. Quello che di certo ha sofferto di più quando è arrivato il fratellino Douglas soprannominato Stem. Quello che ha più da recriminare sull’altruismo della madre che porta a casa le persone più strampalate, esagerando nei suoi compiti di assistente sociale.


     E’ un libro impossibile da raccontare, “Una spola di filo blu”,- per fortuna. Alcuni dei personaggi hanno una personalità dominante- Abby, Denny, il despota Junior-, altri riempiono gli spazi intorno a quelli (e non dimentichiamo i cani, o forse anche noi potremmo limitarci a ricordare un solo cane, come Abby che continua a chiamare il cane del momento con il nome di quello defunto da tempo), le loro storie si intrecciano, la sequenza temporale non è sempre rispettata, il tempo passa inesorabile e la tristezza assale anche noi quando Casa Whitshank resta vuota, quando Red decide che sia meglio per lui, ormai solo, andare a vivere in un piccolo appartamento, quando la scomparsa degli oggetti rende visibilmente esplicita la scomparsa delle persone,
quando muore un poco anche la casa, come avviene nei romanzi di Virginia Woolf o di E.M Forster. Intanto, però, il sogno americano dell’uomo che si fa da sé si è realizzato, tracciando la sua parabola in questo bel romanzo.

la recensione sarà pubblicata su www.wuz.it


Nessun commento:

Posta un commento