martedì 16 giugno 2015

Gordana Kuić, “Il profumo della pioggia nei Balcani” ed. 2015

                                                Voci da mondi diversi. Penisola balcanica
           FRESCO DI LETTURA



Gordana Kuić, “Il profumo della pioggia nei Balcani”
Ed. Bollati Boringhieri, trad. Dunja Badnjević e Manuela Orazi, pagg. 603, Euro 19,00
Titolo originale: Miris kiše na Balkanu

    “Vorrei sentire il profumo della pioggia nei Balcani” mormorò, mentre il cameriere le serviva il terzo caffè.
   Le piaceva, la pioggia. Più volte in vita sua era uscita in strada con un impermeabile di gomma e un paio di galosce, a passeggiare da sola sotto un diluvio scrosciante. Saltava nelle pozzanghere con le mani in tasca, mentre l’acqua sgocciolava dalla tesa del cappello. Dilatava le narici per sentire l’odore penetrante dell’acqua piovana, e il suo cuore palpitava al pensiero della celeste dolcezza che impregnava lei e le strade su cui camminava.


   Sono fissata con i titoli dei libri. E’ la prima cosa che guardo, ma, d’altra parte, un titolo è un biglietto da visita, un titolo deve anticipare qualcosa. Ho sbagliato a giudicare quello de “Il profumo della pioggia nei Balcani” della scrittrice serba Gordana Kuić. Ho pensato, con un filo di noia, che fosse un ennesimo titolo scelto per compiacere il pubblico di lettori. Ho scoperto poi che, non solo questo è il titolo originale, ma anche che è quello ‘giusto’ per il libro, perché l’immagine della pioggia ritorna spesso nella narrazione, perché la pioggia su Sarajevo acquista un valore metaforico e il profumo della pioggia nei Balcani diventa l’emblema della nostalgia, è l’equivalente della madeleine di Proust per i membri della famiglia Salom in un peregrinare perpetuo tra Sarajevo, Belgrado, Dubrovnik o qualche località sperduta tra i monti per sfuggire a retate e deportazioni, ma anche tra Parigi e Venezia e Barcellona, spiegando le ali in cerca di un’altra vita.

    E’ la generazione sfortunata, quella delle sorelle Salom- nate agli inizi del secolo, hanno vissuto pienamente entrambe le guerre mondiali. La loro storia incomincia proprio quel 28 giugno 1914 in cui l’arciduca Francesco Ferdinando, in visita a Sarajevo con la moglie Sofia, rimase vittima dell’attentato di Gavrilo Princip. Le due bambine più piccole, Riki e Blanki, volevano veder passare l’automobile dell’arciduca, poi il rumore, la confusione, il fuggi fuggi. E poi la guerra. Cinque sorelle e due fratelli in un romanzo in cui gli uomini sono importanti ma hanno un ruolo secondario. E delle cinque sorelle Salom, sono Riki e Blanki a dominare la scena, le vere protagoniste di tutto il libro.
Di certo le più belle, pur così minute e dall’aria fragile. Riki vivace ed estrosa, Blanki più tranquilla ed amante dello studio (dovrà rinunciare a studiare, i soldi risparmiati a fatica serviranno per il fratello maggiore che, invece, non ha nessuna voglia di faticare sui libri). Riki che diventerà una famosa ballerina, un folletto sul palcoscenico, la prima ad andare lontano per studiare danza. Blanki che si innamora giovanissima di Marko, un uomo di grande fascino e di mille iniziative (la più ambiziosa è fondare un giornale) che tuttavia non vuole impegni. E poi Marko appartiene ad una famiglia serba, le ragazze Salom sono ebree sefardite (curiose e belle le battute di dialoghi in ladino, la loro lingua madre). Le ragazze Salom hanno tutte una forza di carattere che le aiuterà a superare le difficoltà, sia nella vita privata sia più tardi, quando i tedeschi occupano la Bosnia e la Serbia e iniziano i rastrellamenti. Riki e Blanki sfidano le convenzioni, a Riki non importa che lo scrittore di cui è innamorata sia sposato, così come Blanki capisce che, se vuole vivere vicino a Marko, deve lasciargli la libertà. E attendere. La bambina che nascerà nel periodo peggiore, proprio nel freddo inverno di guerra, dimostra che aveva ragione.


     “Il profumo della pioggia nei Balcani” è un romanzo grandioso nascosto sotto una narrativa di stile tradizionale. Grandioso perché dietro la storia di una famiglia (della sua famiglia) Gordana Kuić traccia per mezzo secolo la Storia di una Sarajevo che ancora non conosce gli odi etnici, dove musulmani, ebrei e cristiani ortodossi convivono pacificamente e in amicizia anche se, alla fin fine, la discriminazione, la diffidenza e l’inimicizia sono in agguato. La conflagrazione degli anni ‘90 brucia sotto le ceneri. Grandioso perché lo sono i personaggi- dietro le storie d’amore delle sorelle Salom c’è un’energia vitale che sbalordisce. Riki si ammala e non può più danzare, Klara viene abbandonata dal marito, il negozio di modisteria deve chiudere, le sorelle si devono nascondere, i cambiamenti di casa non si contano. Eppure ognuna di loro trova la forza di risorgere come la fenice, nessuna di loro si arrende mai.

la recensione sarà pubblicata su www.wuz.it


2 commenti:

  1. Appena finito.era tanto che non leggevo un libro così appassionante!

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  2. Appena finito.era tanto che non leggevo un libro così appassionante!

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