giovedì 25 settembre 2014

Elizabeth von Arnim, "Una principessa in fuga" ed. 2013

                                                               il libro ritrovato



Elizabeth von Arnim, “Una principessa in fuga”
Ed. Bollati Boringhieri, trad. Simona Garavelli, pagg. 253, Euro 16,50
        Quando uno scrittore è prolifico, ogni volta che viene pubblicato un suo nuovo libro ci viene sovente da sbuffare, pensando, ‘oh, no, un altro!’. Quando la casa editrice Bollati Boringhieri dà alle stampe un nuovo/vecchio romanzo di Elizabeth von Arnim (e ce ne sono già una ventina in catalogo di questa scrittrice nata nel 1866 e morta nel 1941), invece, proviamo subito un’anticipazione di gioia della lettura. E’ vero che i suoi personaggi femminili si assomigliano tutti un poco, quasi fossero una grande famiglia di sorelle maggiori e minori (e forse assomigliano alla scrittrice stessa), ma non ci stancano mai, sanno rinnovarsi con una grazia incantevole. Si chiamino Rose-Marie, Anna Rose, Anna Felicitas o Priscilla (in questo “Una principessa in fuga”), le sue protagoniste sono giovani donne in anticipo sul loro tempo, insofferenti del ruolo che la convenzione ha cucito loro addosso, refrattarie ad adagiarsi nel modello stabilito di moglie e madre che la società richiede. Sono anticonformiste, dolcemente ribelli, vogliono pensare con la loro testa. Ma sono anche ingenue e totalmente sprovviste di quel minimo di malizia che le renderebbe più agguerrite nei confronti degli altri. Perché ci sono loro, le giovani donne di cui anche il lettore si innamora, e ci sono gli altri, che dapprima sono sconcertati dal loro atteggiamento di una generosità utopistica e poi le sfruttano a proprio vantaggio.
    Priscilla è una principessa ventiduenne, figlia del granduca di Lothen-Kunitz, un piccolo regno non precisato nell’area tedesca. E’ l’unica a non essere ancora sposata, delle tre sorelle. Eppure è la più bella, “d’avorio e ambra”, con la carnagione chiarissima e capelli di rame. Ma è lei che rifiuta tutti i partiti. Quando si presenta l’ennesimo pretendente (molto gradito al padre), Priscilla non si dà neppure la briga di conoscerlo. Aiutata dall’anziano bibliotecario del palazzo- lei lo chiama affettuosamente Fritzi perché è anche un sostituto della figura paterna nonché un precettore-, insieme a lui e ad una cameriera, Priscilla fugge. La meta è un idilliaco paesino nella campagna inglese dove Fritzi acquista, in denaro contante, un cottage su cui si è impuntata Priscilla nella ricerca di una casa.



    I romanzi di Elizabeth von Arnim non sono romanzi ‘rosa’. Sprizzano umorismo e ironia che spesso deriva dalla mancanza di consapevolezza dei personaggi. Priscilla è stanca della vita privilegiata che ha condotto finora, vuole vivere in maniera semplice come la gente comune. Il fatto è che non ha neppure idea di come viva la gente comune. Fa pensare alla famosa frase della regina Maria Antonietta davanti al popolo inferocito, “non c’è pane? Dategli delle brioches!”. Così, nello sbalordimento generale, Priscilla distribuisce soldi a destra e a manca, organizza merende e giochi domenicali per i bambini (nella puritana Inghilterra in cui di domenica la vita si ferma!), per evitare litigi assume ventiquattro cuoche a rotazione (e una di queste è fin troppo felice di scappare con un biglietto da cinque sterline senza riportarle il resto), fa innamorare di sé ben due giovanotti. Priscilla e il vecchio Fritzi non hanno mai maneggiato denaro, non hanno la minima idea di come gestire la routine di una casa, gli è sempre stato servito il pranzo in tavola e non sono mai stati sfiorati dal pensiero che, prima di mettersi ai fornelli, bisogna andare ad acquistare qualcosa da mettere in pentola. Il risultato non può che essere buffamente catastrofico, per la protagonista e per tutti coloro che sono venuti a contatto con lei.

    E’ la felice ironia che nasce dal contrasto tra le grandi utopie e la cruda realtà delle esigenze quotidiane che rende così piacevolmente divertente la lettura di “Una principessa in fuga”. Insieme al velo di tristezza che cala inevitabilmente quando ci si rende conto che l’essere umano è fatto di argilla e non ha le ali. 

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net


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