lunedì 1 settembre 2014

Elizabeth von Arnim, "Mr. Skeffington" ed. 2002

                                                        il libro ritrovato

La vita comincia a cinquant’anni

Elizabeth von Arnim, “Mr. Skeffington”

Ed. Bollati Boringhieri, pagg.286, Euro 17,00
  
Lo incontriamo soltanto alla fine del libro, Mr. Skeffington, anche se viene nominato fin dalla prima pagina, quando Fanny incomincia ad essere perseguitata dalla sua immagine. Non pensava più a lui da quando aveva chiesto il divorzio, ventotto anni prima. Mr. Skeffington era ricchissimo ed era ebreo, e questo viene sussurrato con un certo tono di disprezzo – siamo alla fine degli anni ’30 e Hitler trionfa in Germania. Fanny sta per compiere cinquant’anni. La splendida Fanny, la bellissima Fanny. Negli ultimi tempi si è sentita dire che è “magnifica”: si sottintende forse “malgrado l’età”?. Le parlano del “tramonto dei giorni dell’amore”, di “crepuscolo della vita”. Le vengono in mente dei versi che paragonano l’età avanzata ad una “notte lappone deliziosa”. Sì, ma che gelo in una notte lappone! Lei che ha sempre avuto uomini che l’adoravano, non per niente il suo nome richiama quello di Fanny Hill, protagonista di un famoso romanzo libertino del ‘700. Ed è per scongiurare questo declino incombente che Fanny si confronta con gli uomini che l’ hanno amata. Ahimé, che delusione. Si sente chiedere se è la madre del suo ultimo, giovanissimo amante. Se è un’attrice. O una prostituta, con quel trucco pesante, i riccioli finti. Quando incontra Lord Conderley, che le recitava versi d’amore, se lei fa fatica a riconoscere lui che ha già settant’anni, lui pensa “poveretta, com’è ridotta”. E se lei, in un ultimo incontro con figure del passato, neppure sa chi possa essere l’uomo grottesco che entra nel suo salotto, questi non sa quale delle due donne presenti sia la donna che ha amato. Ed è a questo punto che riappare Mr. Skeffington.
Anche lui invecchiato. Peggio. Ha perso tutto e ha subito la persecuzione nazista. Lui è l’unico che non vede il cambiamento di Fanny. Letteralmente e, forse, anche in un significato più ampio, perché è così che accade ad una coppia in cui si diventa vecchi insieme. Fanny, che non aveva mai sprecato tempo a pensare, è già cambiata. C’è qualcos’altro nella vita oltre la bellezza. Un finale un poco convenzionale in un romanzo straordinario che è una riflessione vivace, acuta, leggera, ironica, a volte pensosa e a volte satirica, sull’inesorabile avanzare del tempo, la capacità di adeguarsi ai cambiamenti, la necessità di un arricchimento interiore, il valore dei veri affetti. E la smentita migliore che la vita per una donna possa finire al fatidico compimento dei cinquant’anni è data dalla stessa Elizabeth von Arnim, che scrisse questo libro nel 1940, a settantaquattro anni, un anno prima di morire. Australiana d’origine, cugina di Katherine Mansfield e moglie prima del conte von Arnim, figlio adottivo di Cosima Wagner, e poi del fratello di Bertrand Russell, fu certamente una delle donne più brillanti e intelligenti del suo tempo. Da non perdere neppure gli altri romanzi già pubblicati dalla stessa casa editrice.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net




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