Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
romanzo di formazione
romanzo di viaggio
John Hersey, “Un solo sassolino”
Ed.
Corbaccio, trad. Cesare Vivante, pagg. 224, Euro 19,00
Ecco un altro gioiellino che salta fuori dal
passato. L’autore è John Hersey, nato aTientsin, in Cina, nel 1914 e morto a
Key West nel 1993. Vincitore di un premio Pulitzer, autore di “Hiroshima”, una
raccolta di testimonianze sulla tragedia giapponese, pubblicò “Un solo
sassolino” nel 1956.
La voce narrante è quella di un giovane ingegnere idraulico che, negli anni ’20 del secolo scorso, viene mandato in Cina a studiare il fiume Yang-tze per poi prendere accordi con il governo cinese e costruire una diga che sfrutti le famose gole del fiume. Si imbarca su una giunca e il suo primo incontro/scontro con la realtà cinese avviene quando la partenza è ritardata perché il cuoco si è allontanato per comprare del cavolo. Lui, abituato alla piena efficienza e rispetto dei tempi del mondo da cui proviene, si sente in prigione della pazienza altrui, di quella rassegnazione dettata dal ‘non ci si può far niente’.
Il cuoco, il padrone della giunca
(soprannominato ‘il Grosso’), il capo dei trainatori (chiamato “Vecchio
Sassolino” anche se non è affatto vecchio, ma giovane e aitante), e Su-Ling
(l’unica che mantiene il suo vero nome, la moglie del padrone, molto più giovane
di lui) sono i personaggi principali, oltre al ‘Grande’ fiume, lo Yang-tze, il
più lungo dell’Eurasia, il terzo più lungo del mondo. Lo Yang-tze è quasi una
divinità, lo si ammira, lo si rispetta, se ne ha timore, si cerca il suo favore
con riti superstiziosi. E guai ad incorrere nella sua ira. Quando uno dei
trainatori rovescia un pesce nella ciotola durante un pasto, Sassolino gli fa
una tremenda sfuriata, sorprendendo il nostro narratore che non capisce. Eppure
è chiaro: pesce rovesciato= giunca rovesciata, un presagio funesto.
Il topos del viaggio, comune nei romanzi di formazione, è qui limitato ad un viaggio su un fiume, ma proprio per questo si arricchisce di significati, con l’acqua che scorre come la vita, arruffata da turbolenze come le difficoltà che si incontrano nell’esistenza quotidiana. In più il viaggiatore non attraversa vari paesi e il confronto costante è tra lui e ‘loro’, tra lui che ha studiato e può modificare il corso delle acque e loro che conoscono la forza del Grande Fiume e sanno come affrontarla, tra l’Occidente razionale e l’Oriente dei miti e delle superstizioni.
E, come in tutti i romanzi di crescita, il protagonista cambia. Dapprima è stupito di apprendere quali siano le aspirazioni di Vecchio Sassolino, “Non metto da parte. spendo per gli amici. Pago loro da bere. Coltivo l’amicizia…Non ho casa. Il mio corpo è la mia casa”. Non gli sembra che sia possibile che un uomo giovane, allegro e vigoroso possa non aspirare alla ricchezza. Non capisce come si possa essere indifferenti ai fini che sono validi per lui. In seguito si ammala, ha tempo per pensare, inizia a temere di poter essere oggetto di disgusto per i cinesi, lui che era cresciuto credendo alla superiorità del mondo occidentale. E perde, o gli rubano, l’orologio. Che cosa è il tempo per lui occidentale, senza l’orologio? Che piccola entità temporale poteva misurare il suo orologio a confronto di quei sentieri scavati millenni prima nella roccia perché gli uomini potessero far superare alle giunche le rapide? Tutto il suo mondo è stato capovolto- che cosa mai sono le scuole canoniche a confronto di quella grande scuola che è il fiume? E allora cresce la sua ammirazione per lo sforzo immane che fanno i trainatori della giunca, per il canto di Sassolino che sembra essere una divinità delle acque. Finché succede il dramma. È come se si fosse compiuto un sacrificio umano per placare il tumulto delle acque e la sua aspirazione a cambiare il fiume sembra velleitaria e oltraggiosa.
La giunca arriva in acque calme, approda
Wah-hsien, il narratore invita a pranzo i suoi compagni di viaggio ed è come se
l’incantesimo fosse finito- Su-ling di cui lui era un poco innamorato ritorna a
sembrare una rozza contadina, trainatori e marinai sembrano degli straccioni e
lui, lui torna ad essere l’ingegnere che vorrebbe cambiare il Grande fiume. Ma
la diga non si farà.
Ricco di significati nella sua brevità, incantatore con il fragore che sentiamo delle acque del fiume e il canto magico di vecchio Sassolino, con una nota di tristezza per la giovinezza che non è sopravvissuta all’esperienza, con qualcosa di Conrad nella visione degli schiavi che lavorano nelle saline. Leggetelo.
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