Mi pareva ieri e invece era il 2015 quando avevo incontrato Carla Maria Russo per parlare di Caterina Sforza, l’affascinante protagonista del suo romanzo “La bastarda degli Sforza”. L’appuntamento è nello stesso bar-pasticceria di allora, lei non è cambiata affatto- forse è proprio ieri che ci siamo incontrate. Oggi però parleremo delle due ‘eroine’ del libro appena pubblicato, “Cuore di donna”, altri due grandi personaggi femminili che si aggiungono alla galleria delle sue indimenticabili protagoniste. E iniziamo chiedendo proprio di loro, di Maria Inez Cortese e di Ann Bennett.
Come ha “incontrato” le due
protagoniste?
L’ispirazione per questa storia nasce da un saggio che ho
letto con la storia di Maria Barbella, un’immigrata italiana che uccise il
marito in una locanda- in realtà non era il marito, ma l’uomo che l’aveva
sedotta e poi non l’aveva sposata. Mi aveva appassionato la dinamica del
processo, l’ingiustizia della discriminazione da cui era chiaro che si voleva
colpire una persona per colpire tutta la comunità, la generalizzazione del
giudizio per cui si trasformavano tutti gli italiani in criminali. Però, poi,
la storia di Maria Barbella non mi interessava. In un romanzo una storia che fa
presa deve poggiare su grandi sentimenti. Mi interessava il mondo degli
immigrati e ho cercato notizie a largo raggio finché mi sono casualmente
imbattuta in un libretto con la storia di un’immigrata italiana che mi ha
conquistato- doveva diventare la storia di Maria Inez in cui ho fuso anche
quella di Maria Barbella.
Dalla seconda metà dell’800 alcune
università di alcuni stati americani accolgono finalmente alcune donne.
Tuttavia, anche se riescono ad arrivare alla laurea, le donne non sono ammesse
all’esame per esercitare la professione. Nella mia ricerca scopro che le
primissime donne avvocato cominciano a collocarsi verso la fine degli anni ‘80
dell’800. Ecco allora l’idea di creare un personaggio verosimile, Ann Bennett,
una delle prime donne avvocato: sintetizzo in questa figura una probabile
realtà storica.
Come è riuscita a farle rivivere, a
farle diventare delle vere persone? Fino a dove è la realtà dei fatti e dove
inizia la finzione letteraria?
I fatti sono tutti reali. Molti personaggi
lo sono pure, il direttore del carcere di Sing Sing e la moglie, il sergente
Joe Petrosino, il direttore della prigione Les Tombs. Ann Bennett, come ho
detto, è verosimile. Probabilmente c’era e la incarno in questa donna. Non è
una figura storica ma è credibile. D’altra parte la differenza tra la cronaca e
il romanzo è raccontare la storia e far
palpitare il romanzo, non raccontare semplicemente la storia, ma far emergere i
sentimenti. Io narro di esseri umani che con tutto il bagaglio di sentimenti
affrontano la vita, narro dall’interno e la storia è la conseguenza.Joe Petrosino
Per farle diventare vere ho fatto un grosso
lavoro di documentazione. Per esempio mi serviva conoscere l’ambiente di Little
Italy nei piccoli dettagli e per quello mi sono fatta arrivare dei libri
dall’America, ho dovuto studiare come si fa un processo- quella è stata la
parte più difficile. Anche approfondire la storia del femminismo negli Stati
Uniti ha richiesto un grosso lavoro.
Ho avuto l’ispirazione per il romanzo agli
inizi del 2000 e mi ci è voluto del tempo per essere pronta. D’altra parte
bisogna conoscere i fatti, con un dettaglio puoi raccontare tante cose. A me
piace fare ricerche e, quando mi sono sentita pronta, ho iniziato a scrivere il
libro.
Nel romanzo constatiamo che, anche se la
condizione femminile è più avanti di un passo negli Stati Uniti, se non altro
per una maggiore presa di coscienza e per un movimento organizzato per i
diritti delle donne, fondamentalmente è molto simile a quella italiana. Il
matrimonio ad esempio: in entrambe le società è considerato essenziale per la
donna. Non è forse così?
Assolutamente sì. Nella lettera che la
mamma di Ann le scrive è chiaro che la dignità sociale te la dà solo il
matrimonio. Se non hai il marito a fianco, rientri nella categoria delle zitelle.
Ann aveva già 26 anni. Era una mentalità diffusa come diffuso era guardare con
ansia e apprensione il desiderio delle donne di avanzare nel piano dei diritti.
Questo spiega perché questo caso, che riguardava un’immigrata, ha fatto tanto
scalpore: nel momento che la NAWSA decide di tutelarlo era una battaglia di
donne contro certi principi.
Abbiamo fatto molti passi avanti- pensiamo al termine spregiativo di ‘suffragette’ che era stato coniato per le donne che chiedevano il diritto di voto, quando anche l’uomo più ignorante poteva votare e loro no. Sono state donne che hanno versato lacrime e sangue, che hanno sperimentato la prigione. Certo la guerra ha inciso molto nell’emancipazione femminile. Non si poteva rimandare le donne a casa dopo che in tutti gli ambiti lavorativi avevano sostituito gli uomini che erano stati chiamati a combattere.
Non possiamo svelare molto, ma quando si
è resa conto che, a fianco delle due donne protagoniste, ce n’era un’altra che
avrebbe avuto un ruolo importantissimo perché sarebbe diventata il simbolo del
coraggio?
È vero, non possiamo svelare molto, è una
figura che parte modestissima, incerta, insicura e diventerà la chiave portante
della storia. È lei che mi ha suggerito il titolo, quando ho visto il cuore di
questa donna, aperto all’amore, alla pietà, alla generosità. L’ho sempre avuta
in mente. Sapevo i punti cruciali del romanzo e sapevo che lei avrebbe avuto
questo ruolo. Nel mio canovaccio mentale è cresciuta di suo e io ho fatto
questo percorso insieme a lei.
È il coraggio, forse, la dote più grande
di tutte queste donne? Coraggio nell’affrontare la vita e sì, diciamolo, nell’affrontare
anche gli uomini? Il sesso debole è invece il più forte?
Il coraggio è quello che le accomuna, la
solidarietà di donne fortunate verso la più fragile che non ha strumenti per
difendersi. E poi il grande coraggio che ci vuole per andare avanti e lottare
fino all’ultimo.
Mettiamo in conto anche il coraggio nell’affrontare
gli uomini? Penso a quando Ann deve respingere a forza le avances di un uomo
che non gradisce.
Ann è una donna di rottura rispetto alla sua
società. È una donna insolita, moderna, “di vedute aperte”, e il marito di
Annabel ci mette tutta una carica sessista e pensa di potersi permettere certe
libertà. Il coraggio di Ann è anche nell’entrare in un’aula di tribunale piena
di uomini. Lei si batte contro la tendenza a identificare la donna che esce
dagli schemi con la donna con cui ci si può prendere certe libertà.
la Mano Nera.
È la Mafia, chiamata Mano Nera per un periodo limitato di tempo, una società mafiosa formata da tante bande spesso una contro l’altra, manca ancora l’associazione di grande delinquenza. La Mano Nera vessava la comunità italiana ma si stava espandendo e andava a vessare anche altre persone. Era diffusa, allora, soprattutto a New York.
Alla
Mano Nera si oppone la figura di Joe Petrosino, altamente stimato da Roosevelt,
così incorruttibile che hanno dovuto ucciderlo.
La discriminazione contro gli italiani:
che cosa aveva favorito la convinzione che geneticamente gli italiani fossero
dei criminali?
Lombroso è il responsabile per aver
elaborato le teorie per dare giustificazione scientifica alla questione
meridionale. I meridionali sono così perché ereditariamente hanno delle tare
genetiche che si tramandano. Basava le sue teorie sullo studio dei cranii che
mostravano la tendenza genetica a delinquere. Sono state tesi che hanno offerto
una giustificazione al razzismo. Senza contare che emigrava la gente più povera
e analfabeta che si prestava a questa interpretazione.
Sto navigando a vista. Non lo so e non voglio dire nulla. Sono volubile e finché non decido che è il momento di raccontare una storia, non dico nulla. Ho in mente più storie, bisogna vedere quale di queste storie si farà narrare.
Carla Maria Russo, "Cuore di donna"
Ed. Piemme pagg.435, Euro 18,90
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