martedì 11 ottobre 2022

Carla Maria Russo, "Cuore di donna"- Intervista 2022

 

   


    Mi pareva ieri e invece era il 2015 quando avevo incontrato Carla Maria Russo per parlare di Caterina Sforza, l’affascinante protagonista del suo romanzo “La bastarda degli Sforza”. L’appuntamento è nello stesso bar-pasticceria di allora, lei non è cambiata affatto- forse è proprio ieri che ci siamo incontrate. Oggi però parleremo delle due ‘eroine’ del libro appena pubblicato, “Cuore di donna”, altri due grandi personaggi femminili che si aggiungono alla galleria delle sue indimenticabili protagoniste. E iniziamo chiedendo proprio di loro, di Maria Inez Cortese e di Ann Bennett.

Come ha “incontrato” le due protagoniste?

    L’ispirazione  per questa storia nasce da un saggio che ho letto con la storia di Maria Barbella, un’immigrata italiana che uccise il marito in una locanda- in realtà non era il marito, ma l’uomo che l’aveva sedotta e poi non l’aveva sposata. Mi aveva appassionato la dinamica del processo, l’ingiustizia della discriminazione da cui era chiaro che si voleva colpire una persona per colpire tutta la comunità, la generalizzazione del giudizio per cui si trasformavano tutti gli italiani in criminali. Però, poi, la storia di Maria Barbella non mi interessava. In un romanzo una storia che fa presa deve poggiare su grandi sentimenti. Mi interessava il mondo degli immigrati e ho cercato notizie a largo raggio finché mi sono casualmente imbattuta in un libretto con la storia di un’immigrata italiana che mi ha conquistato- doveva diventare la storia di Maria Inez in cui ho fuso anche quella di Maria Barbella.

  


Come nasce invece Ann Bennett? Questo processo era stato così osceno- è tutto documentato- che l’associazione per i diritti delle donne, la NAWSA, prende sotto tutela la donna. Era la prima donna condannata alla pena capitale, la prima donna rinchiusa nella prigione di Sing Sing. Quindi prendono la donna sotto tutela per due ragioni, perché nel processo individuano una cosa ignobile, contro i principi della costituzione, e per salvare Maria Ines dalla pena capitale. Questa battaglia va al di là del caso singolo- difendendo Maria Ines difendono i loro principi.

    Dalla seconda metà dell’800 alcune università di alcuni stati americani accolgono finalmente alcune donne. Tuttavia, anche se riescono ad arrivare alla laurea, le donne non sono ammesse all’esame per esercitare la professione. Nella mia ricerca scopro che le primissime donne avvocato cominciano a collocarsi verso la fine degli anni ‘80 dell’800. Ecco allora l’idea di creare un personaggio verosimile, Ann Bennett, una delle prime donne avvocato: sintetizzo in questa figura una probabile realtà storica.

Come è riuscita a farle rivivere, a farle diventare delle vere persone? Fino a dove è la realtà dei fatti e dove inizia la finzione letteraria?

     I fatti sono tutti reali. Molti personaggi lo sono pure, il direttore del carcere di Sing Sing e la moglie, il sergente Joe Petrosino, il direttore della prigione Les Tombs. Ann Bennett, come ho detto, è verosimile. Probabilmente c’era e la incarno in questa donna. Non è una figura storica ma è credibile. D’altra parte la differenza tra la cronaca e il romanzo è raccontare la storia  e far palpitare il romanzo, non raccontare semplicemente la storia, ma far emergere i sentimenti. Io narro di esseri umani che con tutto il bagaglio di sentimenti affrontano la vita, narro dall’interno e la storia è la conseguenza.

Joe Petrosino

    Per farle diventare vere ho fatto un grosso lavoro di documentazione. Per esempio mi serviva conoscere l’ambiente di Little Italy nei piccoli dettagli e per quello mi sono fatta arrivare dei libri dall’America, ho dovuto studiare come si fa un processo- quella è stata la parte più difficile. Anche approfondire la storia del femminismo negli Stati Uniti ha richiesto un grosso lavoro.

    Ho avuto l’ispirazione per il romanzo agli inizi del 2000 e mi ci è voluto del tempo per essere pronta. D’altra parte bisogna conoscere i fatti, con un dettaglio puoi raccontare tante cose. A me piace fare ricerche e, quando mi sono sentita pronta, ho iniziato a scrivere il libro.

Nel romanzo constatiamo che, anche se la condizione femminile è più avanti di un passo negli Stati Uniti, se non altro per una maggiore presa di coscienza e per un movimento organizzato per i diritti delle donne, fondamentalmente è molto simile a quella italiana. Il matrimonio ad esempio: in entrambe le società è considerato essenziale per la donna. Non è forse così?

    Assolutamente sì. Nella lettera che la mamma di Ann le scrive è chiaro che la dignità sociale te la dà solo il matrimonio. Se non hai il marito a fianco, rientri nella categoria delle zitelle. Ann aveva già 26 anni. Era una mentalità diffusa come diffuso era guardare con ansia e apprensione il desiderio delle donne di avanzare nel piano dei diritti. Questo spiega perché questo caso, che riguardava un’immigrata, ha fatto tanto scalpore: nel momento che la NAWSA decide di tutelarlo era una battaglia di donne contro certi principi.

Abbiamo fatto molti passi avanti- pensiamo al termine spregiativo di ‘suffragette’ che era stato coniato per le donne che chiedevano il diritto di voto, quando anche l’uomo più ignorante poteva votare e loro no. Sono state donne che hanno versato lacrime e sangue, che hanno sperimentato la prigione. Certo la guerra ha inciso molto nell’emancipazione femminile. Non si poteva rimandare le donne a casa dopo che in tutti gli ambiti lavorativi avevano sostituito gli uomini che erano stati chiamati a combattere.


Non possiamo svelare molto, ma quando si è resa conto che, a fianco delle due donne protagoniste, ce n’era un’altra che avrebbe avuto un ruolo importantissimo perché sarebbe diventata il simbolo del coraggio?

    È vero, non possiamo svelare molto, è una figura che parte modestissima, incerta, insicura e diventerà la chiave portante della storia. È lei che mi ha suggerito il titolo, quando ho visto il cuore di questa donna, aperto all’amore, alla pietà, alla generosità. L’ho sempre avuta in mente. Sapevo i punti cruciali del romanzo e sapevo che lei avrebbe avuto questo ruolo. Nel mio canovaccio mentale è cresciuta di suo e io ho fatto questo percorso insieme a lei.

È il coraggio, forse, la dote più grande di tutte queste donne? Coraggio nell’affrontare la vita e sì, diciamolo, nell’affrontare anche gli uomini? Il sesso debole è invece il più forte?

     Il coraggio è quello che le accomuna, la solidarietà di donne fortunate verso la più fragile che non ha strumenti per difendersi. E poi il grande coraggio che ci vuole per andare avanti e lottare fino all’ultimo.

Mettiamo in conto anche il coraggio nell’affrontare gli uomini? Penso a quando Ann deve respingere a forza le avances di un uomo che non gradisce.

   Ann è una donna di rottura rispetto alla sua società. È una donna insolita, moderna, “di vedute aperte”, e il marito di Annabel ci mette tutta una carica sessista e pensa di potersi permettere certe libertà. Il coraggio di Ann è anche nell’entrare in un’aula di tribunale piena di uomini. Lei si batte contro la tendenza a identificare la donna che esce dagli schemi con la donna con cui ci si può prendere certe libertà.

 Due parole anche su tutte le altre grandi tematiche del libro, tutte molto attuali:

la Mano Nera.

    È la Mafia, chiamata Mano Nera per un periodo limitato di tempo, una società mafiosa formata da tante bande spesso una contro l’altra, manca ancora l’associazione di grande delinquenza. La Mano Nera vessava la comunità italiana ma si stava espandendo e andava a vessare anche altre persone. Era diffusa, allora, soprattutto a New York.


Alla Mano Nera si oppone la figura di Joe Petrosino, altamente stimato da Roosevelt, così incorruttibile che hanno dovuto ucciderlo.

La discriminazione contro gli italiani: che cosa aveva favorito la convinzione che geneticamente gli italiani fossero dei criminali?

   Lombroso è il responsabile per aver elaborato le teorie per dare giustificazione scientifica alla questione meridionale. I meridionali sono così perché ereditariamente hanno delle tare genetiche che si tramandano. Basava le sue teorie sullo studio dei cranii che mostravano la tendenza genetica a delinquere. Sono state tesi che hanno offerto una giustificazione al razzismo. Senza contare che emigrava la gente più povera e analfabeta che si prestava a questa interpretazione.

 È in attesa di “incontrare” un’altra figura femminile che le sarà di ispirazione? O l’ha già incontrata?

    Sto navigando a vista. Non lo so e non voglio dire nulla. Sono volubile e finché non decido che è il momento di raccontare una storia, non dico nulla. Ho in mente più storie, bisogna vedere quale di queste storie si farà narrare.


Carla Maria Russo, "Cuore di donna"

Ed. Piemme pagg.435, Euro 18,90

Leggere a Lume di Candela è anche una pagina Facebook


 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento