domenica 2 ottobre 2022

Ayelet Gundar-Goshen. “Dove si nasconde il lupo” ed. 2022

                                                   Voci da mondi diversi. Israele

                                                cento sfumature di giallo


Ayelet Gundar-Goshen. “Dove si nasconde il lupo”

Ed. Neri Pozza, trad. Raffaella Scardi, pagg. 297, Euro 19,00

 

    Palo Alto, nella Silycon Valley.

 Sarebbe dovuto essere il paradiso promesso per loro, Micail e Lilach, che vengono da Israele, la Terra Promessa in cui non c’è mai pace, in cui si trema per l’agguato mortale che può aspettare tuo figlio, tuo marito o te stessa ad ogni angolo di strada. E invece, ‘dove si nasconde il lupo?’- è la domanda che Lilach finisce per chiedersi anche qui, proprio qui, a Palo Alto. Non c’è pace, non c’è sicurezza neppure qui, nella dorata California.

   Il nodo centrale del libro, il dubbio che attanaglia Lilach, è nelle prime righe del romanzo. Mio figlio si chiama Adam Shuster. Ha gli occhi del colore del mare di Tel Aviv. Dicono che è stato lui a ucciderlo. Ma non è vero. Su questo dubbio si fondano le paure, l’ansia, l’angoscia di Lilach, la madre di Adam, voce narrante di questo thriller o mystery psicologico che affronta temi importanti.

   Tutto incomincia con un atroce atto di violenza antisemita. Un uomo afroamericano è entrato con un machete nella sinagoga, proprio la sera di Rosh Hashanah, il capodanno ebraico, quando c’erano più di duecento persone in preghiera. Era stata uccisa una ragazza che si era messa davanti ai suoi nonni per far loro da schermo. Eppure quella era una delle città più verdi, tranquille e sicure degli Stati Uniti.


   E dopo c’era stata la morte di un compagno di scuola di Adam, Jamal, durante una festa a cui anche Adam aveva partecipato. Quando la diagnosi è che Jamal è morto per overdose, sua madre si ribella- Jamal non faceva uso di droghe, è impossibile, qualcuno deve avergli messo la droga nel bicchiere. Ma la madre conosceva bene suo figlio? Sapeva che faceva parte del gruppo Nation of Islam? Che cosa sapeva, poi, della sua vita più intima?

    Sono le domande che la madre di Jamal rivolge a Lilach- è sicura di conoscere bene il figlio Adam? Di certo Adam è rimasto scosso da questa morte, accusa malesseri che lo tengono lontano dalla scuola e dal funerale di Jamal. Ma Lilach è lontana dal sospettare che il suo ‘bambino’ possa aver fatto qualcosa di male. Finché compaiono scritte sui muri della scuola che apertamente accusano Adam, finché scopre che Adam ha sempre taciuto di essere stato bullizzato da Jamal, finché l’israeliano istruttore di krav maga appare sulla scena e si insinua nella loro famiglia, finché succede di peggio che scritte sui muri…


    Fin dall’inizio del libro il lettore è catturato dal dubbio, proprio come Lilach. Come Lilach il lettore vuole credere nell’innocenza di Adam e non sa se prestare ascolto agli indizi contro di lui. Quali indizi, poi? La polizia e i cani antidroga non trovano assolutamente nulla. Perché però l’istruttore di arti marziali (a Lilach non piace che istighi i ragazzi alla violenza) consiglia che Adam cancelli le ricerche fatte sul suo computer? Ed era per pura curiosità che Adam aveva cercato spiegazioni sul come preparare la metanfetamina in casa?

    Si resta sospesi e la tensione è fortissima e aumenta quando si aggiunge una sottotrama che mina ulteriormente la tranquillità famigliare inserendo altri dubbi- chi si è macchiato di spionaggio industriale causando danni incalcolabili alla figura di Micael?

   “Dove si nasconde il lupo” è un romanzo pieno di sottili incertezze- la linea tra vittima e carnefice non è mai marcata nettamente, e neppure tra colpevolezza e innocenza, si parla di antisemitismo ma anche di discriminazione nei confronti dei neri, di diritto ad avere la propria vita ma anche di responsabilità verso chi ci ha dato la vita o se ne è fatto carico.

    Quanto alla fine- ci lascia in sospeso, quasi che la verità sia insondabile, troppo sfaccettata.

   Da leggere.

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